«Noi entriamo nella vita degli altri unicamente nei momenti di crisi», spiegò Falcón. «Qualche volta siamo costretti a semplificare, a tagliare fuori il grigio. Io cerco di non farlo, tutto qui. Ora suono il campanello e vorrei che lei mi aprisse.»
«D’accordo, Inspector Jefe, può entrare. Ho bisogno di un orecchio imparziale. Prima però deve sapere una cosa: entrando, otterrà soltanto di mettersi in pericolo, non modificherà in niente l’esito finale. È già scritto, il fato l’ha deciso già da molto tempo.»
«Capisco», disse Falcón e suonò il campanello per non far calare la pressione.
Venne ad aprire Calderón. Era tutto sudato ma rabbrividiva per l’aria condizionata, aveva lo sguardo smarrito e supplichevole di un mendicante. Maddy Krugman era in piedi alle sue spalle, l’espressione fiera e spavalda. Dietro di lei Marty teneva la rivoltella puntata contro la testa di Calderón.
«Avanti, Inspector Jefe! Chiuda la porta a doppia mandata e metta la catena.»
Krugman era calmo. Mentre Falcón richiudeva la porta, fece sdraiare gli altri due sul pavimento dell’ingresso, le mani dietro la nuca, tastò il busto e le gambe di Falcón e gli chiese di fargli vedere le caviglie, poi fece tornare tutti in salotto dove Calderón e Maddy ripresero i loro posti sul divano. I movimenti della donna erano languidi, come se la cosa non la riguardasse, come se si trovasse costretta a partecipare a una noiosa riunione di famiglia.
«Mi metterò qui», disse Falcón, scegliendo una poltrona vicina alla porta scorrevole, così che García potesse vederlo chiaramente.
«Perché non unirsi a noi in prima fila?» domandò Maddy.
«Va bene così», disse Krugman.
«Come ha fatto a entrare nell’appartamento, Marty?» domandò Falcón.
«Agli amanti piace andare fuori a cena.»
«Non siamo amanti», intervenne Maddy, irritata.
«Li stavo aspettando fuori.»
«Crede che siamo amanti», disse Maddy, cercando di far capire a Falcón l’assurdità dell’idea.
«Se non lo siete, allora che cazzo siete?» domandò Marty in inglese. «Che cazzo ci fate in questo appartamento, vestiti così, pronti per uscire a cena, se non siete amanti?»
«Sua moglie risponderà alle domande, Marty», disse Falcón, «ma in genere le persone diventano nervose con un pistola puntata contro, si mettono sulla difensiva, si fanno prendere dalla collera…»
«Oppure si ammutoliscono», lo interruppe Marty, spostando la canna in direzione di Calderón.
«Lo sta accusando di essere l’amante di sua moglie, forse pensa che sia meglio tenere la bocca chiusa.»
«Sento perfino l’odore della sua paura.»
«Si tratta di una pistola carica.»
«Quando si fa quello che fa lui, bisogna aspettarsi anche questo.»
«Non so che problema hai, Marty. Sapevi fin dal primo giorno che Esteban veniva da noi perché voleva portarmi a letto come tutti gli altri. Sapevi anche che a me non interessava. Non è il mio tipo.»
«Ti conosco, Maddy, so come funziona la tua mente, ricordalo. Qui la tua bravura nelle pubbliche relazioni non ti servirà a nulla, perché questi due giovanotti, anche se ti credessero, non sarebbero in grado di aiutarti.»
«Che cosa ti è successo, Marty?» domandò Maddy Krugman, il viso trasformato improvvisamente in una maschera di viva preoccupazione.
«È successo che ti ho conosciuto», rispose il marito, gli occhi spalancati e furibondi.
«Capisce ora il mio problema?» disse Maddy, rivolgendosi a Falcón. «Come si può pensare di vivere così? Io vivo così sempre e ogni tanto ho bisogno di una pausa di respiro. La tensione è troppa. Per questo esco con Esteban, è una persona di fascino, mi lusinga…»
«Ti lusinga?» esclamò Marty. «Lusinghe! Mi stai dicendo che fai questo per quattro complimenti? Ti sei ammattita del tutto?»
«Calma, Marty!» intervenne Falcón.
