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Stacy fissò il soffitto per un momento, poi scosse la testa.

«Stacy, i travestiti venivano mai da Richards'? Ci venivano uomini che compravano vestiti da donna molto grandi? Le e mai capitato di notarlo?»

«No. Ma io e Skip ne vedemmo qualcuno in un bar di Columbus, una volta.»

«Fredrica era con voi?»

«No, di sicuro. Eravamo andati là a passare il fine settimana.»

«Potrebbe scrivermi i nomi dei negozi per grandi taglie dove andava con Fredrica? Pensa di poterli ricordare tutti?»

«Soltanto qui, oppure qui e a Columbus?»

«Qui e a Columbus. E mi dia anche l'indirizzo di Richards'. Voglio parlare con la signora Burdine.»

«Okay. È un bel lavoro, essere un'agente dell'FBI.»

«A me pare di sì.»

«Viaggerà molto, immagino. Voglio dire, andrà in tanti posti più belli di questo.»

«A volte capita.»

«E bisogna essere bene in ordine ed elegante tutti i giorni, giusto?»

«Be', sì. Bisogna avere un'aria professionale.»

«E come si fa a diventare agenti dell'FBI?»

«Prima bisogna diplomarsi in un college, Stacy.»

«Non è facile pagarsi gli studi, vero?»

«Già, non è facile. A volte comunque ci sono sovvenzioni e borse di studio. Vuole che le faccia avere qualche depliant?»

«Certo. Pensavo... Fredrica era così contenta per me quando avevo trovato questo impiego. Era davvero entusiasta... lei non aveva mai lavorato in un ufficio, credeva che avrei fatto chissà quanta strada. Tutto questo... le schede e Barry Manilow agli altoparlanti tutto il giorno... le sembrava chissà che cosa. Che ne sapeva lei, povera sciocca.»

Gli occhi di Stacy Hubka erano pieni di lacrime. Li spalancò e inclinò la testa all'indietro per evitare di doverli truccare di nuovo.

«E il mio elenco?»

«È meglio che lo prepari alla mia scrivania. Ho il mio schedario e poi mi occorre la rubrica telefonica e tutto il resto.» Stacy uscì tenendo la testa all'indietro e orientandosi con il soffitto.

Il telefono era una tentazione irresistibile per Clarice Starling. Nel momento in cui Stacy Hubka uscì dal piccolo ufficio, Clarice chiamò Washington, a carico del destinatario, per avere notizie.

55

In quel momento, sopra l'estremità meridionale del lago Michigan, un jet a ventiquattro posti con i contrassegni civili abbandonò la velocità massima di crociera e incominciò la grande curva per discendere verso Calumet City, Illinois.

I dodici uomini della Squadra Recupero Ostaggi sentirono nello stomaco l'effetto della manovra. Lungo la corsia qualcuno sbadigliò per la tensione.

II comandante della squadra, Joel Randall, seduto nella parte anteriore del compartimento passeggeri, si tolse la cùffia e diede un'occhiata agli appunti prima di alzarsi per parlare. Era certo di avere ai suoi ordini la squadra SWAT meglio addestrata del mondo, e forse aveva ragione. Molti dei suoi uomini non erano mai stati sotto il fuoco ma, per quanto potevano dimostrare le simulazioni e i test, erano i migliori di tutti.

Randall aveva trascorso molto tempo nelle corsie degli aerei, e mantenne facilmente l'equilibrio durante la discesa, nonostante i sobbalzi.

«Signori, i nostri mezzi di trasporto a terra sono gentilmente offerti dalla DEA. Hanno mandato un camioncino da fiorista e un furgone da idraulico. Quindi, Vernon ed Eddie, andrete in borghese. Se dovremo lanciare granate a effetto stordente, prima di entrare, ricordate che non avrete protezione antivampa sulla faccia.»

Vernon mormorò a Eddie: «Attento a coprirti le guance».

Vernon ed Eddie, che sarebbero stati i primi ad avvicinarsi alla porta, dovevano indossare un giubbotto antiproiettile sotto gli abiti borghesi. Gli altri sarebbero andati all'attacco con le corazze pesanti, impenetrabili ai colpi di fucile.

«Bobby, mi raccomando di mettere un microfono in ogni veicolo per il guidatore, così non combineremo un pasticcio parlando con quelli della DEA» disse Randall.

