«Stia a sentire» disse. «Non vuole ascoltarmi, vero? Esca di lì. Immediatamente. O fra un secondo l'arresterò per aver ostacolato il corso della giustizia.»
«Calma, calma» disse l'assistente, tendendo la mano verso di lei per toccarla. Clarice si voltò di scatto. Al di là delle luci accecanti qualcuno gridò qualcosa. Poi si sentirono le sirene.
«Giù le mani e indietro, amico.» Clarice montò sulla caviglia del cameraman e fronteggiò l'assistente con la leva del cric abbandonata lungo il fianco. Non l'alzò. E fu meglio. Già così sembrava terribile in televisione.
9
Gli odori del reparto violenti sembravano ancora più intensi nella semioscurità. Un televisore acceso nel corridoio ma senza l'audio in funzione gettava l'ombra di Clarice Starling sulle sbarre della gabbia del dottor Lec-ter.
Lei non riusciva a vedere nel buio al di là delle sbarre; ma non chiese all'inserviente di accendere le luci. Si sarebbe illuminato di colpo l'intero reparto, e Clarice sapeva che i poliziotti della Contea di Baltimora avevano tenuto le lampade accese per ore e ore mentre urlavano le domande a Lec-ter. Lui si era rifiutato di parlare: si era limitato a fare un origami, un pulcino di carta che beccava quando si alzava e si abbassava la coda. Infuriato, l'ufficiale lo aveva schiacciato nel portacenere dell'atrio mentre faceva cenno a Clarice di entrare.
«Dottor Lecter?» Clarice sentiva il proprio respiro, e i respiri che venivano da vari punti del corridoio... ma non dalla cella di Miggs. La cella di Miggs era immensamente vuota, e lei sentiva il silenzio come una corrente d'aria.
Sapeva che Lecter la stava osservando dalla tenebra. Passarono due minuti. Aveva le gambe e la schiena indolenzite dalla lotta con la porta del garage e i suoi indumenti erano fradici. Sedette sopra il cappotto, sul pavimento, lontano dalle sbarre e con i piedi ripiegati. Sollevò i capelli bagnati e spettinati al di sopra della blusa per scostarli dal collo.
Dietro di lei, sul teleschermo, un predicatore agitava le braccia.
«Dottor Lecter, sappiamo tutti e due di che cosa si tratta. Pensano che con me parlerà.»
Silenzio. Qualcuno, nel corridoio, stava fischiettando Over the Sea to Skye.
Dopo cinque minuti Clarice disse: «È stato strano, entrare là dentro. Vorrei parlargliene una volta o l'altra».
Sussultò quando il vassoio rotolò fuori dalle sbarre della cella di Lecter. C'era un asciugamani pulito e ripiegato. Lei non aveva sentito nessun movimento.
Guardò l'asciugamani. Provò la sensazione di cadere. Lo prese e si strofinò i capelli. «Grazie» disse.
«Perché non mi chiede di Buffalo Bill?» La voce era vicina, e alla sua altezza. Anche Lecter doveva essere seduto sul pavimento.
«Sa qualcosa di lui?»
«Forse sì, se vedessi l'incartamento del caso.»
«Non ce l'ho» disse Clarice.
«E non avrà neppure questo caso, quando finiranno di servirsi di lei.»
«Lo so.»
«Potrebbe procurarsi i fascicoli su Buffalo Bill. I rapporti e le fotografie. Mi piacerebbe vederli.»
Ci scommetto. «Dottor Lecter, è stato lei a cominciare. E adesso, per favore, mi parli della persona a bordo della Packard.»
«Ha trovato una persona intera? Strano. Io ho visto soltanto una testa. Da dove crede venisse il resto?»
«E va bene. Di chi era quella testa?»
«Lei cosa può dire in proposito?»
«Hanno effettuato solo gli accertamenti preliminari. Maschio, bianco, sui ventisette anni, interventi dentistici americani ed europei. Chi era?»
«L'amante di Raspail. Raspail dal flauto sdolcinato.»
«Quali furono le circostanze... com'è morto?»
«Una circonlocuzione, agente Starling?»
«No. Lo chiederò più tardi.»
