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«Non crede che sia nella natura del matrimonio… o dell’amore, Inspector Jefe?» osservò Madeleine. «Che il tempo lo degradi, consumi la passione e l’ardore, l’emozione del sesso…»

«Per amor del Cielo!», esclamò Marty in inglese.

«…l’intensità dell’interesse che si prova per ciò che l’altro dice o pensa, la voglia di ridere come matti per le battute più semplici, l’ammirazione profonda, assoluta per la bellezza fisica, l’intelligenza, i principi morali…»

«Sì», convenne Falcón, cominciando a sentire una stretta allo stomaco come a volte gli accadeva durante le sedute con Alicia Aguado, la sua psicoterapeuta. «È vero…»

Si appoggiò allo schienale per dare un po’ di sollievo alle viscere e scribacchiò qualcosa nel taccuino, con una gran voglia di andarsene.

«E così, signora Krugman, lei mi sta dicendo che il matrimonio dei Vega, secondo lei, era solido…?»

«Ho solo detto che lui era leale con Lucía. Sua moglie non stava bene e ogni tanto aveva crisi depressive, ma era la madre di suo figlio e questo contava molto per lui.»

Il suolo si fece solido sotto la sedia di Falcón mentre il mestiere riprendeva il sopravvento.

«Al signor Vega piaceva avere il controllo della situazione», osservò.

«Aveva idee molto chiare su come dovevano essere fatte le cose e una grande disciplina interiore», intervenne Marty. «Non mi sono mai interessato alla sua attività, se non per la parte che concerneva il mio lavoro, e lui non cercava mai di coinvolgermi in qualcosa al di fuori del progetto di cui mi occupavo, anzi arrivava perfino a chiedermi di uscire dal suo ufficio quando parlava al telefono con qualcun altro. Teneva molto alla gerarchia, a come venivano riferite le cose, a chi doveva fare che cosa e alla catena del comando. Non ho esperienza diretta in materia, ma mi sembra che avesse uno stile militaresco, il che non è male in un cantiere edile. È facile che qualcuno possa rimetterci la pelle.»

«Anche nella vita», osservò Maddy.

«Come?» domandò Marty.

«Voleva controllare tutto anche nella vita. Il giardiniere, la famiglia, la macellazione della carne», spiegò Maddy, battendosi un colpo sul ginocchio con la mano messa di taglio.

«Strano allora che accettasse gli inviti a cena», osservò Falcón. «Dovendosi mettere nelle mani degli altri, avrei detto che avrebbe preferito un ristorante.»

«Pensava che fosse una cosa americana», disse Marty.

«Gli piaceva venire da noi», affermò Maddy, scrollando le spalle, così che i seni liberi sotto la seta si spostarono. Fece scivolare le gambe da un lato, muovendole l’una sull’altra come se volesse contenere un prurito.

Non lo metto in dubbio, pensò Falcón.

«Un uomo che controlla tutto potrebbe arrivare al suicidio, se il suo mondo accuratamente costruito rischiasse di crollare a causa di un dissesto finanziario o di uno scandalo particolarmente grave. Potrebbe farlo anche per una relazione sentimentale finita male. Le notizie sulle due prime possibilità, se fossero vere, le sapremo presto. Avete qualche idea sulla terza?»

«Pensi che fosse il tipo da avere un’amante?» domandò Marty a sua moglie.

«Una relazione?» disse Maddy, quasi fra sé.

«Se si fosse suicidato, avrebbe lasciato una lettera», disse Marty. «Lo ha fatto?»

«Non un biglietto convenzionale», rispose Falcón, allungandogli il foglietto.

«Sembra un po’ troppo poetico per un uomo come Rafael», commentò Maddy.

«Che ne pensate del riferimento all’11 settembre? Dovete averne parlato con lui.»

Maddy alzò gli occhi al cielo.

«Certo», confermò Marty, «ne abbiamo parlato e parlato, ma come si parla di un fatto di cronaca. Non riesco a capire che cosa c’entri con quanto è successo, davvero.»

«Perché ammazzare la moglie?» domandò Maddy sollevando Falcón, che a quel punto non ne aveva affatto voglia, dall’obbligo di ascoltare le teorie di Marty sull’11 settembre. «Voglio dire, se si soffre così tanto, ci si ammazzi pure, ma non si lascino i figli senza genitori.»

