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«Siete occupatissimi... Buffalo Bill, e quelle faccende nel Nevada.»

«Appunto. È la solita storia... non ho abbastanza personale.»

«Ha parlato di domani... Ha molta fretta. C'è qualche legame con un caso in corso?»

«No. Vorrei che ci fosse.»

«Se non parlasse, lei vorrebbe comunque una valutazione psicologica?»

«No. Sono sommerso dalle valutazioni del dottor Lecter quale paziente inaccessibile, e sono tutte diverse.»

Crawford si versò nel palmo della mano due compresse di vitamina C, e sciolse un Alka-Seltzer nell'acqua per mandarle giù. «È ridicolo, vede.

Lecter è uno psichiatra e scrive anche lui per le riviste di psichiatria... scrive cose straordinarie, ma non sulle sue piccole anomalie. Una volta ha finto di assecondare il direttore dell'ospedale, Chilton... si è lasciato mettere intorno al pene un misuratore della pressione sanguigna, ha guardato fotografie di incidenti... E poi ha pubblicato per primo ciò che aveva scoperto sul conto di Chilton e gli ha fatto fare la figura dell'idiota. Risponde alle lettere serie degli studenti di psichiatria purché si tratti di campi senza legami con il suo caso, ed è tutto quello che fa. Se non vorrà parlare con lei, voglio comunque un rapporto. Che aspetto ha lui, che aspetto ha la sua cella, che cosa fa. Un po' di colore locale, per così dire. E stia attenta alla stampa. Non la stampa vera, ma quella scandalistica. A quei giornali Lecter piace ancora più del principe Andrew.»

«Una rivista scandalistica non aveva offerto a Lecter cinquantamila dollari per certe ricette? Così mi sembra di ricordare» disse Clarice.

Crawford annuì. «Sono sicuro che il "National Tattler" ha corrotto qualcuno all'interno dell'ospedale: quindi è possibile che siano informati della sua visita dopo che avrò fissato l'appuntamento.»

Crawford si tese verso Clarice, e lei vide che gli occhiali a lunetta mascheravano un po' le borse sotto gli occhi. Aveva fatto da poco un gargarismo con Listerine.

«Dunque, stia molto attenta, Starling. Mi ascolta?»

«Sì, signore.»

«Sia molto prudente con Hannibal Lecter. Il dottor Chilton, il direttore dell'ospedale psichiatrico, le spiegherà la procedura da adottare per trattare con lui. Non se ne discosti. Non se ne discosti di una virgola, per nessuna ragione. Se Lecter le parlerà, lo farà per scoprire qualcosa sul suo conto. È la stessa curiosità che spinge un serpente a guardare nel nido di un uccellino. Sappiamo bene che in un colloquio c'è sempre uno scambio in entrambi i sensi: ma non gli dica nulla di preciso su se stessa. Non gli consenta di conoscere i suoi fatti privati. Sa che cosa ha fatto a Will Graham.»

«L'ho letto sui giornali quando è successo.»

«Ha sventrato Will con un coltello da linoleum quando questi l'ha scoperto. È un miracolo che Will non sia morto. Ricorda il caso del Delitto della Terza Luna? Lecter sguinzagliò Francis Dolarhyde contro Will e la sua famiglia. Ora la faccia di Will sembra disegnata da Picasso, grazie a Lecter. E ha quasi fatto a pezzi un'infermiera in manicomio. Svolga il suo lavoro, ma non dimentichi mai che cosa è Lecter.»

«E che cosa è? Lei lo sa?»

«So che è un mostro. A parte questo, nessuno può dirlo con certezza. Forse lei lo scoprirà. Non l'ho pescata a caso, Starling. Quando venni all'UVA, lei mi fece un paio di domande interessanti. Il direttore vedrà il rapporto firmato da lei... se sarà chiaro, conciso e organizzato. Giudicherò io. E lo voglio entro le nove di domenica. Bene, Starling, proceda nel modo prescritto.»

Crawford le sorrise, ma i suoi occhi erano spenti.

2

Il dottor Frederick Chilton, cinquantotto anni, amministratore del Manicomio Criminale statale di Baltimora, ha una scrivania ampia e lunga sulla quale non ci sono oggetti contundenti o appuntiti. Alcuni dipendenti lo chiamano "il fossato". Altri dipendenti non conoscono neppure la funzione dei fossati negli antichi castelli. Il dottor Chilton restò seduto dietro la scrivania quando Clarice Starling entrò nell'ufficio.

