I due uomini tornarono alla finestra.
«Che diceva la lettera di Montes alla moglie?»
«’Mi dispiace… perdonami… ho fallito’, le solite stronzate», rispose Ramírez.
«Niente sulla protezione o sulla cura della famiglia?»
«Alla fine diceva: ‘Non preoccuparti, si prenderanno molta cura di voi’. Non è che stiamo diventando paranoici?»
«E il suo numero due, il suo Inspector? Non ha niente da dire?»
«Niente. Traumatizzato dalla cosa.»
«Come il resto della squadra», disse Falcón. «Ammesso che prendesse soldi, lo faceva da solo.»
«E ammesso che li prendesse, doveva metterli da qualche parte, no? E doveva anche far sapere alla moglie dov’erano e lei dovrà andare a prenderli o farne qualcosa.»
«Vado a fare rapporto al Comisario Elvira», disse Falcón. «Intanto vediamo di scoprire chi era il legale di Montes.»
Prima che Falcón potesse fare rapporto, Elvira lesse la lettera di cui aveva fatto fare una fotocopia, seguendo le parole con la matita come se stesse facendo i compiti a casa. Nel rapporto Falcón si attenne ai fatti, senza offrire congetture.
«Le chiederò di azzardare una sua opinione, Inspector Jefe», disse Elvira, quando Falcón ebbe finito. «È il primo suicidio che abbiamo mai avuto alla Jefatura, farà chiasso sulla stampa. Il Diario de Sevilla ha già chiamato.»
«Fino alla settimana scorsa conoscevo Montes solo di vista», disse Falcón. «Ero andato da lui per chiedergli di un certo Eduardo Carvajal, un nome che era nella rubrica di Rafael Vega e che avevo trovato anche nel corso delle indagini sulla morte di Raúl Jiménez.»
«Conosco quel nome», disse Elvira. «Lavoravo a Málaga quando Carvajal morì in un presunto incidente stradale. Era il testimone chiave in un processo per un caso di pedofilia. Come certo saprà, la cosa venne messa a tacere. L’auto fu distrutta prima che potesse essere esaminata e non tutto era apparso chiaro sulla natura delle ferite alla testa.»
«Montes mi aveva detto che Carvajal avrebbe dovuto renderlo famoso. Gli aveva promesso di fare dei nomi. Poi morì e alla fine furono condannati solo quattro membri del giro di pedofili.»
«Le rivelo qualcosa che non deve uscire da questa stanza», disse Elvira. «I politici avevano fatto sapere alle nostre alte sfere che l’incidente stradale di Carvajal non avrebbe dovuto arrivare ai media.»
«Come può immaginare, è bastato fare il nome di Carvajal perché affiorassero ricordi dolorosi alla mente dell’Inspector Jefe Montes», disse Falcón. «Montes ha spiegato che Carvajal era l’uomo che procurava i bambini e che la fonte di bambini era la mafia russa. C’è un collegamento tra Rafael Vega e due russi che stanno investendo denaro in modo insolito in due progetti immobiliari sotto la copertura della Vega Construcciones. L’Interpol ci ha informato che quei russi sono noti mafiosi. Venerdì sera avevo chiamato Montes per fargli quei nomi, ma era ubriaco. Gli ho telefonato di nuovo stamani e mi ha detto che mi avrebbe visto volentieri per parlarne. Poi si è buttato dalla finestra.»
«Stando alla visita psicologica dell’anno scorso, aveva un problema di alcolismo dal 1998… l’anno in cui Carvajal è morto in quell’incidente stradale. E negli ultimi otto mesi non è stato bene.»
«Aveva accennato a calcoli renali e a un’ernia.»
«Aveva anche un disturbo al fegato che ogni tanto lo faceva stare molto male.»
«E che accresceva il suo stress», disse Falcón.
«Che cosa pensa della lettera alla squadra?»
