Nel momento in cui attraversò il fiume Anacostia ed entrò nel Maryland, Mal’akh ebbe la sensazione di essere trasportato verso Katherine dalla forza del destino. Sono stato chiamato a un secondo compito stasera… un compito che non avevo previsto. La sera precedente, quando Peter Solomon aveva confessato l’ultimo dei suoi segreti, Mal’akh era venuto a sapere dell’esistenza del laboratorio in cui Katherine Solomon aveva compiuto miracoli: scoperte eccezionali che, se fossero state rese pubbliche, avrebbero cambiato il mondo.
Le sue ricerche riveleranno la vera natura di tutte le cose.
Per secoli le "menti più brillanti" del mondo avevano ignorato le scienze antiche, considerandole ridicole superstizioni scaturite dall’ignoranza, e forti di arrogante scetticismo e nuove tecnologie si erano allontanate sempre più dalla verità. Le scoperte di ogni generazione vengono confutate dalla tecnologia di quella successiva. Così erano sempre andate le cose: più l’uomo imparava, più si rendeva conto di non sapere.
Per millenni l’umanità aveva vagato nelle tenebre… ma ora, come annunciato dalle profezie, si preparava un cambiamento. Dopo tanto brancolare nel buio, il genere umano era arrivato a un crocevia. Si trattava di un evento previsto da tempo immemorabile, preconizzato da antichi testi, da calendari arcaici e dagli astri stessi. La data era precisa, l’evento era imminente. Sarebbe stato preceduto da una grande esplosione di conoscenza… un lampo che avrebbe squarciato le tenebre e offerto all’uomo la sua ultima chance di allontanarsi dall’abisso e imboccare la strada della sapienza.
Sono venuto a oscurare la luce, pensò Mal’akh. È questo il mio ruolo.
Il destino lo aveva legato ai fratelli Solomon. Le scoperte fatte da Katherine all’SMSC rischiavano di spalancare le porte a un nuovo modo di pensare, di dare inizio a un nuovo Rinascimento. Se rese pubbliche, le sue rivelazioni avrebbero catalizzato le energie dell’umanità, spingendola a riscoprire la conoscenza perduta, dandole un potere che superava ogni immaginazione.
Il destino di Katherine è accendere questa torcia.
Il mio è spegnerla.
15
Nell’oscurità più totale, Katherine Solomon cercò a tastoni la porta esterna del laboratorio, pesante e rivestita di piombo. L’aprì e si precipitò nel piccolo atrio. La traversata al buio era durata soltanto novanta secondi, eppure il cuore le batteva fortissimo. Dopo tre anni, dovrei essermi abituata. Provava un gran sollievo ogni volta che dal buio del modulo 5 entrava in quello spazio pulito e bene illuminato.
Il Cubo era un parallelepipedo senza finestre. Le pareti e il soffitto erano interamente rivestiti da una rigida rete di fibre di piombo e titanio che lo faceva sembrare una grossa gabbia dentro un involucro di cemento. Pareti di plexiglas smerigliato lo suddividevano in vani: un laboratorio, una sala controllo, un archivio dati, un locale di alimentazione che fungeva anche da magazzino, un bagno e una piccola biblioteca.
Katherine entrò a passo deciso nel laboratorio, un ambiente luminoso e asettico dotato di avanzatissime apparecchiature di misurazione: due elettroencefalografi, un pettine di frequenze con laser a femtosecondi, una trappola magnetoottica e vari generatori di eventi casuali (REG), macchine quantistiche basate sul rumore elettronico. Sebbene le scienze noetiche prevedessero l’uso di tecnologie all’avanguardia, le scoperte di Katherine erano in effetti molto più mistiche dei freddi macchinari grazie ai quali venivano realizzate. Quanto più nuovi dati arrivavano a sostegno del principio fondamentale della noetica, secondo cui la mente umana ha un enorme potenziale in gran parte inutilizzato, tanto più magia e mito si trasformavano in realtà.
La tesi di fondo era semplice: Abbiamo a malapena scalfito la superficie delle nostre facoltà mentali e spirituali.
Esperimenti condotti in centri come l’Istituto di scienze noetiche della California e il Laboratorio di ricerca delle anomalie di Princeton avevano dimostrato senza ombra di dubbio che il pensiero umano, se opportunamente indirizzato, è in grado di influenzare e modificare la massa fisica. Tali esperimenti non erano trucchi da salotto, tipo piegare cucchiaini, bensì indagini attentamente verificate che portavano tutte alla stessa conclusione: il nostro pensiero interagisce effettivamente con il mondo fisico, che noi ne siamo coscienti o no, e produce cambiamenti fino al livello subatomico.
La mente plasma la materia.
Le scienze noetiche avevano fatto enormi progressi nel 2001, nelle ore immediatamente successive agli attentati dell’11 settembre. Quattro scienziati si erano infatti accorti che, quando il mondo intero si era commosso per quella tragedia, i segnali generati da trentasette REG sparsi in diverse località del globo erano diventati di colpo meno casuali. In qualche modo la condivisione globale di quell’esperienza, il concentrarsi di milioni di menti su un unico evento, aveva influito sulla casualità dei segnali generati da quelle macchine, organizzandone l’output e introducendo ordine nel caos.
Tale sorprendente scoperta sembrava confermare l’antica credenza spirituale in una "coscienza cosmica", una sorta di ampia convergenza di intenzioni in grado di interagire con la materia. Risultati analoghi erano stati ottenuti successivamente nel corso di studi sulla meditazione e la preghiera collettiva condotti per mezzo di generatori di eventi casuali, corroborando l’ipotesi avanzata da Lynne McTaggart nel suo saggio di scienze noetiche, secondo cui la coscienza umana è esterna al corpo e consiste in un’energia altamente organizzata capace di modificare il mondo fisico. Katherine era rimasta affascinata dal saggio della McTaggart, La scienza dell’intenzione, e dal suo studio condotto su scala mondiale utilizzando internet theintentionexperiment. com — per scoprire in che modo l’intenzione umana possa influire sul mondo. Anche altri testi all’avanguardia avevano stimolato la curiosità della studiosa.
Prendendo spunto da tutto ciò, aveva compiuto un grande balzo in avanti nelle sue ricerche, arrivando a dimostrare che il "pensiero focalizzato" può influire praticamente su tutto, dalla velocità di crescita delle piante alla direzione in cui nuotano i pesci in una boccia, al modo in cui si dividono le cellule in una capsula di Petri, alla sincronizzazione di sistemi automatizzati separatamente, alle reazioni chimiche nel corpo umano. Persino la struttura cristallina di un solido può essere modificata nella fase di formazione grazie alla forza della mente. Katherine era riuscita a creare cristalli di ghiaccio straordinariamente simmetrici mandando pensieri amorevoli a un bicchiere d’acqua mentre stava congelando. Incredibilmente, era vero anche il contrario: quando indirizzava all’acqua pensieri negativi, i cristalli assumevano forme caotiche, frammentarie.
Il pensiero umano è veramente in grado di trasformare il mondo fisico.
Gli esperimenti di Katherine si erano fatti sempre più coraggiosi e i risultati sempre più stupefacenti. Con il lavoro svolto in quel laboratorio, era riuscita a dimostrare in modo inequivocabile che l’affermazione "la mente plasma la materia" non è solo un mantra new age. La mente umana ha davvero la capacità di alterare lo stato della materia e, soprattutto, ha il potere di spingere il mondo fisico in una direzione o in un’altra.