«Quale caso?»
«La morte del suo vicino di casa.»
«Ne ho sentito parlare. C’era un articolo sul Diario de Sevilla.»
«Lei lo conosceva, naturalmente.»
«Io… io, sì, lo conoscevo», rispose Ignacio, esitando, come se fosse qualcosa che non gradiva di ammettere subito. «E ho letto che c’era qualche dubbio su quanto era successo… ma non vedo davvero come la morte di Pablo possa avere un collegamento…»
«Pablo lo conosceva bene… tramite lei.»
«Sì, è vero, ogni tanto Pablo veniva con me a qualche evento, quando volevo far decollare gli affari», spiegò Ortega. «Allora, perché pensa che il suicidio di Pablo sia collegato alla morte di Rafael e di Lucía Vega?»
«Per ora sto guardando la cosa più come una strana coincidenza», rispose Falcón. «Tre morti violente a pochi giorni di distanza in un barrio piccolo come questo. È curioso. Forse l’una ha provocato l’altra? A quali pressioni era sottoposto Pablo, pressioni tali da spingerlo a morire?»
«Per cominciare, posso dirle che Pablo non era nemmeno capace di ammazzare una gallina. Era questa una delle violenze che dovevamo subire da nostro padre, costringeva Pablo a farlo.»
«Rafael Vega ha bevuto o è stato costretto a bere una bottiglia di acido muriatico.»
«Pablo era una persona assolutamente non violenta», insistette Ignacio.
«Allora che cosa lo ha indotto a prendere la decisione fatale?»
«Avrà certamente lasciato una lettera, non è così?»
«Ci eravamo accordati per vederci qui ieri mattina e dopo ho capito che aveva voluto che fossi io, uno del mestiere, a trovare il suo cadavere. Ha lasciato una lettera indirizzata a me, che spiegava appunto questo, e un breve biglietto per Sebastián.»
«Ma niente per me?» si stupì Ignacio, perplesso. «Che cosa ha scritto a Sebastián?»
«Ha scritto che gli dispiaceva e gli chiedeva perdono», rispose Falcón. «Sa perché lo ha scritto?»
Ignacio tossì per nascondere qualche involontario singhiozzo e si premette il bicchiere di birra sulla fronte come per farselo entrare nel cervello, poi lo scostò e lasciò cadere il mento sul petto, fissando il pavimento, forse cercando qualcosa di plausibile da dire.
«Probabilmente era addolorato di non avergli saputo dimostrare abbastanza affetto», disse alla fine. «È tutto collegato a nostro padre. Credo che sia accaduta la stessa cosa a me e a mio figlio. Anch’io ho fallito con lui. Pablo diceva che il danno prodotto si trasmetteva da una generazione all’altra e che era difficile interrompere il ciclo.»
«Pablo aveva le sue teorie, eh?»
«Per via di tutti quei libri e commedie che leggeva aveva delle idee da intellettuale, diceva che era un tratto atavico dei padri rendersi incomprensibili ai figli allo scopo di mantenere il potere sulla famiglia o sulla tribù. Dimostrare amore indeboliva la loro posizione, perciò l’istinto degli uomini li portava a essere aggressivi.»
«Interessante», commentò Falcón. «Ma aggira il nodo del problema, che è molto più personale. Il suicidio è una questione personale e quasi mai nel nostro lavoro ci occupiamo del perché le gente si tolga la vita, ma in questo caso voglio scoprirlo.»
«Anch’io», affermò Ignacio. «Ci si sente sempre in colpa quando succede una cosa simile.»
«Per questo le mie domande devono essere personali», spiegò Falcón. «Che cosa può dirmi dei rapporti di Pablo con la moglie, la madre di Sebastián? Non era mai stato sposato prima, vero?»
«No, Gloria è stata la sua unica moglie.»
«Quando si erano sposati?»
«Nel 1975.»
«Pablo aveva trentacinque anni.»
«Io gli dicevo che aspettava troppo a sposarsi», disse Ignacio, «ma lui aveva la sua carriera, c’erano le attrici. Era uno stile di vita così.»
«Allora prima di Gloria c’erano state molte donne?»
