Siuan riprese dal punto in cui si era interrotta Leane. «Non possiamo permetterci di lasciare che il ragazzo spieghi le vele senza alcuna guida. Chi sa cosa potrebbe combinare? Sì, sì, immagino che tu sia pronta a parlare in sua difesa, ma non voglio sentire. Sto cercando di tenere in bilico sul naso un luccio vivo, ragazza. Non possiamo permettergli di diventare troppo forte prima che ci accetti, ma allo stesso tempo non osiamo trattenerlo in eccesso. Sto anche cercando di convincere Sheriam e le altre ad appoggiarlo, quando la metà del consiglio, in segreto, non vorrebbe avere nulla a che fare con lui e l’altra metà crede nel profondo del cuore che dovrebbe essere domato, Drago Rinato o meno. In ogni caso, quali che siano gli argomenti, ti suggerisco di fare attenzione a Sheriam. Non farai cambiare idea a nessuna e Tiana non ha abbastanza novizie che la tengono impegnata.»
Il volto di Elayne si irrigidì dalla rabbia. Tiana Noselle, una Sorella Grigia, era la maestra delle novizie a Salidar. Un’Ammessa, rispetto a una novizia, doveva commettere delle gravi infrazioni per essere mandata da Tiana, ma le visite erano sempre vergognose e dolorose. Tiana era disposta a mostrare un po’ di comprensione con le novizie, ma riteneva che le Ammesse dovessero saperne di più e si accertava che condividessero quel suo parere prima di lasciare il suo piccolo studio.
Nynaeve aveva osservato Siuan e le era venuto in mente qualcosa. «Tu eri al corrente di quella... ambasciata o qualunque cosa sia... vero? Voi siete sempre insieme a Sheriam e al suo seguito.» Il Consiglio in teoria aveva l’autorità fino a quando non fosse stata eletta un’Amyrlin, ma Sheriam, con un gruppetto di altre Aes Sedai che avevano organizzato per prime la fuga a Salidar, aveva ancora il vero controllo della situazione. «Quante ne verranno inviate, Siuan?» Elayne sussultò: chiaramente non aveva pensato a quell’opportunità, e ciò dimostrava quanto fosse sconvolta. Di solito coglieva sfumature che Nynaeve non notava.
Siuan non negò. Da quando era stata quietata poteva mentire come una commerciante di lana, ma quando decideva di essere diretta sapeva esserlo come uno schiaffo in pieno viso. «Nove. Abbastanza per onorare il Drago Rinato — interiora di pesce! Un’ambasciata per un re non ne prevede più di tre! — ma non abbastanza per spaventarlo, se ha imparato quanto basta per aver paura.»
«Farai meglio a sperare che sia così» rispose Elayne con freddezza. «Perché in caso contrario, nove potrebbero essere otto di troppo.»
Tredici sarebbe stato un numero pericoloso. Rand era forte, forse più di ogni altro uomo dopo la Frattura, ma tredici Aes Sedai legate fra loro potevano sopraffarlo, schermarlo da saidin e farlo prigioniero. Tredici era il numero designato per domare un uomo, anche se Nynaeve cominciava a credere che si trattasse più di tradizione che di necessità. Le Aes Sedai facevano molte cose solo perché le avevano sempre fatte.
Il sorriso di Siuan fu ben altro che gentile. «Mi chiedo perché nessun’altra vi abbia pensato. Usa la testa, ragazza! Sheriam lo fa, come anche il Consiglio! All’inizio solo una lo avvicinerà, fino a quando lui non si sentirà a suo agio. Saprà che sono in nove e qualcuno certamente gli riferirà l’onore che gli è stato reso.»
«Capisco» rispose l’altra sottovoce. «Avrei dovuto immaginare che una di voi ci avrebbe pensato. Mi spiace.» Quella era un’altra buona qualità della ragazza. Poteva essere ostinata come un mulo strabico, ma quando capiva di avere torto lo ammetteva gentilmente, come una donna di paese. Atteggiamento molto insolito per una nobile.
«Anche Min andrà» aggiunse Leane. «I suoi... talenti potrebbero essere utili a Rand. Le altre Sorelle non ne sono al corrente e lei sa mantenere un segreto.» Come se quella fosse la parte importante.
«Capisco» rispose nuovamente Elayne, stavolta atona. Si sforzò di rendere distaccato il tono della propria voce, fallendo miseramente. «Be’, vedo che siete impegnate con... Marigan. Non intendevo interrompervi.» Detto questo andò via sbattendosi la porta alle spalle prima che Nynaeve potesse aprire bocca.
