«Che cosa sta cercando di fare, Inspector Jefe? Sento le sue antenne in movimento, le sento fisicamente, fanno male, riportano alla superficie ricordi che preferirei non disturbare. Ma lei che cosa pensa di ottenere?»
«Il signor Vega accompagnava sua moglie alla corrida», disse Falcón, deciso ad arrivare fino in fondo. «Lei come si sentiva in proposito?»
«Se due persone intelligenti vogliono vedere uno spettacolo disgustoso come quello di una tortura inflitta a un animale muto, è affar loro e possono goderselo senza di me.»
«Sua moglie mi ha detto di essere rimasta stupita dalla rapidità con cui si è abituata alla vista del sangue e della violenza», riprese Falcón. «Nel dramma della corrida aveva percepito un aspetto erotico.»
Marty scosse la testa incredulo.
«Descriverebbe il vostro come un matrimonio aperto, signor Krugman? Con questo intendo dire che in società non date l’impressione di voler essere considerati una coppia, ma che lei non abbia nulla in contrario a che sua moglie trascorra del tempo con altri uomini, come faceva con il signor Vega. Anche nel Connecticut sua moglie aveva una vita indipendente, il suo lavoro, la libertà…»
«Perché ‘altri uomini’?» domandò Marty, allargando le mani, in apparenza contento di quella specie di sfida.
«Il Juez Calderón, per esempio.»
Marty batté le palpebre. Mentre la mente di Krugman assorbiva la notizia, Falcón si rese conto che gli era del tutto nuova.
«Maddy ha energie e interessi diversi dai miei», disse Marty dopo un po’. «È capace di restare per ore seduta sulla sponda del fiume a fare fotografie. È il suo mondo. Le piace anche la vita della strada e dei bar di Siviglia. Io non ho tempo per certe cose. Le piacciono la vitalità e le emozioni che si percepiscono in mezzo alla gente. Io non sono capace di darle tutto questo, mentre Rafael era contento di mostrarglielo, come sono certo che faccia anche il giudice. Non ho nessun desiderio di impedirle di divertirsi. Sarebbe controproducente.»
Le parole gli erano uscite di bocca come le dichiarazioni già pronte degli uomini di governo sotto pressione.
19
Domenica 28 luglio 2002
La mattina seguente Falcón fu svegliato da una telefonata di Ignacio Ortega col quale finalmente era riuscito a parlare in tarda serata. Era appena arrivato a Siviglia e voleva vedere la casa del fratello. Si misero d’accordo per incontrarsi a mezzogiorno.
Falcón e Consuelo fecero colazione con huevos rancheros, Consuelo ancora stordita dopo aver appreso che Pablo Ortega era morto. Il notiziario del mattino alla radio locale stava dando la notizia del suicidio e di un incendio devastante nei boschi, cominciato la sera prima e che ora ardeva incontrollato nei pressi di Almonaster la Real sulla Sierra de Aracena. Consuelo spense la radio. Non aveva bisogno di rovinarsi ulteriormente la domenica.
A mezzogiorno Falcón attraversò la strada, entrò nel giardino di Pablo Ortega e da lì in casa. Dopo aver acceso l’aria condizionata, chiuse la porta della stanza dove Pablo era morto e cercò di ridurre il fetore insopportabile, premendo un asciugamano bagnato alla base del battente. Poi andò al frigorifero per controllare se vi fosse una riserva di birra.
Arrivò Ignacio e bussò alla vetrata scorrevole. Si strinsero la mano. Sembrava più giovane di Pablo, ma non di molto. Era calvo, ma non aveva commesso il tragico errore di farsi un riporto con i capelli ancora scuri, anche se l’idea gli era forse balenata. Pur essendo più magro e più in forma del fratello, non aveva nessuna presenza, al contrario era un uomo che non si faceva ricordare e Falcón capì come mai avesse voluto che il fratello lo aiutasse nei suoi contatti di affari: aveva un gran bisogno di prendere in prestito un po’ di fascino.
