Falcón fece per dire qualcosa, ma Elvira lo fermò.
«Ho appena ricevuto altri due rapporti, che potrebbero essere interpretati come sfortunati incidenti o come coincidenze sinistre. Il dottor Alfonso Martínez, deputato al parlamento regionale, è in rianimazione dopo che la sua auto è uscita di carreggiata sull’autostrada tra Jerez de la Frontiera e Cadice e si è schiantata contro un cavalcavia. E la moglie di Enrique Altozano ha trovato gli indumenti del marito sulla spiaggia tra Pedro de Alcántara e Estepona e ha avvertito la polizia. Stanno perlustrando la costa, ma senza risultato. Era il dirigente del settore urbanistico del comune di Siviglia, responsabile delle concessioni edilizie.»
Questa volta Falcón non tentò nemmeno di parlare.
«Gli uomini di potere sono come sciacalli nella prateria, fiutano l’odore degli scandali, lo avvertono a distanza di chilometri», continuò Elvira. «L’occupazione del politico è di mantenere il potere sempre. Non necessariamente vuole negare che sia successo qualcosa di sgradevole, ma vuole contenere lo scandalo, in modo che le istituzioni non si disintegrino del tutto.»
«Lei mi sta preparando a qualcosa, Comisario», disse Falcón. «Spero che non si tratti di una delusione nei riguardi di quelle istituzioni o delle persone che le fanno funzionare.»
«Le dico come stanno le cose, in modo che possiamo proseguire le indagini così da avere il massimo di condanne e il minimo di danni politici seri», spiegò Elvira. «Se facciamo vedere che vogliamo arrestare chiunque sia coinvolto, ci impediranno di farlo. Abbiamo l’esempio del nostro stesso governo. È stato così, ricorda, che Felipe Gonzáles è sopravvissuto allo scandalo delle squadre della morte.»
«Mi crede un fanatico?»
«Sarebbe comprensibile, visto quanto abbiamo saputo finora su questo caso sgradevole.»
«Vediamo se ho capito bene», disse Falcón. «Due uomini importanti sono stati uccisi o si sono suicidati e questo ha messo in allarme altra gente importante. Questo ha fatto capire alla Jefatura che, nel caso volessimo portare avanti le indagini fino alla conclusione logica, ci dovremmo aspettare un esame approfondito della nostra situazione interna. In altre parole, noi mostriamo la loro corruzione a tutti e loro mostrano a tutti la nostra.»
«Il Comisario Lobo ha detto che lei avrebbe compreso perfettamente.»
«Il nostro problema è che la condanna cruciale in questo caso è proprio quella che farebbe crollare l’intero castello di carte», proseguì Falcón. «Ora le dirò come penso siano andate le cose, Comisario. Ignacio Ortega, grazie ai suoi rapporti con i russi, ha sostituito Eduardo Carvajal nel procurare i minori al giro di pedofili, rapporti così stretti che i russi gli facevano avere i lavori senza nemmeno consultare Rafael Vega. Montes, già corrotto al tempo della morte di Eduardo Carvajal, è stato invischiato ancora di più a causa dell’acquisto nelle vicinanze di Almonaster la Real della finca che Ignacio Ortega ha contribuito a ristrutturare. Il risultato del coinvolgimento di Montes nella gestione della finca è stato che le autorità non si sono mai preoccupate di controllare a che uso fosse destinata la casa. Io sono quasi sicuro che Rafael Vega fosse un cliente. Eseguiremo alcune indagini che potrebbero confermarcelo. Mark Flowers ci ha dato un’indicazione sui gusti di Vega quando ci ha detto con quale soprannome fosse conosciuto al tempo del colpo di Stato in Cile. Questi due ultimi incidenti dei quali lei mi ha appena parlato potrebbero significare che Martinez e Altozano erano forse clienti del giro anche loro. Per mettere tutto a tacere dovremmo, teoricamente, neutralizzare i russi, ma non sappiamo come arrivare fino a loro. Poi c’è Ignacio Ortega, ma lui non è il tipo da andare a picco in silenzio. Esigerebbe dai suoi amici di essere salvato, minacciando di rovinare gli altri personaggi appartenenti alle preziose istituzioni alle quali lei accennava.»