«Mi permetta di farle risparmiare un po' di tempo. Non sono stato io, ma Raspail. A Raspail piacevano i marinai. Quello era scandinavo e si chiamava Klaus. Raspail non mi disse mai il cognome.»
La voce del dottor Lecter si abbassò ancora di più. Forse si era sdraiato sul pavimento, pensò Clarice.
«Klaus era arrivato a San Diego con una nave svedese. Raspail era là, quell'estate, a insegnare al conservatorio. Perse la testa per il giovanotto. Lo svedese pensò di approfittarne e abbandonò la nave. Comprarono una specie di orribile camper e ballarono nudi nei boschi. Raspail mi disse che
il giovanotto lo tradiva, e per questo lo strangolò.»
«Raspail le disse tutto questo?»
«Oh, sì, sotto il suggello del segreto professionale. Credo che fosse una menzogna. Raspail abbelliva sempre la realtà. Voleva apparire temibile e romantico. Probabilmente lo svedese era morto di asfissia in qualche banale gioco erotico. Raspail era troppo flaccido e debole per strozzarlo. Ha notato che la testa di Klaus è stata tagliata proprio sotto la mascella? Probabilmente per eliminare il segno della corda che l'aveva impiccato.»
«Capisco.»
«Il sogno di felicità di Raspail era andato in frantumi. Mise la testa di Klaus in una borsa per le bocce da bowling e ritornò all'Est.»
«Cosa fece del resto del corpo?»
«Lo seppellì tra le colline.»
«Le mostrò la testa nella macchina?»
«Oh, sì. Nel corso della terapia aveva finito per convincersi che poteva raccontarmi tutto. Andava spesso a sedersi in compagnia di Klaus e gli mostrava i biglietti di san Valentino.»
«E poi... morì anche Raspail. Perché?»
«Per essere sincero, mi ero stancato del suo piagnucolare. Fu la soluzione migliore per lui, in realtà. La terapia non approdava a niente. Immagino che quasi tutti gli psichiatri abbiano un paziente o due che sarebbero lietissimi di mandare da me. Non ne avevo mai parlato, e adesso mi sto annoiando.»
«E la sua cena per i dirigenti della Filarmonica?»
«Non le è mai capitato di avere qualcuno che viene a cena quando non ha tempo di andare a fare la spesa? Bisogna arrangiarsi con quello che c'è in frigo, Clarice. Mi permette di chiamarla Clarice?»
«Sì. E credo che la chiamerò... »
«Dottor Lecter... mi sembra più appropriato alla sua età e alla sua posizione.»
«Sì.»
«Che cosa ha provato quando è entrata nel garage?»
«Apprensione.»
«Perché?»
«C'erano topi e insetti.»
«C'è qualcosa che usa quando vuole farsi coraggio?» chiese il dottor Lecter.
«Non conosco niente che funzioni... se non il fatto di volere quello che cerco.»
«Le vengono in mente ricordi o scene, indipendentemente dal fatto che cerchi di rievocarli o no?»
«Può darsi. Non ci ho mai pensato.»
«Cose che appartengono alla sua infanzia?»
«Dovrò stare attenta la prossima volta.»
«Che cosa ha provato quando ha saputo del mio defunto vicino Miggs? Non mi ha chiesto niente.»
«Stavo per arrivarci.»
«Non è stata contenta quando l'ha saputo?»
«No.»
«Si è rattristata?»
«No. È stato lei a convincerlo a farlo?»
Il dottor Lecter rise sommessamente. «Agente Starling, mi sta chiedendo se ho subornato il signor Miggs per indurlo al suicidio? Non dica sciocchezze. Tuttavia c'è una certa piacevole simmetria nel fatto che abbia inghiottito quella sua lingua malefica... non è d'accordo?»
«No.»
«Agente Starling, questa era una bugia. La prima che mi ha detto. Un'occasione triste, direbbe Truman.»
«Il presidente Truman?»
«Lasciamo perdere. Perché pensa che l'abbia aiutata?»
«Non lo so.»
«È simpatica a Jack Crawford, vero?»
«Non lo so.»
«Probabilmente questo è falso. Vorrebbe piacergli. Mi dica, prova l'impulso di compiacerlo e questo la preoccupa. Diffida del suo impulso di compiacerlo?»