"Il suo lavoro sui metasistemi" aveva proseguito Katherine "mi interessa in vista di una possibile applicazione a un progetto a cui sto lavorando. Le andrebbe di parlarne a quattr’occhi? Vorrei chiederle una consulenza."
Katherine Solomon vuole una consulenza da me? Era un po’ come se Maria Sharapova le avesse chiesto dei consigli sul tennis.
Il giorno dopo davanti a casa di Trish si era fermata una Volvo bianca da cui era scesa una donna attraente e snella, in jeans. Trish si era sentita mortificata. Ricca, intelligente e anche magra… E io dovrei credere che Dio è buono? Ma la dottoressa Solomon l’aveva messa subito a suo agio: non si dava per niente delle arie.
Si erano sedute nella grande terrazza dietro la casa di Trish, da cui si godeva un magnifico panorama.
"Che bella casa! Complimenti" aveva detto Katherine.
"Grazie. Sono stata fortunata a vendere la licenza di alcuni software che ho creato quando ero all’università."
"Software per un metasistema?"
"Un precursore dei metasistemi. Dopo l’11 settembre, le autorità si ritrovarono a dover incrociare campi dati enormi… email, cellulari, fax, SMS, siti web… per individuare parole chiave nelle comunicazioni fra i terroristi. Io approntai un programma che permetteva di elaborare quei dati in un modo diverso, ricavando anche un altro genere di informazioni." Aveva sorriso. "Fondamentalmente, il mio era un software per misurare la febbre al paese."
"Come, scusi?"
Trish aveva riso. "Sì, lo so, descritto così sembra assurdo. Diciamo che serviva a quantificare lo stato emotivo della popolazione. Una specie di barometro della coscienza globale, se vogliamo." Poi le aveva spiegato in che modo, utilizzando come campo dati le comunicazioni scambiate nel paese, era possibile valutare l’umore dell’opinione pubblica in base alla "densità delle occorrenze" di parole chiave e indicatori emozionali determinati. Nei periodi tranquilli il linguaggio era più sereno, mentre nei periodi difficili rifletteva lo stress generale. Le autorità potevano ricorrere a campi dati per misurare i cambiamenti nella coscienza collettiva degli americani a seguito, per esempio, di un attacco terroristico, e dare suggerimenti migliori al presidente.
"Molto interessante" aveva osservato Katherine, accarezzandosi il mento. "In sostanza, quindi, lei esamina un insieme di individui… come se si trattasse di un unico organismo."
"Esatto. Un metasistema. Una singola entità definita dalla somma delle sue parti. Il corpo umano, per esempio, è fatto di milioni di cellule, ciascuna delle quali è dotata di attributi e compiti diversi, ma funziona come un unico organismo."
Katherine aveva annuito entusiasta. "Come uno stormo di uccelli o un banco di pesci che si muovono tutti insieme. Noi la chiamiamo convergenza, o entanglement."
Trish aveva intuito che la sua illustre ospite stava cominciando a vedere il potenziale che la programmazione di metasistemi aveva nel suo campo, le scienze noetiche. "Il mio software" le aveva spiegato "è concepito per aiutare le agenzie governative a valutare nella maniera migliore e affrontare crisi di grosse proporzioni come pandemie, tragedie nazionali, atti di terrorismo e cose del genere." Aveva fatto una pausa. "Naturalmente c’è sempre la possibilità che venga usato per altri scopi… magari per avere un quadro degli umori nazionali e prevedere l’esito di un’elezione o la direzione che prenderanno i mercati finanziari all’apertura della Borsa."
"Prestazioni di valore incalcolabile" aveva commentato Katherine.
Trish aveva indicato la sua bella casa. "Così hanno ritenuto le autorità che hanno comprato la licenza."
Katherine l’aveva guardata dritto in faccia con i suoi occhi grigi. "Trish, posso chiederle cosa pensa del dilemma etico sollevato dal suo lavoro?"
"In che senso, scusi?"