«Ora la stronza vuole essere lusingata», continuò Marty. «È capace di buttare dalla finestra vent’anni di matrimonio per qualche complimento. Sono bravissimo anch’io a fare complimenti. Che c’è di difficile? Amor mio, al tuo confronto Man Ray è un dilettante. Che ne dici? Sarai considerata allo stesso livello di Lee Miller. Va meglio così?»
«Marty», disse Falcón e la testa di Krugman si girò di scatto. «Lei ha diritto a una risposta e l’avrà, ma si tratta di una questione di famiglia, non merita l’uso di una pistola. La dia a me e lasci che…»
«Dalle mie parti tutto merita l’uso di una pistola. Ci tirano su in questo modo, ce l’abbiamo nel sangue.»
«Per carità, lascia perdere, Marty», lo interruppe la moglie, con aria di noia infinita.
«Lei non capisce, Inspector Jefe», riprese Marty, stringendo l’arma nel pugno più saldamente. «Non sa che cosa ho fatto io per lei.»
«Come? Come?» esclamò Maddy. «Che cosa avresti fatto tu per me?»
Marty esitò. Il filo logico dentro di lui parve spezzarsi, tutto l’impianto così accuratamente predisposto andò in cortocircuito. Una parte di lui sapeva bene perché si trovasse lì, ma un’altra parte trovava tutto ciò un mistero assoluto. Era sempre la stessa cosa, voleva lasciarla e non poteva lasciarla, non voleva vivere con lei, ma non resisteva alla forza di attrazione della sua orbita.
«Sono qui per via di ciò che ho fatto per te», disse. «Noi siamo uniti in eterno da quell’atto.»
«Che cosa ha fatto per sua moglie, Marty?» intervenne Falcón.
«È una storia lunga.»
«Il tempo non ci manca.»
«Stia attento», lo avvertì Maddy. «Non ha idea di quanto sia capace di parlare quest’uomo, glielo consenta e potrebbe ritrovarsi a dover ascoltare un Discorso alla Nazione alla decima potenza.»
«Lascialo parlare», sibilò Calderón a labbra strette, sbiancate.
Silenzio. Marty batté le palpebre per impedire al sudore di colargli negli occhi. Passarono secondi che parvero minuti.
«Vivevamo nel Connecticut», disse alla fine, col tono di chi stesse leggendo un testo di storia. «Io lavoravo a Manhattan, Maddy aveva un lavoro part-time in città. Io lavoravo molto, quando ero a casa il fine settimana mi sentivo come se fossi stato via per un lungo viaggio. Raramente vedevo la casa con la luce del giorno. Una mattina sul lavoro svenni e battei la testa contro lo spigolo della scrivania. Mi mandarono a casa. Maddy avrebbe dovuto esserci, ma non c’era, così mi misi a letto e mi addormentai. Svegliandomi, pensai a come avessi fatto a perdere così il controllo della mia vita. Decisi che era tempo di cambiare, mi sarei preso un periodo di riposo, saremmo andati via, a vivere in Europa. Ero in piedi davanti alla finestra della camera, con la testa piena di tutti questi progetti, quando la vidi tornare. Non l’avevo mai vista camminare così, era come se salterellasse… sì, come una bambina che salterellasse. E mi resi conto che stavo vedendo una persona molto felice.
«Scesi per andarle incontro. Aprì la porta e io ero là. E vidi la sua espressione cambiare di colpo, la felicità scomparire, il piombo di nuovo nei piedi. Mi sorrise come se io fossi un parente ritardato. E compresi che qualcun altro la stava rendendo felice.
«Non le parlai dei miei progetti, le dissi soltanto del malore. Poi cominciai a osservarla e notai tutte le cose che non avevo notato prima. Non c’è come il sospetto per rendere acuti la vista e l’udito. Cominciai ad affidare parte del lavoro ai miei assistenti, mi presi tempo libero ogni volta che mi era possibile, la pedinai e scoprii Reza Sangari.»
Marty si passò la pistola sulla fronte sudata. Quel nome, solo a pronunciarlo, gli era costato uno sforzo. Si umettò le labbra.
«Sono bravo come spia, sa», riprese. «Non così bravo da impedire fino alla fine alla donna con cui vivevo di scoprire che la spiavo, ma abbastanza da inchiodare Reza Sangari. Non mi ci volle molto per sapere tutto delle altre donne che vedeva, aveva organizzato perfettamente gli appuntamenti: certi giorni erano per Françoise, altri per Maddy, altri ancora per Helena, senza contare quelle nel mezzo. Facile.»