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Consuelo prese il pacchetto di sigarette sul tavolino, ne accese una e si allungò sul divano soddisfatta.

«Con lei sono offesa», disse, puntandogli contro la sigaretta accesa. «Non mi ha più telefonato, e dovevamo andare a cena insieme… ricorda?»

«Lei ha cambiato casa.»

«Significa che ha provato a chiamarmi?»

«Non ho avuto molto tempo», disse Falcón sorridendo.

«Sorridere non funzionerà con me», ribatté Consuelo. «So perché lo fa. Dovrà imparare qualche strategia nuova.»

«Sono in un momento critico.»

«Nella terapia?»

«Sì, e ho anche problemi legali con mia sorella Manuela. La mia sorellastra.»

«È un tipo che mira al possesso, mi sembra di ricordare.»

«Vedo che ha letto tutto sullo scandalo.»

«Avrei dovuto essere in coma per evitarlo», precisò Consuelo. «E che cosa vuole Manuela?»

«Soldi. Voleva farmi scrivere un libro sulla mia vita con Francisco, pubblicando tutti i diari e spiegando la parte avuta da me nell’indagine che ha portato tutto quanto alla luce. O meglio, voleva che lo facessi insieme con il suo compagno, un giornalista che avrebbe scritto il libro al posto mio. Io ho rifiutato e lei si è arrabbiata. Ora sta cercando di farmi causa, contestando il mio diritto all’eredità di Francisco, alla casa di Francisco Falcón, visto che non sono suo figlio… Così stanno le cose.»

«Deve battersi.»

«Manuela ragiona in modo molto diverso dal mio. Ha la stessa mentalità di Francisco, il che forse spiega perché non gli sia mai piaciuta molto. È una manipolatrice e un’esperta in pubbliche relazioni, e questa, unita alla sua energia, alla sua ambizione e al suo portafogli, è una combinazione letale.»

«Offrirò io la cena.»

«Non sono ridotto a questo punto. È solo qualcosa che si aggiunge allo stress quotidiano.»

«Quello che le serve, Javier, è un po’ di distensione quotidiana. Quel suo fratello, l’allevatore di tori, Paco. Non le è di nessun aiuto?»

«Andiamo d’accordo, con lui non è cambiato nulla, ma queste cose non sono il suo forte. E ha bisogno anche lui di Manuela. È la sua veterinaria, e basterebbe che alludesse con le autorità a una possibile presenza del morbo della mucca pazza nelle mandrie di Paco per rovinarlo.»

«Lei ha davvero i piedi per terra, malgrado tutto.»

Falcón la ringraziò, senza precisare che probabilmente era merito dei calmanti.

«Però, dopo averne parlato con disprezzo, ora penso che lei abbia proprio bisogno di divertirsi un po’.»

Silenzio. Falcón tamburellò con le dita sul suo taccuino. Le labbra strette di lei mandavano un segnale di triste inevitabilità: Consuelo se ne liberò con una boccata di fumo.

«Avanti con le domande, Inspector Jefe», disse dopo un po’, facendogli segno di avvicinarsi.

«Può continuare a chiamarmi Javier.»

«Bene, Javier, perlomeno avrà imparato alcune cose.»

«Per esempio?»

«Come mettere a suo agio gli altri… o quanto meno i sospetti, inducendoli a parlare.»

«Pensa di appartenere a questa categoria?»

«Non mi dispiacerebbe, così potremmo riprendere l’interessante dinamica fra l’investigatore e il sospettato», rispose lei asciutta.

«E come sa che si è trattato di omicidio?»

«Perché si troverebbe qui, Javier?»

«Io svolgo indagini su qualsiasi decesso che non sia avvenuto per cause naturali.»

«Rafael è morto d’infarto?»

Falcón scosse il capo.

«Allora è un omicidio.»

«O un patto suicida.»

«Un patto?» Consuelo schiacciò il mozzicone nel posacenere. «Quale patto?»

«Abbiamo trovato la signora Vega al piano superiore, morta. È stata soffocata con il guanciale.»

«Oh, mio Dio!» Consuelo si guardò alle spalle un istante. «Mario!»

