Il dottor Hannibal Lecter era sdraiato sulla branda e sfogliava l'edizione italiana di "Vogue". Teneva le pagine sciolte nella destra e se le posava accanto, una a una, con la sinistra. La mano sinistra del dottor Lecter aveva sei dita.
Clarice si fermò poco più in là delle sbarre, più o meno alla distanza di un piccolo vestibolo.
«Dottor Lecter.» Le sembrava che la sua voce fosse abbastanza naturale.
Lui alzò gli occhi dalla rivista.
Per un secondo vertiginoso Clarice ebbe la sensazione che quello sguardo emettesse un ronzio. In realtà sentiva soltanto il rombo del proprio sangue.
«Mi chiamo Clarice Starling. Posso parlare con lei?» La cortesia era implicita nella distanza e nel tono.
Il dottor Lecter rifletté, premendosi l'indice contro le labbra contratte. Poi si alzò senza tretta e avanzò nella sua gabbia. Si fermò vicino alla rete di nailon senza guardarla, come se avesse scelto lui la distanza.
Clarice vide che era piccolo e agile; le braccia e le mani erano forti e nervose.
«Buongiorno» disse il dottor Lecter, come se fosse andato ad aprire la porta a una sconosciuta. La voce educata aveva una leggera sfumatura metallica e graffiante, forse dovuta al fatto che parlava poco.
Gli occhi del dottor Lecter erano marroni, e riflettevano la luce trasformandola in puntini rossi. A volte i punti luminosi sembravano volare come scintille. Quegli occhi scrutavano Clarice Starling.
Lei si avvicinò un poco di più alle sbarre, misurando con attenzione la distanza. I peli sulle braccia le si rizzarono contro l'interno delle maniche.
«Dottore, noi abbiamo un grave problema con un profilo psicologico. Voglio chiedere il suo aiuto.»
«Per "noi" intende Scienza del Comportamento a Quantico. Lavora per Jack Crawford, immagino.»
«Sì.»
«Posso vedere le sue credenziali?»
Questo non se l'era aspettato. «Le ho già mostrate in... in ufficio.»
«Vuol dire che le ha mostrate a Frederick Chilton, libero docente?»
«Sì.»
«E lei ha visto le sue credenziali?»
«No.»
«Quelle accademiche non costituiscono una lettura molto estesa, posso assicurarle. Ha conosciuto Alan? Non è simpatico? Con quale dei due preferirebbe parlare?»
«Tutto sommato, direi Alan.»
«Potrebbe essere una giornalista che Chilton ha fatto entrare dietro pagamento. Credo di avere il diritto di vedere le sue credenziali.»
«D'accordo.» Clarice mostrò il tesserino di plastica.
«Non posso leggerlo a questa distanza. Me lo passi, per favore.»
«Non posso.»
«Perché è duro.»
«Sì.»
«Lo chieda a Barney.»
L'inserviente venne e considerò il problema. «Dottor Lecter, lascerò passare il tesserino. Ma se non lo restituisce quando glielo chiedo, se dovremo disturbare qualcuno per riprenderlo, allora mi arrabbierò. Se mi arrabbierò, dovrà tenere la camicia di forza finché non mi sarò calmato. Pasti con la sonda, pannolini cambiati due volte al giorno... tutto quanto. E non le darò la posta per una settimana. Ha capito bene?»
«Certamente, Barney.»
Il tesserino passò sul vassoio e il dottor Lecter l'accostò alla luce.
«Un'allieva? Qui c'è scritto allieva. Jack Crawford ha mandato un'allieva per interrogarmi?» Si batté il tesserino contro i denti piccoli e candidi e ne aspirò l'odore.
«Dottor Lecter» disse Barney.
«Certo.» Il dottor Lecter rimise il tesserino sul vassoio e Barney lo ritirò.
«Sono ancora allieva all'Accademia, infatti» disse Clarice. «Ma non stiamo parlando dell'FBI... stiamo parlando di psicologia. È in grado di decidere da solo se sono abbastanza qualificata negli argomenti di cui parleremo?»
«Uhmmmm» disse il dottor Lecter. «Per la verità... è piuttosto subdolo da parte sua. Barney, non credi che l'agente Starling dovrebbe avere una
sedia per sedersi?»
«Il dottor Chilton non mi ha parlato di una sedia.»
«Cosa ti suggerisce l'educazione, Barney?»