«Forse pensava che Lucía non sarebbe stata capace di sopravvivere senza di lui.»

«Questo potrebbe essere vero», rifletté Maddy.

«Fa sempre tante congetture nelle sue indagini, Inspector Jefe?» domandò Marty.

«No», ammise Falcón, «ma la situazione nella casa dei Vega è abbastanza enigmatica da obbligarmi a considerare tutte le possibilità fino a quando non avrò avuto un rapporto completo della scientifica e i risultati dell’autopsia. E poi è morta anche la persona più vicina a Vega, sua moglie, e io devo contare su quanti lo conoscevano almeno un po’, gente che avesse avuto rapporti con loro per lavoro o nella vita privata.»

«Potrebbero aiutarla i genitori di Lucía», suggerì Marty. «Venivano da loro per colazione quasi tutte le domeniche.»

«Li avete mai conosciuti?»

«Io li ho visti una volta», disse Maddy. «Erano persone molto… semplici, credo che lui facesse il contadino.»

«Da quanto tempo siete sposati?» domandò Falcón.

«Da dodici anni», rispose Maddy.

«Come vi siete incontrati?» Una domanda che da un anno a quella parte Falcón si scopriva a rivolgere a tutte le coppie che conosceva.

«Fu a New York», spiegò Marty. «Maddy esponeva una raccolta di sue fotografie nella galleria di una mia amica: è stata lei a presentarci.»

«E io non sono più tornata al mio appartamento», disse Maddy.

«Fa ancora la fotografa?»

«Ha ricominciato da quando abbiamo lasciato gli Stati Uniti», disse Marty, passando come un rullo compressore sul «no» della moglie.

«Che cosa fotografa?»

«Persone», rispose la donna.

«Ritratti?»

«Quelli mai.»

«Le fotografa quando non se ne accorgono», spiegò di nuovo Marty.

«Non significa che le fotografo quando dormono», ribatté Maddy, un lampo di irritazione negli occhi.

«Quando non sanno che c’è una macchina fotografica?» suggerì Falcón.

«Qualcosa di più», disse Marty, «quando pensano di essere completamente sole.»

«Detto così, mi fa sembrare una ficcanaso», protestò Maddy. «Non sono…»

«Sì, lo sei!» rise il marito.

«Non è vero! È come se mi interessasse ciò che fanno gli altri e non è così.»

«Che cos’è, allora? Non fotografa mai me», affermò Marty.

«È il dissidio interiore», cercò di spiegare Maddy. «Non sopporto quando mi fai dire certe cose, non è…»

«Non ha nessuna fotografia del signor Vega?» la interruppe Falcón.

Lasciarono Marty in salotto e salirono al piano superiore. Una delle tre camere da letto era stata trasformata in una camera oscura. Mentre Maddy cercava tra i provini a contatto Falcón guardò i libri sugli scaffali e ne prese uno con la scritta Madeleine Coren sul dorso. Nel risvolto di copertina c’era una sua fotografia: una bellezza dalla pelle candida, con occhi scintillanti, che sfidava l’obiettivo ad avvicinarsi. Aveva lo splendore della gioventù nella foto, uno splendore leggermente appannato dal naturale scorrere della vita fino a raggiungere l’attuale stato di quasi trasparenza translucida. Vi era ancora in lei qualcosa della celebrità, la qualità ricercata dai produttori cinematografici: non la bellezza, ma la capacità di catturare l’interesse. Assorbiva tutto di ciò che la circondava: la luce disponibile, l’energia non sfruttata, qualsiasi cosa gli altri avessero da offrire. Falcón aprì il libro, staccandosi dall’immagine della donna con la sensazione che il midollo gli si stesse liquefacendo.

All’inizio le sue fotografie parevano avere come tema la solitudine: vecchi seduti sulle panchine dei giardini pubblici, un giovane uomo in piedi, appoggiato a un parapetto affacciato su un fiume, una donna in accappatoio sulla terrazza panoramica di un grattacielo di Manhattan. Gradualmente, mentre l’obiettivo si avvicinava, comparivano altre emozioni: appagamento sulla faccia del vecchio, possibilità negli occhi del giovane, un’espressione sognante sul volto della donna.