In azione, la Drug Enforcement Administration adopera radio UHF, mentre l'FBI ha le VHF. In passato c'erano stati parecchi problemi.

Erano equipaggiati per quasi tutte le possibili eventualità, di giorno e di notte; per scalare i muri avevano l'attrezzatura a corda doppia, per ascoltare avevano Wolfs Ears e un VanSleek Farfoon, per vedere avevano congegni a infrarossi. Le armi con i mirini speciali per la notte sembravano strumenti musicali nelle custodie ingombranti.

Doveva essere un'operazione chirurgica molto precisa, e le armi lo dimostravano... non ce n'era una che sparasse con l'otturatore aperto.

Gli uomini della squadra indossarono l'equipaggiamento mentre si abbassavano gli alettoni.

Randall ricevette notizie da Calumet attraverso la cuffia. Coprì il microfono con una mano e si rivolse di nuovo alla squadra. «Ragazzi, la selezione si è ridotta a due indirizzi. Noi andremo a quello più probabile, e lo SWAT di Chicago andrà all'altro.»

L'aeroporto era quello municipale di Lansing, il più vicino a Calumet sul lato sudorientale di Chicago. L'aereo fu autorizzato ad atterrare immediatamente. Il pilota lo fece fermare con un grande stridore di freni accanto a due veicoli in attesa con il motore al minimo, all'estremità del campo più lontano dal terminal.

Vi fu un frettoloso scambio di saluti accanto al camioncino da fiorista. Il comandante della DEA porse a Randall qualcosa che sembrava una vistosa composizione floreale. Era un maglio di cinque chili per sfondare le porte; la testa era avvolta in carta metallica a colori come un vaso di fiori, e il manico era mimetizzato dal fogliame.

«Può darsi che dobbiate consegnarlo a domicilio» disse. «Benvenuti a Chicago.»

Jame Gumb decise di passare all'azione nel tardo pomeriggio.

Con gli occhi pieni di lacrime irrefrenabili, aveva visto e rivisto il suo video. Sul piccolo schermo, Mamma saliva la scaletta e si lasciava scivolare nella piscina, uiii giù nella piscina. Le lacrime offuscavano la vista di Jame Gumb come se nella piscina ci fosse anche lui.

La borsa dell'acqua calda che teneva sul ventre gorgogliava, come aveva gorgogliato lo stomaco della barboncina quando l'aveva tenuta in grembo.

Non poteva resistere... l'essere che stava nella cantina teneva prigioniera Precious, e la minacciava. Precious soffriva, lo sapeva con certezza. Non era sicuro di poter uccidere quell'essere prima che facesse del male a Precious ma doveva tentare. E subito.

Si tolse i vestiti e indossò la vestaglia... concludeva sempre il suo lavoro nudo e insanguinato come un neonato.

Dal grande armadio dei medicinali prelevò l'unguento che aveva usato per curare Precious quando un gatto l'aveva graffiata. Prese qualche cerotto e il "collare elisabettiano" di plastica che gli aveva dato il veterinario per impedire che la cagnetta si mordicchiasse dove le faceva male. In cantina aveva diversi abbassa-lingua da usare per steccarle la zampetta rotta, e un tubetto di Sting-Eez per alleviare il dolore se quello stupido essere l'avesse graffiata mentre si dibatteva prima di morire.

Un colpo ben diretto alla testa. Avrebbe sacrificato i capelli. Precious era molto più importante dei capelli, per lui. I capelli erano un sacrificio, un'offerta propiziatoria per la salvezza di Precious.

Scese le scale senza far rumore ed entrò in cucina. Si tolse le pantofole e scese la scala buia della cantina tenendosi rasente al muro per evitare che i gradini scricchiolassero.

Non accese la luce. Arrivato in fondo alla scala svoltò a destra, entrò in laboratorio muovendosi a tastoni nell'oscurità che gli era familiare e sentì il pavimento cambiare sotto i suoi piedi.

Sfiorò la gabbia con una manica e sentì lo stridio sommesso e iroso di una falena. Ecco l'armadietto. Trovò la lampada a infrarossi e mise gli occhialoni. Il mondo s'illuminò di verde. Per un momento attese nel gorgoglio confortevole dei serbatoi, nel caldo sibilare del vapore dei tubi. Era signore della tenebra, regina della tenebra.