«E l’assassino non è mai stato trovato?»
«Le indagini furono lunghe e dolorose, mai la morte di un solo uomo aveva causato tante pressioni su tante persone. I giornalisti ci si erano buttati sopra, anche perché Françoise Lascombs era appena diventata il volto della Estée Lauder. L’FBI doveva avere probabilmente una decina di sospetti, ma non riuscirono a inchiodare nessuno. Poi scoprirono che faceva uso di cocaina, ne aveva qualcosa come due etti nel suo appartamento. Io non l’avevo mai saputo, ma è probabile che assumesse qualche droga per resistere a quel genere di vita. Conclusero che doveva esser andato storto qualcosa in una consegna.»
«E lei che cosa pensa?»
«Io penso a una quantità di cose: a quello che la mia storia con lui ha fatto a Marty, che cosa ha fatto a me e penso a Reza e alla follia di quei giorni. Ma evito accuratamente di pensare alla sua fine, a chi l’ha ucciso e perché, so che correrei il rischio di impazzire.»
«Non ha mai sospettato di Marty?»
«Sta scherzando. Durante il fine settimana in cui Reza fu ucciso, tentai disperatamente di resistere senza di lui, non sopportavo di restare sola. Marty e io ci ubriacammo, eravamo completamente andati, restammo in casa a guardare vecchi film. Poi, il mercoledì, si presentò l’FBI e tutto cambiò.»
«Be’… questo spiega il suo interesse per i dissidi interiori.»
«Spiega anche perché disprezzo tutto ciò che ho fatto prima di venire qui», disse Maddy. «Dan Fineman aveva ragione. Ricordo bene il titolo della sua recensione, che alludeva a quello della mostra: ‘Povera di contenuti, minima di statura’.»
«Ha detto che il signor Vega veniva da voi a cena… molto spesso da solo. Un po’ insolito per uno spagnolo con famiglia.»
«Lei è un libro aperto, Inspector Jefe. E non è la prima volta che fa questa insinuazione.»
«Le mie non sono domande a effetto, signora Krugman. E nemmeno alludono a un comportamento scorretto da parte sua, le sto solo chiedendo se fosse innamorato o infatuato di lei, come pare siano in molti.»
«Ma non lei, Inspector Jefe, l’ho notato. Forse i suoi desideri si indirizzano altrove… può darsi, sì, può darsi che io non le piaccia… Non piaccio nemmeno alla sua amica Consuelo.»
«La mia amica?»
«Forse c’è qualcosa di più dell’amicizia tra voi?»
«Pensa che il signor Vega si interessasse a lei sessualmente?» continuò Falcón facendosi largo a spallate tra le insinuazioni di Maddy. «Andavate alla corrida insieme.»
«A Rafael piaceva essere accompagnato da una bella donna, tutto qui. Non è mai successo niente. Così come non è mai successo niente nemmeno con l’operaio del gas.»
«Sa se lei avesse un’influenza sulla mente di Vega?»
«Crede che io sia la causa delle sue condizioni psichiche! Pensa che bruciasse le sue carte in fondo al giardino per colpa mia. Lei è matto.»
«Era un uomo intrappolato in una situazione coniugale difficile, la moglie soffriva di una grave depressione, ma avevano un figlio che amavano entrambi, perciò non voleva separarsi, anche se il rapporto era condizionato dallo stato di salute di lei.»
«Una teoria plausibile… però credo di essere stata una semplice distrazione per Rafael. Il suo vero interesse era parlare con Marty. Voglio dire, Marty ci raggiungeva sempre dopo la corrida per una tapa, poi cenavamo e, creda a me, quei due stavano ancora parlando tra loro molto tempo dopo che io ero andata a dormire.»
«Di che cosa parlavano?»
«Del loro argomento preferito. Gli Stati Uniti d’America.»
«Il signor Vega aveva vissuto in America?»
«Parlava inglese con accento americano e nominava spesso Miami, ma non reagiva bene alle domande dirette, perciò non posso esserne sicura. Marty però è convinto che abbia vissuto là. A differenza di molti europei, Rafael non tirava mai fuori i soliti cliché sul modo di vivere americano. Gli piaceva conversare con Marty, perché a Marty non interessavano i dettagli personali. Gli bastava discutere dei massimi sistemi, senza per forza dover sapere da dove venisse il suo interlocutore o quale fosse il suo colore preferito.»
«Parlavano in spagnolo o in inglese?»
«In spagnolo fino al brandy e poi in inglese. Lo spagnolo di Marty va a pezzi quando beve.»
«Il signor Vega non si ubriacava mai?
«Io dormivo. Lo chieda a Marty.»
«A quando risale l’ultima conversazione tra il signor Vega e Marty?»
«Le serate veramente lunghe erano quelle durante la Feria, stavano svegli fino all’alba.»
Falcón finì il caffè e si alzò.
«Non credo che l’inviterò più, se non farà altro che interrogarmi», disse Madeleine Krugman. «Esteban non m’interroga.»
«Non è compito suo. Sono io quello che deve frugare nella spazzatura.»
«E trovare qualcosa su Esteban, già che c’è.»
«La sua vita privata non mi riguarda.»
«Lei è abituato a non lasciarsi andare, vero, Inspector Jefe?»
«Meglio non mescolare il lavoro e la vita sociale.»
«Buffo davvero, Inspector Jefe. Allora lei ha una vita sociale? Per la maggior parte dei poliziotti non è così. Da quel che so la loro vita è fatta di relazioni finite male, di separazioni dai figli, di alcolismo e di depressione.»
Falcón non poté fare a meno di pensare che su quattro lui era arrivato a due, anzi a tre.
«Grazie per avermi dedicato il suo tempo.»
«Dovremmo vederci in altre occasioni, senza tutta questa roba tra i piedi», suggerì Maddy. «I poliziotti con una visione artistica delle cose mi interessano. Oppure lei si è già fatto un’idea su di me? Detesto pensare che mi creda uno stereotipo, genere femme fatale.»
«Esco come sono entrato», disse Falcón, dirigendosi alla vetrata scorrevole che dava sul giardino; e capì di averla fatta arrabbiare.
«Il tenente Colombo lascia sempre l’ultima domanda per quando è già sulla soglia», disse la voce di lei alle sue spalle.
«Non sono il tenente Colombo», replicò Falcón. Fece scorrere la vetrata e chiuse dentro Madeleine Krugman.
13
Venerdì 26 luglio 2002
Mentre tornava a prendere il sacchetto di plastica con la bottiglia di acido muriatico, sentì vibrare il telefonino nella tasca.
«Digame, José Luis.»
«Nel Polígono San Pablo hanno trovato una prostituta ucraina che dovrebbe essere la misteriosa amica di Sergei», annunciò Ramírez. «Non parla bene spagnolo, ma ha avuto una reazione quando le hanno mostrato la foto di Sergei.»
«Portatela alla Jefatura e trovate un interprete. Non interrogatela finché non sarò arrivato.»
«È quasi ora di pranzo.»
«Fate quello che potete.»
Alla Jefatura Nadia Kouzmikheva, vestita in minigonna nera con un top bianco che le lasciava nuda la schiena e scarpe basse, senza calze, passeggiava avanti e indietro nella stanza degli interrogatori mentre Policía Carlos Serrano la osservava attraverso il vetro della porta: gli aveva già scroccato tre sigarette e il poliziotto sperava che l’interprete fosse un fumatore e arrivasse presto.