La donna si rivolse furiosa a Leane. «Credevo che la cattiva fra voi fosse Siuan: quell’aggiunta è stata decisamente immorale!»
Al posto di Leane, fu la stessa Siuan a rispondere. «Quando due donne amano lo stesso uomo è facile che nascano problemi, e quando l’uomo in questione è Rand al’Thor... solo la Luce sa quanto sia ancora sano di mente, o in quale direzione potrebbero spingerlo queste donne. Se devono azzuffasi, che lo facciano qui e ora.»
Senza prestarvi attenzione, Nynaeve si era presa la treccia e se l’era lanciata di nuovo dietro le spalle. «Dovrei...» C’era ben poco che potesse fare e nulla che avrebbe cambiato la situazione. «Proseguiremo da dove siamo state interrotte quando è entrata Elayne, ma, Siuan... se ti azzardi di nuovo a farle una cosa simile» a lei o a me, pensò «te ne farò pentire e... Dove credete di andare?» Siuan aveva spinto indietro la sedia e si era alzata. Dopo un’occhiata, Leane aveva fatto lo stesso.
«Dobbiamo lavorare» tagliò corto la prima, mentre si dirigeva già verso la porta.
«Hai promesso che sareste state entrambe disponibili. Sheriam vi ha chiesto di fare lo stesso.» Sheriam condivideva l’idea di Siuan che fosse tutto uno spreco di tempo, ma Nynaeve ed Elayne si erano guadagnate dei riconoscimenti e una discreta indulgenza, come per esempio avere Marigan per cameriera o poter dedicare più tempo agli studi da Ammesse.
Siuan la guardò dalla soglia, divertita. «Vuoi forse lamentarti con lei? Vuoi spiegarle come effettui le tue ricerche? Stasera voglio trascorrere un po’ di tempo con Marigan; ho molte altre domande per lei.»
Quando Siuan se ne fu andata, Leane aggiunse: «Sarebbe bello, Nynaeve, ma dobbiamo fare ciò che possiamo. Puoi provare con Logain, se vuoi.» Quindi andò via anche lei.
Nynaeve si accigliò. Dai suoi studi su Logain aveva imparato anche meno che da quelli sulle due donne. Non era certa che avrebbe appreso qualcosa da lui, e inoltre l’ultima cosa che avrebbe voluto era guarire un uomo domato. Logain la innervosiva.
«Prima o poi finite sempre per mordervi come topi imprigionati in una scatola sigillata» osservò Marigan. «Stando ai fatti, le tue possibilità non sono buone. Forse dovresti prendere in considerazione... altre soluzioni.»
«Tieni a freno quella sporca lingua!» Nynaeve le lanciò un’occhiata furiosa. «Stai zitta, che la Luce ti folgori!» Attraverso il bracciale fluiva ancora la paura, ma anche qualcos’altro, qualcosa che era quasi troppo flebile per sembrare vero. Una vaga speranza. «Che la Luce ti folgori» mormorò Nynaeve.
Il vero nome di quella donna non era Marigan ma Moghedien. Una dei Reietti, intrappolata dal proprio orgoglio presuntuoso e trattenuta come prigioniera fra le Aes Sedai. Solo cinque donne al mondo ne erano al corrente, e nessuna di loro era Aes Sedai; mantenere segreta l’identità di Moghedien era pura necessità. I crimini commessi dai Reietti rendevano l’esecuzione inevitabile come il sorgere del sole. Siuan era d’accordo; per ogni Aes Sedai che avesse consigliato di aspettare — sempre che qualcuna lo facesse — dieci avrebbero preteso giustizia immediata. Insieme al corpo della donna, seppellita in una fossa anonima, sarebbe scomparsa anche tutta la conoscenza dell’Epoca Leggendaria, quando venivano fatte con il Potere cose ormai impensabili. Nynaeve non riusciva ancora a credere a quanto le aveva raccontato la Reietta su quell’Epoca. Di sicuro ne aveva capito meno della metà.
Ottenere informazioni da Moghedien non era cosa facile. A volte era come per la guarigione; alla donna non era mai interessato nulla che non le permettesse di avanzare, e preferiva di gran lunga le scorciatoie. Difficilmente avrebbe rivelato la verità, e Nynaeve sospettava che fosse stata disonesta anche prima di donare la propria anima al Tenebroso. A volte lei ed Elayne non sapevano quali domande porre. Sicuramente Moghedien non si offriva mai volontaria. Malgrado tutto, anche in quelle condizioni avevano appreso molto, superando in conoscenza la maggior parte delle Aes Sedai. Ovviamente il tutto era celato dietro il risultato dei loro studi e ricerche da Ammesse, e così facendo avevano ottenuto molto rispetto.