«Qui sono venuti molti investigatori, ma non ne ricordo uno tanto carino» disse Chilton senza alzarsi.

Clarice Starling sapeva, senza bisogno di pensarci, che il lustro sulla mano protesa era dovuto alla lanolina, e che si era unto accarezzandosi i capelli. Interruppe la stretta di mano prima di Chilton.

«Lei è la signorina Sterling, no?»

«Starling, dottore, con la a. Grazie per avermi ricevuta.»

«Dunque l'FBI adesso va a donne come tutto il resto del mondo, ah, ah.» Chilton aggiunse il sorriso macchiato di tabacco che usava per separare le frasi.

«Il Bureau sta migliorando, dottor Chilton. Senza il minimo dubbio.»

«Si fermerà a Baltimora per diversi giorni? Sa, se conosce la città, qui ci si può divertire come a Washington o a New York.»

Clarice Starling distolse gli occhi per non vedere il sorriso e comprese immediatamente che Chilton s'era accorto del suo disgusto. «Sono certa che sia una città splendida, ma ho ricevuto istruzioni di vedere il dottor Lecter e di rientrare per fare rapporto questo pomeriggio»

«C'è qualche posto a Washington dove potrei chiamarla in seguito, per riparlarne?»

«Certamente. È molto gentile ad averci pensato. L'agente speciale Jack Crawford è responsabile di questo progetto, e potrà sempre contattarmi per suo tramite.»

«Capisco» disse Chilton. Le guance chiazzate di rosso contrastavano con l'improbabile bruno rossiccio dei capelli. «Mi dia i documenti, per favore.» La lasciò in piedi mentre esaminava con calma la carta d'identità. Poi la restituì e si alzò. «Non ci vorrà molto tempo. Venga.»

«Mi risulta che lei debba darmi istruzioni, dottor Chilton» disse Clarice.

«Posso farlo mentre camminiamo.» Chilton girò intorno alla scrivania e guardò l'orologio. «Ho un pranzo tra mezz'ora.»

Accidenti, avrebbe dovuto comprenderlo meglio e più in fretta. Poteva darsi che non fosse un perfetto idiota. Forse sapeva qualcosa di utile. Non sarebbe stato male flirtare un po', anche se non era brava a farlo.

«Dottor Chilton, in questo momento ho un appuntamento con lei. È stato fissato a suo comodo, quando poteva dedicarmi un po' di tempo. Potrebbero saltar fuori diverse cose, durante il colloquio... forse avrò bisogno di esaminare con lei qualcuna delle reazioni del dottor Lecter.»

«Ne dubito molto. Oh, devo fare una telefonata, prima che andiamo. La raggiungerò in anticamera.»

«Vorrei lasciare qui il cappotto e l'ombrello.»

«Lì fuori» disse Chilton. «Li dia ad Alan in anticamera. Penserà lui a metterli via.»

Alan portava l'uniforme simile a un pigiama che era d'ordinanza per i reclusi. Stava pulendo i portacenere con il lembo della camicia.

Rigirò la lingua all'interno della guancia mentre prendeva il cappotto di Clarice.

«Grazie» disse lei.

«Prego, prego. Caghi spesso?» chiese Alan.

«Come?»

«Lo stronzo esce fuori luuuungo luuuungo?»

«Il cappotto e l'ombrello posso appenderli io.»

«Non hai niente che blocchi la vista... puoi chinarti e vederlo uscire e cambiare colore quando entra a contatto con l'aria... lo fai? Non ti sembra di avere una grande coda marrone?» Alan non mollò il cappotto.

«Il dottor Chilton ti vuole subito nel suo ufficio» disse Clarice.

«No, non è vero» disse il dottor Chilton. «Metti il cappotto nel guardaroba, Alan, e non tirarlo fuori durante la nostra assenza. Ricordalo. Avevo un'impiegata a tempo pieno, ma hanno tagliato le spese e me l'hanno portata via. Adesso la ragazza che l'ha fatta entrare batte a macchina per tre ore al giorno. E poi ho Alan. Dove sono finite tutte le impiegate, signorina Starling?» Gli occhiali parvero lampeggiare. «È armata?»