«Siamo qui perché Elvira vuole coprirsi le spalle. È scettico, ma vuole essere sicuro che non ci sia nessun collegamento palese tra Krugman e — come dire? — un americano misterioso. Ciò significa che dobbiamo esaminare di nuovo tutte le fotografie di Maddy Krugman e…»
«Ma se fotografava sconosciuti!»
«Però nessuno che parlasse con il marito giù al fiume.»
«E ammettendo che troviamo una foto?»
«Di nuovo scettico, José Luis», disse Falcón. «Se quindici anni fa le avessi detto che la mafia russa avrebbe controllato il settanta per cento del mercato della prostituzione in Europa, mi avrebbe riso in faccia. Ma ormai tutto è possibile. La gente ha cominciato a vedere gli aeroplani come bombe, si può comprare una nuova identità per le strade di qualunque città europea in quarantotto ore per poche migliaia di euro. In qualche minuto un AK-47 può essere nostro, esistono cellule di Al-Qaeda in quasi ogni Paese del mondo. Perché la CIA non dovrebbe avere in corso una piccola operazione a Siviglia, quando l’Europa intera è ormai una civiltà dove ribollono anarchia e decadenza?»
«Per favore, mi ricordi di vivere nella paura, Javier», commentò Ramírez. «Secondo me il punto è questo: che succede se troviamo una foto di Krugman con un americano misterioso? Il consolato nega tutto, Krugman era un pazzo che ha ucciso la moglie e se stesso. E noi che facciamo?»
«Sono morte sei persone in meno di una settimana, cinque delle quali erano vicini di casa. Perfino se non fossi un poliziotto troverei la cosa molto strana. Potremmo forse essere in presenza di una sorta di implosione collettiva inconscia, dove ogni decesso o suicidio produce una pressione mentale sulla vittima successiva. Oppure… potremmo semplicemente non vedere i collegamenti, perché non sappiamo abbastanza.»
Il cellulare vibrò nella sua tasca. Elvira lo convocava subito alla Jefatura, stava arrivando qualcuno del consolato americano. Falcón lasciò gli altri alla loro ricerca e tornò a Calle Blas Infante.
Il consolato americano aveva inviato un funzionario addetto alle comunicazioni di nome Mark Flowers, un uomo sulla cinquantina, di bell’aspetto, abbronzato e con capelli neri sicuramente tinti. Parlava un castigliano perfetto ed era perfettamente al corrente di tutto. «Ho letto i due rapporti, quello dell’Inspector Jefe Falcón e quello del Juez Calderón. Mi hanno informato che sono stati scritti separatamente. Nell’insieme i particolari sembrano combaciare e, data l’assenza di contraddizioni serie, ho ritenuto di poter riferire al console che li ritenevo accurati e veritieri. Entrambi i rapporti sono stati perciò inviati alla CIA a Langley per avere i loro commenti. Negano categoricamente di sapere qualcosa non solo di Marty Krugman, ma anche del cosiddetto consulente, Foley Macnamara. Il Comisario Elvira ha anche domandato se alla CIA risultasse che un certo Miguel Velasco, alias Rafael Vega, un ex militare cileno, fosse stato addestrato dalla CIA. Mi hanno informato di aver fatto ricerche su tutto il loro personale fin dalla creazione della CIA dopo la seconda guerra mondiale e nessuno con quel nome ne ha mai fatto parte. Hanno anche fatto presente che in nessun momento durante gli eventi della scorsa notte Marty Krugman ha mai fatto riferimento a Rafael Vega come Miguel Velasco. E hanno avuto l’impressione che quanto ha detto Krugman fosse la sua interpretazione dei problemi mentali del signor Vega. È stato Krugman a dedurre che Vega fosse stato un militare cileno coinvolto nelle torture. Descrivono il signor Krugman come un classico mitomane con un’immaginazione compromessa da psicosi, un uomo che, data la sua esperienza personale della politica sudamericana di quel periodo, non avrebbe avuto difficoltà a…»
«Di quale esperienza personale nella politica sudamericana si tratta?» lo interruppe Falcón.