"Voglio dire, lei ha creato un software che si presta a usi discutibili. Chi ne dispone può avere accesso a informazioni delicate, non disponibili per tutti. Non ha avuto alcuna esitazione nel metterlo a punto?"
Trish non aveva battuto ciglio. "Assolutamente no. Il mio programma non è diverso da, mettiamo, un simulatore di volo. Ci sarà chi lo usa per prepararsi a missioni umanitarie nel Terzo Mondo e chi per allenarsi a dirottare aerei o lanciarsi contro grattacieli. La conoscenza è uno strumento e, come per tutti gli strumenti, i suoi effetti dipendono da come viene usata."
Katherine si era appoggiata allo schienale, colpita. "Allora mi permetta di farle una domanda ipotetica."
Trish aveva compreso che la conversazione si era trasformata di colpo in un colloquio di lavoro.
Katherine si era chinata, aveva raccolto dal pavimento della terrazza un granellino di sabbia e lo aveva mostrato a Trish. "Mi sembra che il suo lavoro sui metasistemi, in ultima analisi, permetta di calcolare il peso di un’intera spiaggia… pesando un granello di sabbia alla volta."
"Sì, è una metafora azzeccata."
"Come lei sa, questo granello di sabbia ha una massa, anche se piccolissima."
Trish aveva annuito.
"E, dal momento che ha una massa, questo granellino esercita una forza di gravità, seppure troppo piccola perché noi possiamo percepirla."
"Sì."
"Ma se prendiamo trilioni di granelli di sabbia come questo e lasciamo che si attraggano l’un l’altro fino a formare, mettiamo, la luna, la forza di gravità complessiva che eserciteranno sarà sufficiente a muovere interi oceani e a far salire e scendere le maree in tutto il pianeta" aveva detto Katherine.
Trish non aveva idea di dove volesse andare a parare, tuttavia quel discorso le piaceva.
"Facciamo un’ipotesi" aveva continuato Katherine lasciando cadere il granello di sabbia. "Se le dicessi che un pensiero, che ogni più piccola idea che si forma nella sua mente ha una massa? Se le dicessi che i pensieri sono in realtà cose, entità misurabili con una massa quantificabile, minuscola, d’accordo, ma pur sempre una massa? Che cosa ne consegue?"
"Sempre in termini ipotetici? Be’, ne consegue che… se il pensiero ha una massa, esercita una forza di gravità."
Katherine aveva sorriso. "Brava! Ora facciamo il passo successivo. Che cosa succede se tante persone cominciano a concentrarsi sullo stesso pensiero? Tutte le occorrenze di quel pensiero iniziano a fondersi in una sola, la sua massa cumulativa aumenta e, di conseguenza, aumenta anche la sua forza di gravità."
"Okay."
"Questo significa che, se un numero sufficiente di persone comincia a pensare la stessa cosa, la gravità di quel pensiero diventa tangibile ed esso inizia a esercitare una vera e propria forza gravitazionale." Katherine aveva ammiccato. "E può avere un effetto misurabile sul mondo fisico."
19
Inoue Sato, con le braccia conserte e lo sguardo fisso sul professore, rifletteva con aria scettica su quello che Langdon le aveva appena riferito. «Vuole che lei gli apra un antico portale? In che senso?»
Langdon si strinse nelle spalle. Aveva di nuovo la nausea e cercava di non guardare la mano mozza dell’amico. «E quello che mi ha detto. Un antico portale nascosto in questo edificio. Gli ho risposto che non mi risultava ci fossero portali qui dentro.»
«Ma allora perché si è rivolto a lei?»
«Mi sembra ovvio che si tratta di un pazzo.» Ha detto che Peter mi avrebbe indicato la via. Langdon guardò l’indice teso, disgustato dal sadico gioco di parole dello sconosciuto. Peter indicherà la via… Il dito era puntato verso la cupola della Rotonda. Un portale? Lassù? Pazzesco. «L’unica persona al corrente della mia trasferta al Campidoglio, stasera, è l’uomo che mi ha telefonato» osservò poi. «Quindi, dev’essere stato lui a dirle che ero qui. Le consiglio di…»