Ortega si scusò per essere venuto di domenica, ma aveva bisogno di vedere la casa dove era morto suo fratello. Il giorno dopo sarebbe stato molto occupato, gli disse Falcón, ricordandogli il luogo dove Ortega avrebbe dovuto recarsi per l’identificazione del cadavere. Si misero d’accordo sull’ora. Falcón gli domandò se volesse bere qualcosa e aprì una bottiglia di Cruzcampo dal frigorifero. Sembrò che la birra avesse su Ignacio l’effetto di commuoverlo. Si asciugò gli occhi e fissò il pavimento.
«Eravate molto uniti», osservò Falcón.
«Era il mio unico fratello», spiegò Ignacio, «ma non lo vedevo molto, era una persona famosa e viaggiava in tutto il mondo, mentre io mi occupo di aria condizionata, vendo e installo impianti. Le nostre strade non si incrociavano spesso.»
«Lo avrà visto di più dopo il processo di Sebastián. Non lavorava molto e c’è stato anche questo problema della casa.»
«È vero», disse Ortega, tirando fuori dalla tasca un pacchetto di Ducados e accendendone una. «Stava passando un brutto periodo, ma… io ho cercato di aiutarlo con il suo problema, ho mandato qualcuno l’altro giorno… non riesco a crederci… mi sembra così strano non vederlo qui.»
«Ieri sono andato a trovare Sebastián in carcere», disse Falcón.
Ignacio alzò su di lui gli occhi acquosi, come se aspettasse di sentire il seguito.
«Un rapporto difficile», disse alla fine. «Tra padre e figlio.»
«C’era una ragione?»
«Nostro padre… anche lui era un uomo molto difficile.»
«In che senso?»
«Aveva avuto una vita dura», raccontò Ignacio. «Noi non sappiamo che cosa gli fosse successo esattamente, tranne lui non era rimasto più nessuno che potesse raccontarcelo e lui non parlava mai di niente. Nostra madre ci aveva detto soltanto che il suo Paese durante la Guerra civile era stato preso dai nazionalisti e che i marocchini avevano fatto cose terribili agli abitanti. Per quel che riguardava Pablo e me, la cosa peggiore che avevano fatto era stato di lasciarlo in vita.»
«Pablo era il maggiore?»
«I nostri genitori si sposarono l’anno in cui finì la guerra e Pablo nacque l’anno seguente.»
«E lei?»
«Io sono nato nel 1944.»
«Anni difficili in questa parte della Spagna.»
«Non avevamo niente… come tutti gli altri, d’altronde. Perciò è stata dura, ma nessuno era solo nella sua miseria. Non basta la miseria a spiegare perché nostro padre fosse così brutale con noi. Pablo soffriva dei suoi sfoghi di collera più di me. Diceva che era diventato attore per via di quegli anni trascorsi ad affrontare nostro padre. Non è stata una gran bella infanzia. Secondo Pablo era per quello che non aveva mai voluto figli.»
«Però ne ha avuto uno», osservò Falcón. «E lei ne ha?»
«Ne ho due… sono grandi ormai.»
«Vivono a Siviglia?»
«Mia figlia è sposata e vive in California. Mio figlio… mio figlio è ancora qui.»
«Lavora con lei?»
«No», rispose Ignacio, serrando di scatto la bocca, come per chiudere definitivamente l’argomento.
«Che cosa fa?» domandò Falcón, più per essere cortese che per vero interesse.
«Compra e vende cose… Non so bene quali.»
«Intende dire che non vi vedete molto?»
«Ha la sua vita, i suoi amici, io credo di rappresentare qualcosa contro cui vuole ribellarsi… la rispettabilità o… non lo so.»
«E sul rapporto di Pablo con Sebastián? Aveva risentito del fatto che non volesse avere figli?»
«C’è qualche problema?» domandò Ignacio, scrutandolo al di sopra del boccale di birra.
«Problema?»
«Tutte queste domande… domande molto personali sulla nostra famiglia», rispose Ignacio. «C’è qualche dubbio su quanto è avvenuto qui?»
«Non su quanto è avvenuto, ma sul perché», spiegò Falcón. «Ci interessa sapere che cosa possa aver provocato il suicidio di suo fratello. Potrebbe avere un rapporto con un altro caso.»