«L’Immigrazione ha fatto una ricerca sugli spostamenti di Marty Krugman al di fuori degli Stati Uniti. Hanno trovato che il Sud America lo interessava molto, tanto, date anche le sue idee liberali e di sinistra, da compiere ben quattro viaggi in Cile tra il marzo 1971 e il luglio 1973. Come sapete, durante il governo di Allende, l’amministrazione americana era seriamente preoccupata degli sviluppi della politica marxista cilena e di conseguenza i cittadini americani che si recavano in quel Paese erano controllati da vicino.»
«Che cosa sapete della prima moglie di Vega e di sua figlia?» domandò Falcón.
«Come potete immaginare, in questo caso è più difficile verificare. Sappiamo soltanto che né Miguel Velasco, né Rafael Vega si sono sposati negli Stati Uniti», rispose Flowers.
«Mi riferivo al fatto che, secondo Krugman, l’angoscia di Vega nasceva dalla paranoia che fossero stati i suoi nemici a uccidere l’intero nucleo familiare della figlia.»
«Chi sarebbero questi nemici?»
«Quelli che lo hanno inserito in un programma di protezione dei testimoni a cui ha ritenuto di doversi sottrarre.»
«Forse le interesserà sapere che la ricerca della CIA sul personale militare cileno ha rivelato come Miguel Velasco fosse un famigerato membro del regime di Pinochet, noto per le sue tecniche di interrogatorio assolutamente non convenzionali e molto sgradevoli. Il movimento rivoluzionario di opposizione, il MIR, lo conosceva con il soprannome di El Salido: il pervertito.»
«Ma che cosa ha da dire la CIA sulla parte dell’FBI nella faccenda? Di sicuro la CIA non poteva non interessarsi a un uomo che abbandona un programma di protezione dell’FBI dopo aver testimoniato in un processo sul traffico di droga», disse Falcón.
«La CIA ha esaminato quei documenti solo alla luce del comportamento e delle asserzioni di Krugman. So che hanno un dossier su Miguel Velasco a causa delle sue azioni sotto il governo Pinochet. Se fosse esistito qualcos’altro, naturalmente sarebbe stato agli atti.»
«Lei ha fornito risposte con grande rapidità ed efficienza», si complimentò Falcón.
«Si fanno un vanto di essere rapidi ed efficienti», convenne Flowers. «Dall’11 settembre ci sono stati cambiamenti nel Servizio, specialmente sulla prontezza nel trattare tutte le questioni che abbiano un riferimento a quella data, anche se in questo caso si riferiva al 1973.»
«Avevo inserito un breve resoconto del caso Vega nei rapporti», intervenne Elvira, «a scopo di delucidazione.»
«È stato molto utile, Comisario», lo ringraziò Flowers.
«Quale sarebbe la reazione della CIA se potessimo fornire prove fotografiche degli incontri tra il signor Krugman e… i funzionari del governo americano?» domandò Falcón, cominciando a trovare Mark Flowers un po’ troppo corretto e complimentoso.
«Una reazione di estrema sorpresa, immagino», rispose Flowers, del tutto impassibile.
«Come sa, la moglie di Krugman era una fotografa molto conosciuta e attiva. Amava particolarmente scattare foto di gente giù al fiume, cioè dove il marito ha detto di incontrarsi con ‘Romany’, secondo il nome in codice.»
Flowers batté le palpebre, ma non disse nulla. Porse a Elvira il suo biglietto da visita e uscì.
«Ha qualche prova fotografica?» domandò Elvira.
«No, Comisario», rispose Falcón, «era solo un modo per concludere una linea di indagine. O Krugman era un mitomane, e allora non sentiremo più parlare di Flowers, oppure stava davvero fornendo informazioni e allora qualcuno al consolato sarà molto in ansia. Mi piacerebbe essere informato, se dovesse ricevere qualche comunicazione da parte di un’autorità più elevata.»
Squillò il telefono di Elvira e Falcón si alzò per accomiatarsi, ma il Comisario lo fermò con un gesto della mano, rimase in ascolto, prese un appunto e riattaccò.
«Era un funzionario del comune di Aracena», riferì. «Ha appena saputo dai vigili del fuoco che l’incendio di questi ultimi giorni nei boschi intorno ad Almonaster la Real è di origine dolosa. Hanno rintracciato il focolaio in una finca isolata di proprietà dell’Inspector Jefe Alberto Montes. L’interno della casa è stato distrutto quasi completamente, ma è stato rinvenuto un rudimentale timer: a loro parere era stato collegato a un dispositivo incendiario che ha dato fuoco a una grande quantità di benzina.»