«Indovini chi è venuto a trovarmi stamattina, tutto moine e complimenti?»
«Pablo Ortega?»
«Per essere uno dei grandi attori del passato è un po’ troppo facile da inquadrare», disse. «Probabilmente significa che la sua gamma è limitata.»
«Non l’ho mai visto sul palcoscenico», disse Falcón. «Lo ha fatto entrare in casa?»
«L’ho lasciato a cuocersi all’aperto per un po’. Mi interessava sentire che cosa aveva da dire a sua discolpa. Non aveva con sé il suo materiale scenico, Pavarotti e Callas, perciò sapevo che non era venuto per far divertire i ragazzi.»
«Dove sono i suoi figli?»
«Da mia sorella. Li porta al mare domani e sono troppo scatenati per cenare con noi, vorrebbero certamente vedere la sua pistola.»
«E Pablo Ortega che cosa voleva?»
«Parlare della morte di Rafael e delle indagini, naturalmente.»
«Spero che lei non gli abbia rivelato la mia… indiscrezione.»
«L’ho utilizzata», rispose Consuelo, accendendosi una sigaretta, «ma non apertamente. L’ho solo fatto sentire come se fosse seduto su un divano scomodo. Se ne è andato più a disagio di quando era arrivato.»
«Mi sto interessando al processo di suo figlio», disse Falcón.
«Personalmente credo che le condanne per la violenza sui bambini siano sempre troppo miti», affermò Consuelo. «Una volta ferito in quel modo, un bambino è segnato per sempre. Gli si toglie l’innocenza e per me questo non è molto diverso dall’omicidio.»
Falcón le raccontò ciò che le aveva spiegato Montes sulla manipolazione della dichiarazione del bambino e del rifiuto di Sabastián Ortega di difendersi.
«Be’, questo non accresce esattamente la mia fiducia nella giustizia. Ma è vero che ho visto il lampo della vanità nel Juez Calderón quando lavorava sul caso di Raúl.»
«Non ha visto altro in lui?»
«Per esempio?»
«Ne abbiamo parlato a proposito… diciamo di Ramírez.»
«Vuole dire che è un uomo sempre alla ricerca di occasioni? Be’, a me era parso così, ma non era ancora fidanzato e perciò aveva libertà d’azione.»
«Già, immagino che ora sia diverso.»
«Oh, capisco, lei mi sta chiedendo come mai, visto che sta per accasarsi con la sua piccola cercatrice di verità, scodinzoli intorno a Maddy Krugman?»
«Esiste l’infedeltà prematrimoniale?»
«Era lì oggi pomeriggio», disse Consuelo. «Come sa, io non ho orari regolari, posso trovarmi qui quando la maggior parte della gente è al lavoro oppure, nel caso del Juez Calderón, quando dovrebbe essere al lavoro.»
«C’era anche Marty?»
«Ho pensato che la sua visita riguardasse le indagini sulla morte di Rafael», spiegò Consuelo, scotendo la testa.
«Non sarebbe una procedura normale.»
«Non mi sembra il tipo che si curi un gran che della procedura normale», fece notare Consuelo. «In ogni caso, perché le interessa? Forse pensa ancora a Inés?»
«No», rispose con decisione Falcón, quasi volesse sottolinearlo a se stesso.
«Bugiardo. Non commetta lo stesso errore due volte, Javier. So che è una cosa profondamente radicata nella natura umana, ma non bisognerebbe cedere, perché tutto il dolore della prima volta si ripresenterebbe la seconda… raddoppiato.»
«Continuo a sentir parlare donne piene di esperienza.»
«Le ascolti», suggerì lei, alzandosi e rimettendosi i sandali. «Ora le darò qualcosa da mangiare e non voglio parlare più di idioti innamorati o delle vostre indagini.»
Servì jamón sul pane abbrustolito con salmorejo, crostini con peperoni rossi alla griglia e filetti di acciughe, gambas allo ajillo, insalata di polpo e peperoni piquillo ripieni di riso col pollo e zafferano. Bevvero vino rosso freddo Basque rioja. Consuelo mangiò come se non avesse toccato cibo tutto il giorno e Falcón ritrovò l’appetito che il caldo estivo aveva soppresso.
