Clarice preferiva agire di sorpresa, e aveva bisogno di consigli e di un'autorizzazione. Era sola a Scienza del Comportamento, e poteva fare ciò che voleva. Trovò il numero di casa di Crawford nel Rolodex.
Non sentì squillare il telefono: ma all'improvviso risuonò la voce, calma e sommessa.
«Jack Crawford.»
«Sono Clarice Starling. Spero che non fosse a cena...» Clarice dovette continuare nel silenzio. «Oggi Lecter mi ha detto qualcosa a proposito del caso Raspail. Ora sono in ufficio a controllare. Mi ha detto che c'è qualcosa nella macchina di Raspaiclass="underline" devo arrivarci tramite il suo avvocato e dato che domani è sabato e non c'è scuola... volevo chiederle se...»
«Starling, si ricorda quel che le avevo detto di fare con le informazioni ottenute da Lecter?» La voce di Crawford era così terribilmente quieta.
«Dovevo consegnarle un rapporto entro le nove di domenica.»
«Lo faccia, Starling. Faccia esattamente ciò che le ho detto.»
«Sissignore.»
Il suono del ricevitore che veniva riattaccato le ferì l'orecchio. L'umiliazione le fece bruciare gli occhi.
«Bravo, stronzo fottuto» disse. «Vecchio mascalzone. Lurido figlio di puttana. Prova a lasciare che Miggs schizzi addosso a te e vedremo se ti diverte.»
Tutta ripulita e insaccata nella camicia da notte dell'Accademia, Clarice Starling stava preparando la seconda stesura del rapporto quando la sua compagna di dormitorio, Ardelia Mapp, arrivò dalla libreria. Il largo viso bruno e razionale di Ardelia era una delle cose più gradite che le fosse capitato di vedere in quella giornata.
Ardelia Mapp notò la sua aria stanca.
«Che cos'hai fatto oggi, ragazza mia?» Ardelia Mapp faceva sempre le domande come se le risposte non facessero nessuna differenza.
«Ho cercato di sedurre un pazzo mentre ero tutta coperta di sperma.»
«Vorrei avere anch'io un po' di tempo per fare la vita di società... non so proprio come ci riesci, con la scuola e tutto.»
Clarice scoppiò a ridere. Ardelia Mapp rise con lei, per quello che poteva valere la battuta scherzosa. Clarice Starling non smise: si sentiva ridere come da una grande distanza. Attraverso le lacrime che le riempivano gli occhi, la Mapp le sembrava stranamente vecchia, e il suo sorriso era triste.
5
Jack Crawford, cinquantatré anni, legge seduto in poltrona accanto a una lampada, nella camera da letto di casa sua. È rivolto verso due grandi letti, tutti e due montati su blocchi in modo da raggiungere l'altezza dei letti di ospedale. Uno è il suo; nell'altro c'è sua moglie Bella. Crawford la sente respirare attraverso la bocca. Da due giorni non si muove e non gli parla.
Bella salta un respiro. Crawford alza lo sguardo dal libro, al di sopra delle mezze lenti. Posa il volume, Bella respira ancora, un fremito e poi un respiro completo. Crawford tende la mano per misurarle la pressione e il polso. Durante tutti quei mesi è diventato esperto nell'uso del bracciale del
lo sfigmomanometro.
Non vuole lasciarla sola la notte, e si è sistemato in un letto vicino a lei. E dato che tende la mano verso Bella nell'oscurità, anche il suo letto è alto.
A parte l'altezza dei letti e quel minimo di impianti igienici necessari al comfort di Bella, Crawford è riuscito a evitare che sembri la stanza di una malata. Ci sono fiori, ma non troppi. Non si vedono pillole... Crawford ha vuotato un armadio per la biancheria nel corridoio e l'ha riempito con le medicine e gli apparecchi, prima di portarla a casa dall'ospedale. (È stata la seconda volta che l'ha portata in braccio attraverso la soglia di quella casa, e per poco quel pensiero non gli ha tolto la forza d'animo.)
Dal sud è arrivato un fronte caldo. Le finestre sono aperte, l'aria della Virginia è dolce e pura. Le raganelle si scambiano richiami nel buio.