«Volevo dire un’altra cosa su Montes e Carvajal a proposito della lettera. Montes ha detto a me del collegamento con la mafia russa. Ha fatto a me un quadro sul traffico di esseri umani della mafia. Se si fosse lasciato corrompere e avesse avuto paura di essere scoperto, perché è di questo, se non sbaglio, che stiamo parlando, perché avrebbe dovuto darmi queste informazioni? Quando ho letto la lettera ho avuto l’impressione che lo sforzo di tenere tutto chiuso dentro di sé fosse così grande da non riuscire a impedire che qualcosa trapelasse. Non era stato ‘capace di realizzare le cose positive’ che avrebbe voluto fare, il che potrebbe voler dire che ne aveva fatte di cattive. La ‘corruzione’ è forse qualcosa che è capitato a lui. ‘Il peso’ è il suo senso di colpa. Si sente ‘in trappola’ e ‘incapace di comunicare’, perché sta agendo contro tutto ciò in cui aveva creduto. E l’ultima riga, quando parla di protezione per la famiglia implica un pericolo per i suoi. Io credo che l’Inspector Jefe Montes fosse una brava persona che aveva fatto, o era stata costretta a fare, una pessima scelta e se ne era pentita amaramente.»
«Le ho chiesto la sua opinione e lei me l’ha data», disse Elvira. «È inutilizzabile, naturalmente. Ora voglio le prove. Lei si rende conto che sarà spiacevole, Inspector Jefe?»
«Forse vorrà parlare con il Comisario Lobo delle implicazioni politiche per la Jefatura di quanto sto per proporle», fece presente Falcón, «e cioè tenere sotto stretta sorveglianza i movimenti della signora Montes nei prossimi giorni.»
21
Lunedì 29 luglio 2002
Ora che il coinvolgimento di Alicia Aguado nel caso di Sebastián Ortega era di dominio pubblico, Falcón decise di parlare delle sue intenzioni al Comisario Elvira. Si era reso conto che le sue ragioni per farla intervenire erano piuttosto deboli e che il direttore del carcere ovviamente avrebbe preferito impiegare il suo psicologo. Chiese a Elvira di parlare con il direttore, facendo presente il rapporto di Alicia Aguado con il detenuto e la fiducia della psicologa di riuscire a comunicare con Sebastián. Elvira lo fissò dritto in faccia mentre Falcón esponeva il suo problema, con l’aria di non essere affatto convinto, ma assentì silenziosamente. Falcón gli chiese anche che qualcun altro si occupasse della sorveglianza della signora Montes, ma Elvira disse che in proposito aveva le sue idee.
La sala operativa della squadra Omicidi era vuota, solo Ramírez era in piedi davanti alla finestra.
«Dov’è andata Cristina?» gli domandò Falcón.
«Ha trovato un tizio della Narcotici che pensa di sapere come rintracciare Salvador Ortega. Ha intenzione di parlarmi di questa cosa?»
«E le caselle postali?»
«Solo quella di Emilio Cruz, nessuna a nome Montes o Vega», rispose Ramírez. «Ho chiamato le banche, per vedere se esistesse una cassetta di sicurezza per questa chiave e ne ho trovata una a nome di Emilio Cruz al Banco Banesto.»
«Bene. Nessuna notizia del legale di Montes?»
«Gli ho parlato. Non sentiva Alberto Montes da tre anni, l’ultima volta era stato per una modifica al testamento.» Ramírez alzò una mano. «No, ora deve parlarmi di Salvador Ortega. So chi è, mi dica solo perché vogliamo metterci in contatto con lui.»
«Perché Pablo aveva rapporti con suo nipote e il nipote forse sapeva che problema si fosse venuto a creare tra i due fratelli.»
«E questo potrebbe aiutarci a trovare l’assassino di Vega?»
«Rifletta per un momento al modo in cui Vega è stato ucciso», lo invitò Falcón.
«È stato un modo crudele… vendicativo. Volevano che soffrisse. I mafiosi agiscono così, lo fanno per dare un esempio ad altri che potrebbero pensare a tradirli.»
«Esatto, e per questo motivo dobbiamo cercare di chiarire il loro movente, perché ora come ora io non vedo altro se non che Vega era utile ai loro piani», spiegò Falcón. «Adesso ascolti i nomi che le farò e sappia che queste persone si conoscevano tutte tra loro: Raúl Jiménez, Ramón Salgado, Eduardo Carvajal, Rafael Vega, Pablo e Ignacio Ortega.»
«Crede che ci sia un collegamento con il giro di pedofili?» domandò Ramírez. «Come sa che Ortega conosceva Carvajal?»