«Le è consentito finire l’ultimo vergognoso peperone piquillo», disse Consuelo, accendendosi una sigaretta. «Ora ci sarà una pausa prima del piatto principale.»
«Ho letto in una rivista che lei sa fare tutto nei suoi ristoranti.»
«Si tratta di piatti semplici ben preparati. Non capisco quei ristoranti con menu lunghi come romanzi, ma dove si cucina male. Mai allargarsi troppo, né nella vita, né nell’amore.»
«Un brindisi a questo», propose Falcón e i bicchieri tintinnarono.
«Una domanda», disse Consuelo. «Non sulle indagini, ma è collegata a quanto è successo… prima. È una cosa alla quale penso ogni giorno da quando il passato di Raúl è venuto alla luce.»
«So che cosa sta per chiedermi.»
«Davvero?»
«Ci penso anch’io.»
«Sentiamo, allora.»
«Che ne è stato di Arturo?» disse Falcón. «Era questa la domanda che voleva farmi? Che cosa è successo al bambino di Raúl?»
Consuelo girò intorno al tavolo, gli prese la faccia tra le mani e lo baciò con forza sulle labbra. La scarica elettrica gli saettò lungo la spina dorsale collegata a terra dalla gamba della sedia.
«Lo sapevo!» esclamò Consuelo, lasciandolo andare e sfiorandogli le guance con la punta delle dita così che i nervi lampeggiarono in tutto il corpo di Falcón.
Si domandò se quell’invasione fisica lo avesse reso diverso, vide se stesso con i capelli ritti e sfrigolanti e gli abiti fumanti. Aveva avuto il sapore di lei sulla bocca. Cominciarono a metterglisi in moto dentro piccoli ingranaggi che facevano muovere ruote dentate più grandi, cinghie collegate ad alberi di trasmissione, che a loro volta azionavano un qualche grosso stantuffo ormai arrugginito.
«Tutto bene, Javier?» si informò Consuelo tornando al suo posto a tavola. «Vado un attimo in cucina, tu intanto decidi come faremo a scoprire che cosa è accaduto al piccolo Arturo Jiménez.»
Falcón buttò giù d’un fiato mezzo bicchiere di vino, correndo il rischio di strozzarsi. Mantieni la calma! Consuelo tornò in compagnia di due filetti alla griglia spessi tre dita, con il sugo che si propagava dalla carne alle patate e all’insalata. Gli fu messo nelle mani altro Basque rioja e un cavatappi. Falcón stappò la bottiglia e versò il vino, provando il desiderio di mettersi carponi sul pavimento tra le gambe delle sedie, per scoprire che cosa indossasse Consuelo sotto il vestito blu. Mantieni la calma! Le osservò la vita, i fianchi, le natiche mentre la donna si muoveva intorno al tavolo, sentendosi scottare i globi oculari, il suo sistema di raffreddamento saltato. Consuelo sedette al suo posto.
Falcón bevve. Era ubriaco.
«Come faremo a ritrovare Arturo?» domandò lei, ignara del subbuglio all’altro capo della tavola. «Non sono mai stata in Marocco.»
«Ci andremo insieme», disse lui, le parole uscite di bocca prima che potesse impedirlo.
«Che cosa fai quest’estate?»
«Sono libero a settembre.»
«Allora andremo in settembre», disse Consuelo. «La proprietà di Raúl Jiménez può pagare le spese.»
«Questo filetto è fantastico.»
«Tagliato dalle mani di Rafael Vega.»
«Mio Dio, certo che ci sapeva fare!»
«Non ti stai concentrando», gli fece notare Consuelo.
«Troppe cose tutte in una volta», protestò Falcón bevendo altro vino. «Credo di essere vicino al punto di rottura.»
«Non esplodere qui. Ho appena fatto imbiancare la stanza.»
Falcón rise, si versò altro vino.
«Dovremmo dar vita a una fondazione benefica», disse, «che abbia come scopo la ricerca di bambini scomparsi.»
«Deve essercene già una.»
«Useremo poliziotti in pensione. Ho proprio l’uomo adatto. È l’Inspector Jefe del Grupo de Menores e sta per essere collocato a riposo.»
«Frena, Javier, parli troppo in fretta, mangi troppo in fretta e bevi come una spugna.»