La camera è immacolata, ma il tappeto ha cominciato a sciuparsi... Crawford non vuole usare lì dentro l'aspirapolvere rumoroso, e il battitappeto manuale che adopera non funziona bene. Va in punta di piedi all'armadio a muro e accende la luce. All'interno dell'anta sono appese due cartellette. Su una, annota il polso e la pressione sanguigna di Bella. I numeri scritti da lui e quelli scritti dall'infermiera di giorno si alternano in una colonna che si estende su molte pagine gialle, molti giorni e molte notti. Sull'altra cartelletta, l'infermiera di giorno ha segnato le medicine somministrate a Bella.
Crawford è in grado di darle tutte le medicine che possono essere necessarie durante la notte. Ha seguito le istruzioni di un'infermiera, si è allenato a fare le iniezioni su un limone e poi sulle proprie cosce, prima di portare Bella a casa.
Rimane in piedi accanto a lei per circa tre minuti, e la guarda in viso. Bella porta un grazioso fiocco fermacapelli di velluto azzurro. Ha insistito per portarlo, finché è stata in grado d'insistere. Adesso è Crawford che ci tiene. Le inumidisce le labbra con la glicerina e le toglie un bruscolo dall'angolo dell'occhio con il grosso pollice. Bella non si muove. Non è ancora venuto il momento di voltarla.
Si guarda allo specchio e si rassicura: non è ammalato, non dovrà andare sottoterra con lei, è in buona salute. Si accorge di ciò che sta pensando, e si
vergogna.
Torna a sedere e non ricorda che cosa stava leggendo. Tocca i libri che gli stanno accanto per trovare quello che è ancora tiepido.
6
Il lunedì mattina, Clarice Starling trovò un messaggio di Crawford nella sua casella postale.
CS:
proceda con la macchina di Raspail. Nel suo tempo libero. Il mio ufficio le fornirà un numero di carta di credito per le telefonate interurbane. Interpelli me prima di contattare l'esecutore testamentario o di andare da qualche parte. Presenti il rapporto mercoledì alle ore 16.
Il direttore ha ricevuto il rapporto Lecter con la sua firma. Ha fatto un buon lavoro.
JC
SAIC/ Sezione 8
Clarice Starling si sentì soddisfatta. Sapeva che Crawford le assegnava semplicemente un topolino esausto da sbatacchiare qua e là per far pratica. Ma teneva a insegnarle. Voleva che lei si comportasse bene. Per Clarice, questo era mille volte preferibile a qualunque cortesia.
Raspail era morto da otto anni. Quali prove potevano durare così a lungo dentro una macchina?
Clarice sapeva, in base all'esperienza familiare, che siccome le automobili si deprezzano molto rapidamente, una corte d'appello lascia che gli eredi le vendano prima della convalida del testamento, e il ricavato si aggiunge all'asse ereditario. Sembrava improbabile che persino in un caso di eredità aggrovigliato come quello di Raspail una macchina venisse conservata così a lungo.
E c'era anche il problema del tempo. Calcolando la pausa per il pranzo, aveva a disposizione ogni giorno un'ora e quindici minuti per usare il telefono mentre gli uffici erano aperti. Avrebbe dovuto fare rapporto a Cra-wford il mercoledì pomeriggio. Quindi aveva in totale tre ore e quarantacinque minuti per rintracciare la macchina, durante quei tre giorni, se avesse utilizzato i periodi di studio e si fosse rifatta studiando di notte.
Nel corso di Procedure Investigative aveva ottimi voti, e avrebbe avuto la possibilità di rivolgere domande di carattere generale ai suoi istruttori.
Durante il pranzo di lunedì, il personale addetto al Tribunale della Contea di Baltimora la mise per tre volte in lista d'attesa e per tre volte la dimenticò. Nei periodi di studio, si mise in contatto con un amico, cancelliere del tribunale, che prese in esame la pratica per l'approvazione del testamento di Raspail.
Il cancelliere confermò che era stato accordato il permesso per la vendita di un'automobile, e le comunicò la marca e il numero di serie, e il nome di un successivo proprietario che risultava dalla pratica del trapasso.