«Non lasci trasparire nella voce tutta quella amarezza», raccomandò Elvira. «Capisco che si senta così, ma gli altri, fuori di qui, si limiterebbero a definirla un tipo ‘difficile’ e lei non otterrebbe mai quello che vuole. Che cosa abbiamo su Ortega?»
«Molto poco», ammise Falcón. «Ha avuto un comportamento poco chiaro nei riguardi della morte di suo fratello. Ho parlato con suo figlio Salvador, che fa uso di eroina, e ha rivelato come il padre avesse sistematicamente abusato di lui e del cugino, nonché di altri bambini loro amici. C’era uno scambio di favori nel campo dell’edilizia tra Ignacio Ortega, Vega e i russi. Come minimo Ortega aveva installato l’impianto di aria condizionata nella finca di Montes. L’Inspector Ramírez ha arrestato gli incendiari che hanno dato fuoco alla finca; speriamo che possano darci il modo di incriminare Ignacio Ortega perlomeno come complice in incendio doloso. Il passo successivo potrebbe essere più difficile.»
«Le accuse di violenza sessuale non hanno una grande speranza di essere credute, dati i problemi di droga del figlio. So che è sbagliato, ma così sarebbe vista la situazione.»
«In ogni caso ha detto che non avrebbe testimoniato contro il padre.»
«E Sebastián Ortega è stato condannato per un grave reato.»
«Noi speriamo di dimostrare che non l’ha commesso, ma non ci aiuterebbe comunque con Ortega. Ci serve tempo.»
«E va bene», concluse Elvira, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona, stanco ed esasperato. «Vedete se riuscite a scoprire un legame tra Ignacio Ortega e gli incendiari. Se c’è, dovremo programmare la nostra prossima mossa. E non ho bisogno di dirle che non deve accennare a nulla di tutto questo con Virgilio Guzmán.»
28
Martedì 30 luglio 2002
Nella sala operativa Cristina Ferrera, seduta a una scrivania, con le caviglie incastrate dietro le gambe della sedia, osservava le due stampe delle foto di Marty Krugman sulla riva del fiume. Le passò a Falcón.
Nella prima si vedeva Marty sulla sinistra, seduto su una panchina lungo il fiume. Non era lui il soggetto principale della foto. L’uomo che gli sedeva accanto era uno sconosciuto per Marty come per Falcón.
«La seconda è un ingrandimento dello sfondo di una fotografia più grande», spiegò Cristina Ferrera.
In quell’immagine Marty Krugman era girato di fianco sulla panchina e stava parlando con un uomo che Falcón riconobbe immediatamente: Mark Flowers.
«Queste erano sul computer?» domandò Falcón. «Non esistono negativi?»
Cristina gli porse un CD nella sua custodia.
«Usava due macchine. Per quello che riteneva interessante usava una reflex 35 millimetri, per gli scatti generici usava una digitale. Queste immagini sono state salvate solo su questo disco e sul suo computer portatile.»
«Mi rendo conto che è stato un lavoro lungo e noioso.»
«So che sarebbe stato meglio avere i negativi.»
«Vanno bene anche così», la rassicurò Falcón. «Niente di tutto questo finirà in un tribunale. Dov’è l’Inspector Ramírez?»
«È al piano di sotto, sta sistemando le stanze degli interrogatori. È molto eccitato, ha trovato qualcosa nell’appartamento di uno dei piromani.»
«Voglio che porti questa al laboratorio», le disse Falcón, tirando fuori la lametta da barba che aveva trovato nella finca. «È un tentativo piuttosto disperato, ma vorrei che facessero un test del DNA sui peli rimasti sulle lame e lo confrontassero con quello di Rafael Vega.»
«A proposito, il computer portatile della signora Krugman è nel deposito delle prove»», lo informò Cristina Ferrera, «ma tutto il resto l’ho lasciato nella casa.»
«Le chiavi?»
Cristina le spinse verso di lui sulla scrivania.
«Un’altra cosa», disse Falcón, porgendole il foglietto di carta sul quale aveva riportato la scritta in caratteri cirillici. «Ricorda la traduttrice russa che abbiamo impiegato per Nadia Kouzmikheva? Le chieda di tradurre questo. Per domani.»