«È importante, Inspector Jefe?»
«Stiamo costruendo un quadro della vita della vittima, signor Vásquez. La loro morte potrebbe aver avuto un effetto significativo sullo stato psichico del signor Vega, se, poniamo, fossero morti in un incidente stradale quando era bambino. Se fossero stati assassinati, l’effetto sarebbe ancora più significativo. Il permanere eventuale di interrogativi senza risposta, specialmente se non ci fosse stata una condanna, potrebbe aver fatto nascere in lui la volontà, non tanto di scoprire la causa della loro morte, cosa che potrebbe essere stata superiore alle sue possibilità, quanto di dimostrare qualcosa a se stesso. Per scoprire la sua identità.»
«Mio Dio, Inspector Jefe», disse Vásquez, «forse è la sua esperienza personale a renderla così esperto su questo argomento, ma io non posso aiutarla, mi dispiace, non so niente in proposito. Sono sicuro che esistono dati…»
«Da quanto tempo lo conosceva?» intervenne Calderón.
«Dal 1983.»
«L’ha conosciuto qui… a Siviglia?»
«Voleva comprare un terreno. È stato il suo primo progetto.»
«E prima che cosa faceva?» domandò Falcón. «Solo macellando animali non si comprano molti terreni.»
«Non glielo domandai. Era il mio primo cliente, avevo ventotto anni, non volevo fare o dire nulla che mi facesse perdere l’incarico.»
«Così la sua storia personale non la interessava… la possibilità che potesse essere un disonesto?» domandò Falcón. «Come vi eravate conosciuti?»
«È entrato un giorno nel mio studio. Probabilmente lei non sa bene come funzionino gli affari, Inspector Jefe, ma in questo genere di lavoro bisogna saper rischiare. Se si vuole la sicurezza in tutto, non si lavora in proprio… si lavora per lo Stato.»
«Aveva un accento particolare?» domandò Falcón, ignorando l’allusione offensiva.
«Parlava andaluso, ma non so se fosse nato qui. Era vissuto all’estero. So che parlava inglese con accento americano, per esempio.»
«Non gli ha mai fatto domande a questo proposito?» disse Falcón stupito. «Mentre pranzavate insieme, voglio dire, o davanti a una birra, non in un interrogatorio.»
«Senta, Inspector Jefe, io volevo solo occuparmi dei suoi affari, non volevo sposarlo.»
Il Médico Forense si affacciò nella stanza e annunciò che stava andando al piano superiore per esaminare il cadavere della signora Vega. Calderón lo seguì.
«Il signor Vega era sposato quando lo ha conosciuto?» domandò Falcón a Vásquez.
«No. Non c’erano cause di divorzio in corso, ma credo che avesse un certificato di morte della prima moglie. Dovrà chiedere ai genitori di Lucía.»
«Quando si erano sposati?»
«Otto… dieci anni fa, più o meno.»
«L’avevano invitata al matrimonio?»
«Gli ho fatto da testigo.»
«L’uomo di fiducia sotto tutti i punti di vista.»
«Che ne pensa del passatempo del mio cliente?» domandò Vásquez, cercando di riprendere il controllo del colloquio.
«I suoi genitori ‘erano stati uccisi’. Suo padre faceva il macellaio. Forse era il suo modo di mantenerne viva la memoria», suggerì Falcón.
«Non credo che suo padre gli piacesse molto.»
«Allora qualche rivelazione personale gliel’aveva fatta.»
«Nel corso di questi… vent’anni o quasi ho raccolto qualche accenno. Ad esempio che il padre era molto severo con il suo unico figlio, una delle sue punizioni preferite era di farlo lavorare nella macelleria gelida in maniche di camicia. Rafael soffriva di dolori reumatici alle spalle e dava la colpa a quel trattamento subito da ragazzo.»
«Forse macellare gli animali lo faceva sentire a suo agio. Intendo dire non solo perché era bravo, ma perché riduceva qualcosa di grande e di poco maneggevole in pezzi piccoli e utilizzabili», disse Falcón. «E questo è anche il lavoro del costruttore. Prende i complessi progetti dell’architetto e li scompone, trasformandoli in una serie di opere che utilizzano l’acciaio, il cemento, i mattoni, la calce.»