«Vuole una sedia?» chiese Barney a Clarice. «Avremmo potuto portarne una, ma lui non ha mai... ecco, di solito nessuno si trattiene abbastanza a lungo.»
«Sì, grazie» disse Clarice.
Barney prese una sedia pieghevole nello sgabuzzino di fronte alla cella, la sistemò e li lasciò soli.
«Dunque» disse Lecter, sedendo di sbieco sul tavolo per guardarla «che cosa le ha detto Miggs?»
«Chi?»
«Miggs-dalle-molteplici-personalità, nella cella là in fondo. Le ha sibilato qualcosa. Che le ha detto?»
«Ha detto: "Sento l'odore della tua fica".»
«Capisco. Io non lo sento. Lei usa la crema per la pelle Evian, e a volte si mette L'Air du Temps, ma non oggi. Oggi non si è profumata di proposito. Che impressione le ha fatto quello che le ha detto Miggs?»
«È ostile per ragioni che non potevo conoscere. È un peccato. È ostile agli altri, e gli altri sono ostili a lui. È un circolo vizioso.»
«Lei gli è ostile?»
«Mi dispiace perché è squilibrato. A parte questo, è soltanto un rumore di fondo. Come ha fatto a riconoscere il profumo?»
«Ne è uscito un soffio dalla borsetta quando ha preso il tesserino. È una borsa molto graziosa.»
«Grazie.»
«Ha portato la più bella che ha, non è così?»
«Sì.» Era vero. Clarice aveva risparmiato per comprarsi quella borsetta classica, ed era la cosa più bella che avesse.
«È molto meglio delle scarpe.»
«Forse anche quelle miglioreranno.»
«Non ne dubito.»
«È stato lei a fare quei disegni sulle pareti, dottore?»
«Pensa che abbia fatto venire un arredatore?»
«Quella sopra il lavabo è una città europea?»
«È Firenze. Ci sono il Palazzo della Signoria e il duomo, visti dal Belvedere.»
«Ha riprodotto tutti i dettagli a memoria?»
«Io ho la memoria al posto del panorama, agente Starling.»
«L'altro è una crocifissione? La croce centrale è vuota.»
«È il Golgota dopo la deposizione. Pastelli e Magic Marker su carta da macellaio. È quello che ebbe in effetti il ladrone cui era stato promesso il Paradiso, quando portarono via l'agnello pasquale.»
«E cioè?»
«Le gambe spezzate, naturalmente, come il suo compagno che si era burlato di Cristo. Non ha mai letto il vangelo di san Giovanni? Allora guardi Duccio... dipingeva crocifissioni molto meticolose. Come sta Will Graham? Che aspetto ha?»
«Non conosco Will Graham.»
«Ma sa chi è. Il protetto di Jack Crawford. Quello prima di lei. Com'è la sua faccia?»
«Non l'ho mai visto.»
«Questo si chiama "qualche vecchio tocco", agente Starling. Non le dispiace, vero?»
Qualche attimo di silenzio, poi Clarice si lanciò.
«Potremmo fare molto meglio. Potremmo introdurre qualche tocco nuovo. Ho portato...»
«No, no. È stupido e sbagliato. Non faccia mai la spiritosa nel rispondere a una spiritosaggine. Mi ascolti: capire una battuta e rispondere fa sì che il suo soggetto effettui un rapido esame distaccato, che è nemico dell'atmosfera. E noi procediamo in base a questo. Stava andando molto bene; era cortese e reagiva alla cortesia, aveva creato un clima di fiducia dicendo quella verità imbarazzante sul conto di Miggs; e poi ha rovinato tutto con una risposta scipita a una spiritosaggine. Così non va.»
«Dottor Lecter, lei è uno psichiatra clinico molto esperto. Mi crede tanto stupida da tentare qualcosa del genere? Mi faccia credito di un po' d'intelligenza. Le chiedo di rispondere al questionario, e può farlo oppure non farlo. Ci sarebbe qualcosa di male se gli desse un'occhiata?»
«Agente Starling, ha letto di recente qualcuno dei testi che escono da Scienza del Comportamento?»
«Sì.»
«Anch'io. L'FBI rifiuta stupidamente di mandarmi il "Law Enforcement Bulletin", ma lo ricevo per altre vie, e il "News" da John Jay, e le riviste psichiatriche. Dividono in due gruppi coloro che commettono omicidi in serie: organizzati e disorganizzati. Lei che cosa ne pensa?»