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Ciascuna delle esili lapidi recava inciso un unico, elegante geroglifico, in un punto a esattamente un terzo della lunghezza della pietra dalla cima. Si trattava di intricate spire arabescate, del genere di quelle rinvenute in altre zone della città. Ma ciascun simbolo era diverso da tutti gli altri. Rappresentavano i nomi dei deceduti? Preghiere rivolte a un dio dimenticato da secoli?

«Non avevamo idea dell'esistenza di questo posto», confessò Magadone Sambisa. «È il primo luogo di sepoltura mai scoperto a Velalisier.»

«E io posso confermarlo», assicurò Nascimonte, strizzando giovialmente l'occhio. «Io stesso ho fatto qualche scavo da queste parti, sapete, molti anni fa. Ero a caccia di tombe, di tesori nascosti che avrei potuto rivendere, nel periodo in cui ero esiliato dai miei possedimenti sotto il regno del falso Lord Valentine. Vivevo da bandito nel deserto. Ma all'epoca nessuno di noi trovò alcuna tomba. Neppure una.»

«E non ne avevamo trovate neppure noi, per quanto le avessimo cercate», ammise Magadone Sambisa. «Imbatterci in questo luogo è stato un autentico colpo di fortuna. Era sepolto in profondità sotto le dune, a tre, quattro, cinque metri sotto la superficie della sabbia. Poi un giorno, lo scorso inverno, la valle venne spazzata da una terribile tromba d'aria che insistette su questa parte della città per circa mezz'ora. L'intera duna venne sollevata e gettata da qualche altra parte e quando il vento si calmò trovammo rivelata questa stupefacente collezione di lapidi. Ecco, guardate.»

S'inginocchiò e rimosse un sottile strato di sabbia dalla base di una lapide vicina. Le bastarono pochi gesti per portare alla luce il coperchio di un cofanetto di pietra grigia lucidata. Lo liberò dal terreno e lo posò da un lato.

Tunigorn emise un suono di disgusto. Valentine si chinò, scrutò l'interno del cofanetto e vide sul fondo qualcosa che sembrava un ricciolo di cuoio scuro.

«Sono tutte così», disse Magadone Sambisa. «Sepolture simboliche che occupano uno spazio minimo. Un sistema efficiente, considerata la popolazione che Velalisier doveva contare nei suoi anni di massimo splendore. Un pezzettino del corpo del defunto veniva sepolto qui, preparato con tanta abilità da essere ancora in discrete condizioni dopo migliaia di anni. Per quanto ne sappiamo, il resto del cadavere veniva probabilmente esposto sulle colline attorno alla città, lasciato a consumarsi attraverso il naturale processo di decomposizione. Un cadavere di piurivar si decompone molto rapidamente. È assurdo pensare di trovarne traccia dopo tutto questo tempo.»

«Sono molto diverse le usanze dei mutaforma di oggi, in fatto di sepoltura?» domandò Mirigant.

Magadone Sambisa gli rivolse uno sguardo curioso. «Non sappiamo praticamente nulla a proposito delle pratiche funerarie dei piurivar contemporanei. Come lei saprà, sono una razza piuttosto riservata. Hanno scelto di non dirci nulla su tali argomenti ed evidentemente noi non abbiamo voluto essere indiscreti facendo loro domande, perché non esistono praticamente documenti scritti in merito. Non abbiamo nulla.»

«Eppure ci sono scienziati mutaforma nell'équipe di cui lei stessa è a capo», osservò Tunigorn. «Certamente non apparirebbe invadente nel consultare i suoi colleghi su argomenti del genere. Che senso ha far studiare archeologia ai mutaforma se poi ci mostriamo tutti troppo timorosi di offenderli per mettere a frutto la loro conoscenza dei costumi del loro popolo?»

«La verità è che ho discusso di questo sito con il dottor Huukaminaan non molto tempo dopo la sua scoperta», disse Magadone Sambisa. «Sembrava molto colpito dalla disposizione del luogo e dalla densità delle sepolture. Ma per nulla sorpreso dall'usanza di tumulare parti del corpo anziché il cadavere intero. Ha lasciato intendere che quanto vediamo qui per alcuni aspetti non differisce molto dalle pratiche seguite ancora oggi dai piurivar. In quell'occasione non abbiamo avuto tempo di scendere in ulteriori dettagli e abbiamo lasciato cadere entrambi l'argomento. E ora… ora…»

Di nuovo il suo volto si contrasse in quella espressione di attonita impotenza, di futilità e smarrimento nei confronti di una morte violenta, che aveva la meglio su di lei ogni volta che si toccava l'argomento dell'omicidio di Huukaminaan.