«Credo che le poche persone a conoscenza del suo hobby lo trovassero più… sinistro.»
«L’idea dell’imprenditore di successo e dai modi educati che fa a pezzi la carcassa di un animale? Sì, suppongo che questo genere di attività abbia qualcosa di brutale.»
«Molti di quelli che frequentavano il signor Vega credevano di conoscerlo», disse Vásquez. «Vega sapeva trattare con la gente e mostrarsi affascinante, conosceva d’istinto i punti forti e le debolezze delle persone, faceva sentire gli uomini interessanti e potenti e le donne misteriose e belle. Era impressionante vederlo in azione. Qualche tempo fa, però, mi sono reso conto… di non conoscerlo affatto. Aveva fiducia in me, sì, ma solo per quanto riguardava gli affari, non si confidava mai.»
«Però lei è stato il suo testimone di nozze, è qualcosa di più di un semplice rapporto professionale.»
«Lei sa che nel rapporto con Lucía esisteva un elemento di interesse… o piuttosto nel rapporto con la famiglia di lei.»
«Possedevano dei terreni?» domandò Falcón.
«Grazie a lui sono diventati molto ricchi», disse Vásquez, annuendo.
«E non erano troppo curiosi del passato misterioso del genero.»
«Volevo solo farle capire che essere testimone di nozze non implicava un rapporto più intimo…»
«Di quello che aveva Vega con sua moglie?»
«Ne parlerà sicuramente con i genitori di Lucía,» affermò Vásquez.
«Com’era col figlio, Mario?»
«Gli voleva bene, era molto importante per lui.»
«Strano che abbia aspettato i cinquant’anni e passa per mettere su famiglia.»
Silenzio mentre Vásquez frugava nella sua mente avvocatesca.
«A questo proposito non posso aiutarla, Inspector Jefe.»
«Però le ho dato da pensare.»
«Ho menzionato il certificato di morte. Stavo solo ripensando ad altre conversazioni.»
«Lei ha conosciuto Vega quando aveva quasi quarant’anni. Era abbastanza ricco da poter comprare terreni?»
«Aveva trovato dei finanziamenti.»
«Comunque sia, un uomo di quella generazione, un uomo così abbiente, normalmente avrebbe dovuto essere già sposato.»
«Sa, non parlava mai della sua vita di prima, della sua vita di quando non ci conoscevamo ancora.»
«A parte il padre macellaio.»
«E anche di questo mi aveva parlato solo per via dei permessi necessari per costruire questa stanza quando aveva ristrutturato la casa. Io avevo visto i disegni, aveva dovuto darmi una spiegazione.»
«Quando gliene aveva parlato?»
«Dodici anni fa», rispose Vásquez. «Ma non mi ha mai raccontato tutta la storia della famiglia.»
«Le aveva parlato delle punizioni che gli infliggeva il padre.»
«Qualche accenno, nessun vero racconto.»
Felipe, il più anziano dei due della scientifica, si affacciò sulla soglia.
«Vuole parlarne subito, Inspector Jefe?»
Falcón annuì. Vásquez gli porse il suo biglietto da visita e le chiavi della casa, dicendo che sarebbe rimasto a Siviglia perlomeno un’altra settimana prima delle ferie di agosto. Mentre si voltava per andarsene suggerì a Falcón di aprire la porta in fondo alla macelleria: dava nel garage, dove troneggiava una Jaguar color argento nuova di zecca.
«Gliela avevano consegnata la settimana scorsa, Inspector Jefe. Hasta luego.»
Falcón raggiunse gli altri nella cucina. Felipe stava osservando Jorge che ispezionava la base dei mobili.
«Trovato qualcosa?» domandò Falcón.
«Finora niente», rispose Felipe. «Il pavimento è stato lavato di recente.»
«Il piano di lavoro?»
«No, là ci sono impronte dappertutto, solo il pavimento è stato lavato», disse Felipe. «Con un litro di quell’acido nelle budella avrebbe dovuto avere le convulsioni, almeno così si potrebbe pensare. Ha mai sofferto di calcoli ai reni, Inspector Jefe?»