Ignacio si passò la mano sulle guance dove la barba cominciava a essere lunga. Lanciò un’occhiata a Falcón, un rapido movimento del bianco degli occhi che durò solo una frazione di secondo, ma che accrebbe il disagio di Falcón nei riguardi di quell’uomo. Cominciava a pensare che Ignacio non fosse venuto lì solo per piangere il fratello o aiutare Falcón, ma soprattutto per scoprire quanto il poliziotto sapesse di lui. Falcón continuava a chiedersi come mai Pablo non avesse scritto al suo unico fratello.
«Qualcuna, sì», rispose Ignacio. «Come ho detto, le nostre strade non si incrociavano spesso. Io ero solo un elettricista e lui un attore famoso.»
«Come aveva fatto Gloria a persuaderlo ad avere un figlio?»
«Non l’ha fatto. È semplicemente rimasta incinta.»
«Lei sa perché aveva lasciato Pablo?»
«Era una puttana», disse Ignacio, una traccia di cattiveria sulle labbra sottili. «Scopava in giro e poi ha lasciato il Paese con uno che sapeva darle tutto il sesso che voleva.»
«Sono sue queste osservazioni?»
«Mie, di mia moglie, di Pablo. Chiunque avesse conosciuto Gloria capiva subito quello che era. Mia moglie l’aveva giudicata fin dal primo giorno. Era una donna che non avrebbe dovuto sposarsi e ha dimostrato che era vero piantando in asso tutti quanti, compreso Sebastián.»
«E Pablo ha tirato su il figlio da solo?»
«Be’, era molto spesso lontano, perciò Sebastián passava molto tempo con noi.»
«I suoi figli hanno la stessa età?»
«Io mi sono sposato giovane, i miei figli hanno otto e dieci anni più di lui.»
«Allora, dopo che Gloria se ne fu andata, ha fatto lei da padre a Sebastián per gran parte del tempo.»
Ignacio annuì, bevve qualche sorso di birra e si accese un’altra sigaretta.
«È stato vent’anni fa», osservò Falcón. «Pablo aveva delle relazioni?»
«Lo vedevo sulla rivista Hola! con varie donne, ma non ne abbiamo mai conosciuta nessuna. Dopo Gloria lo vedevamo sempre da solo. Fa molte domande sulle sue relazioni, Inspector Jefe.»
«Le relazioni finite male possono indurre al suicidio, come lo può, per esempio, la possibilità di uno scandalo.»
«O della rovina finanziaria», disse Ignacio, indicando la stanza del pozzo nero. «O della fine di una bella carriera. O dell’insieme di tutte queste cose in un uomo vicino all’età della pensione, con la prospettiva di andare incontro forse alla malattia e certamente alla morte.»
«Si è sorpreso del suo suicidio?»
«Sì. Aveva sofferto molto di recente, per via del processo del figlio, del trasferimento qui, dei problemi di questa casa, con la carriera in bilico, ma sapeva affrontare tutto, era una persona che aveva molta forza d’animo. Non sarebbe sopravvissuto alle botte di nostro padre se non fosse stato così. Non riesco a immaginare che cosa abbia potuto spingerlo a un gesto simile.»
«È una domanda difficile», convenne Falcón, «ma devo chiederle se ha mai avuto motivo di dubitare dell’orientamento sessuale di suo fratello.»
«No», rispose Ignacio, seccamente e con durezza.
«Sembra molto sicuro.»
«Sicurissimo. E si ricordi che era un personaggio pubblico con i fotografi sempre alle costole. Sarebbero stati ben felici di poter rivelare al mondo intero che Pablo Ortega era un maricón.»
«Ma se fosse stata rivelata una cosa simile, crede che lo avrebbe sopportato? O sarebbe stato sufficiente a farlo precipitare, dati gli altri suoi problemi?»
«Non mi ha ancora detto come è morto.»
Falcón gli spiegò tutto, compresi i particolari raccapriccianti. Ignacio tremava per l’emozione, i lineamenti sconvolti dalla sofferenza. Si nascose la faccia tra le mani, lasciando bruciare la sigaretta stretta fra le dita.
«Pablo le aveva mai mostrato la sua collezione?» domandò Falcón, cambiando discorso per aiutarlo a riprendersi.