Non differisce molto dalle pratiche seguite ancora oggi dai piurivar, ripeté tra sé Valentine.

Rifletté sul modo in cui il corpo di Huukaminaan era stato sezionato, i pezzi martoriati lasciati in diversi punti della piattaforma sacrificale, la testa portata nel cunicolo sotto la Settima piramide e sistemata con cura in una delle nicchie del santuario sotterraneo.

C'era qualcosa di implacabilmente alieno in quel truce atto di smembramento, che portò di nuovo Valentine alla conclusione, mistificante e odiosa, eppure apparentemente inevitabile, che si era fatta prepotentemente strada in lui fin dal momento del suo arrivo. L'omicida dell'archeologo metamorfo dev'essere anch'egli un metamorfo. Come notato in precedenza da Nascimonte, sembrava esserci un che di rimale in quello scempio, un qualcosa che portava a pensare immediatamente all'opera di un metamorfo.

Ma il mistero rimaneva fitto. Valentine faticava a credere che il vecchio potesse essere stato ucciso da un suo simile.

«Che tipo era Huukaminaan?» domandò a Magadone Sambisa. «Io non ho mai avuto occasione di conoscerlo. Era litigioso? Irascibile?»

«Per nulla. Era una persona dolce e gentile. Uno studioso brillante. Tutti, piurivar e umani, lo amavano e lo ammiravano.»

«Tutti tranne uno, evidentemente», commentò sarcasticamente Nascimonte.

Forse la teoria di Nascimonte meritava di essere presa in considerazione. Valentine volle sapere: «C'è forse stata una divergenza di vedute per motivi professionali? Una polemica per arrogarsi il merito di una scoperta, una controversia nata da teorie contrastanti?»

Magadone Sambisa fissò il Pontifex come se avesse perso il senno. «Maestà, pensa davvero che possiamo arrivare a ucciderci tra colleghi per simili questioni?»

«Un'ipotesi sciocca, la mia», lasciò cadere Valentine con un sorriso. «Molto bene», continuò, «ammettiamo allora che nel corso del suo lavoro qui Huukaminaan sia venuto in possesso di un reperto prezioso, di un tesoro di valore inestimabile che avrebbe certamente ottenuto un prezzo fantastico se venduto sul mercato dell'antiquariato. Questo non avrebbe potuto costituire un movente?»

Di nuovo uno sguardo incredulo. «I reperti che troviamo qui, maestà, consistono in semplici statuette di pietra arenaria e mattoni recanti iscrizioni, non in tiare dorate e smeraldi grandi come uova di gihorna. Tutto quanto valeva la pena di essere saccheggiato fu portato via molto, molto tempo fa. E la tentazione di vendere privatamente i piccoli reperti che rinveniamo è tanto distante da noi quanto… quanto… be', quanto il pensiero di ucciderci tra di noi. I nostri ritrovamenti vengono divisi equamente tra il museo dell'università ad Arkilon e la tesoreria piurivar a Ilirivoyne. In ogni caso… no, no, non vale neppure la pena discuterne. L'idea è assolutamente assurda.» Le sue guance divennero istantaneamente rosso fuoco. «Mi perdoni, maestà, non volevo essere irrispettosa.»

Valentine sorvolò sulle sue scuse. «Vede, sto solo cercando di trovare una spiegazione plausibile per questo delitto. Un elemento dal quale cominciare a investigare, se non altro.»

«Te lo fornisco io, Valentine», intervenne Tunigorn. Il suo volto solitamente franco e gioviale era contratto in un cipiglio bilioso, la fronte corrucciata in modo da unire in un'unica riga scura le sue folte sopracciglia. «L'aspetto fondamentale che dobbiamo tenere sempre presente è che questo luogo è maledetto. E tu lo sai, Valentine. Su questo posto grava una maledizione. Furono gli stessi mutaforma a farla cadere sulla città, solo il Divino sa quante migliaia di anni fa, quando la distrussero per punire quelli che avevano fatto a pezzi i due draghi marini. Il loro intento era garantire che il luogo fosse abbandonato ed evitato per sempre. Da allora è popolato solo di fantasmi. Inviando qui questi tuoi archeologi, Valentine, hai disturbato quei fantasmi. Li hai irritati. E ora stanno reagendo. L'uccisione del vecchio Huukaminaan è stato il primo passo. Ce ne saranno altri. Ricordati queste mie parole!»