«Rafael Vega ha bevuto un litro di liquido sturalavandini, probabilmente potenziato con l’aggiunta di un acido o un veleno, o di qualche pillola presa in precedenza. Dovremo aspettare il rapporto del medico legale.»

«Non posso crederci.»

«Significa che non lo ritiene un uomo capace di suicidarsi?»

«Sembrava ben sistemato. Il lavoro, la famiglia… specialmente Mario. Si era appena comprato una macchina nuova, stavano per andare in vacanza…»

«Il signor Vega era presente quando lei ha telefonato per Mario ieri sera?»

«Ho parlato con Lucía. Ho dato per scontato che lui fosse in casa, ma in realtà non lo so.»

«Dove sarebbero andati in vacanza?»

«In genere andavano al Puerto de Santa Maria, ma questa volta avevano deciso che Mario ormai era abbastanza grande e così avevano affittato una casa a La Jolla, vicino a San Diego, volevano portarlo a Sea World e a Disneyland.»

«La Florida sarebbe stata più vicina.»

«Un caldo troppo umido per Lucía», spiegò Consuelo, accendendosi un’altra sigaretta e scotendo la testa, gli occhi rivolti al soffitto. «Davvero non si ha idea di che cosa si nasconda nella testa della gente.»

«Il suo avvocato non ci ha detto niente di tutto questo.»

«Forse non lo sapeva. Rafael era il tipo che teneva la sua vita ben divisa in compartimenti stagni, non gli piacevano le commistioni, una cosa che si confondesse con l’altra. Doveva essere tutto ben separato e al suo posto. Delle vacanze mi ha parlato Lucía.»

«Insomma Vega voleva avere il controllo di tutto?»

«Come molti uomini d’affari di successo.»

«Lo ha conosciuto tramite Raúl?»

«Era stato molto presente dopo l’omicidio di Raúl.»

«Permetteva a Mario di fermarsi a dormire da voi?»

«I miei ragazzi gli erano simpatici.»

«Era un’abitudine regolare, che Mario dormisse qui?»

«Perlomeno una volta la settimana, normalmente il sabato sera o d’estate anche la domenica sera, quando sono più libera. L’unica cosa che non gli lasciava fare era il bagno in piscina.»

«Strano che i Vega non ne avessero una.»

«C’era una piscina, ma Rafael l’aveva fatta riempire e ricoprire di terra. Non gli piacevano le piscine.»

«Chi altri sapeva del vostro accordo su Mario?»

«Qualcun altro avrebbe potuto saperlo, sì, se fosse stato abbastanza ficcanaso», rispose Consuelo. «Javier, non trova tutto questo incredibilmente tedioso?»

«Stando alla mia esperienza è proprio nelle minuzie della vita quotidiana che si scopre qualcosa degli altri. Piccoli particolari che conducono a cose più importanti», spiegò Falcón. «Qualche anno fa stavo cominciando a trovarlo noioso, ma ora, stranamente, ne sono affascinato.»

«Da quando ha cominciato a riorganizzarsi la vita, forse?»

«Prego?»

«Mi scusi, non volevo essere invadente.»

«Me n’ero quasi dimenticato… ma lei è fatta così, non è vero, Doña Consuelo?»

«Può fare a meno del Doña, Javier. E, mi dispiace. Era un pensiero che doveva rimanere tale.»

«Incontro sempre tanta gente che si fa delle idee su di me», disse Falcón. «Per via della mia storia sono diventato di dominio pubblico, l’unico motivo per cui non mi fanno troppe domande è che le domande sarebbero troppe. Non sanno da quale cominciare.»

«Io volevo dire soltanto, e parlo per esperienza, che quando crollano le fondamenta della propria vita, cominciano a contare appunto le piccole cose quotidiane. Sono queste a tenere insieme i pezzi. Sono stata anch’io molto impegnata a ricostruire dall’ultima volta che ci siamo visti.»

«Vita nuova, casa nuova… un nuovo amore?»

«Questa me la sono meritata.»

«È solo il mio mestiere», disse Falcón.

«Era una domanda personale o unicamente a scopo investigativo?»

«Diciamo tutte e due le cose.»

«Non ho nessuno e… se alludeva a questo, a Rafael non interessavo.»