«Dove io reperisco le informazioni non è affar suo» lo interruppe Sato in tono brusco. «La mia priorità, al momento, è collaborare con questa persona, e mi risulta che lei è il solo a poterle dare ciò che desidera.»
«La mia priorità, invece, è trovare il mio amico» replicò Langdon frustrato.
Sato sospirò spazientita. «Se vogliamo trovare il signor Solomon, non possiamo che cercare di collaborare con l’unica persona che sembra sapere dove si trovi.» Guardò l’ora. «Abbiamo poco tempo. Le assicuro che è indispensabile rispondere senza indugio alle richieste di quest’uomo.»
«E come?» Langdon era incredulo. «Scoprendo dov’è questo "antico portale" e aprendoglielo? Non esiste nessun portale, direttore. Abbiamo a che fare con uno psicopatico.»
Sato si avvicinò a Langdon. «Le faccio notare che quest’uomo, che lei definisce "psicopatico", oggi è già riuscito a ingannare due individui di intelligenza più che discreta.» Guardò prima Langdon e poi Anderson. «L’esperienza mi insegna che la linea di demarcazione fra malattia mentale e genio è molto sottile. Ritengo sarebbe opportuno mostrare un po’ più di rispetto per questa persona.»
«Ha mozzato la mano a un uomo!»
«Appunto. Non mi sembra il gesto di un individuo confuso o privo di determinazione. Ma la cosa più importante, professore, è che costui è convinto che lei lo possa aiutare. L’ha fatta venire qui a Washington: avrà ben avuto un motivo!»
«Se pensa che io possa aprire questo portale, è solo perché glielo ha detto Peter» ribatté Langdon.
«E perché Solomon avrebbe affermato una cosa del genere, se non fosse vera?»
«Non credo l’abbia detta, infatti. O l’ha fatto solo perché era sotto tortura, confuso, spaventato…»
«La tortura p u ò essere molto efficace per costringere qualcuno a dire la verità.» Sato si era espressa n e l tono di chi lo sappia p e r esperienza diretta. «L’uomo con cui ha parlato le ha spiegato come mai Peter Solomon la ritiene l’unica persona in grado di aprire questo portale?»
Langdon fece cenno di no con la testa.
«Professore, mi risulta che lei e Solomon vi interessiate di segreti, esoterismo, misticismo e così via. Solomon non le ha mai accennato a un portale segreto, qui a Washington?»
Langdon non riusciva a credere che un alto funzionario della CIA gli stesse facendo quella d o m a n d a . « N o . Ne s o n o certo. Io e Peter abbiamo parlato spesso di questioni arcane, ma mi creda se le dico che avrei messo in dubbio la sua salute mentale se mi avesse accennato a un portale nascosto. Per accedere agli antichi misteri, poi…»
Inoue Sato alzò gli occhi. «Come, scusi? L’uomo che le ha telefonato le ha specificato a cosa si accede attraverso questo antico portale?»
«Sì. Anche se non ce n’era bisogno.» Langdon indicò la mano. «La Mano dei Misteri è un invito formale a varcare una porta mistica per acquisire le segrete conoscenze note come antichi misteri, la perduta sapienza ancestrale.»
«Dunque, lei ha già sentito parlare del segreto che questa persona ritiene sia nascosto qui in Campidoglio.»
«Non solo io. Molti storici ne sono a conoscenza.»
«E come fa a dire che il portale non esiste, allora?»
«Con tutto il rispetto, signora Sato, si sente parlare spesso della fonte dell’eterna giovinezza e di Shangri-La, ma questo non significa che esistano veramente.»
La radio di Anderson si mise a gracchiare rumorosamente. «Capo?» chiamò una voce.
Anderson si sganciò la radio dal cinturone. «Sì?»
«Abbiamo completato il giro dell’edificio senza trovare nessuno che corrisponda alla descrizione. Nuovi ordini?»
Anderson lanciò un’occhiata al direttore dell’OS, aspettandosi una lavata di capo, ma Inoue Sato sembrava distratta. L’uomo si allontanò e riprese a parlare alla radio, a voce bassa.
Sato continuava a fissare Langdon. «Secondo lei, quindi, il segreto che quest’uomo ritiene sia nascosto a Washington non esiste?»
Langdon annuì. «È un mito molto antico. Il segreto degli antichi misteri è precedente al cristianesimo. Risale a migliaia di anni fa.»
«E si è conservato fino a oggi?»
«Come molte altre credenze altrettanto inverosimili.» Langdon ricordava spesso ai suoi studenti che quasi tutte le religioni moderne riferiscono eventi privi di un fondamento scientifico dalle acque del Mar Rosso che si dividono per lasciar passare Mosè agli occhiali magici con cui Joseph Smith aveva tradotto il Libro di Mormon, inciso su tavole d’oro rinvenute nel territorio dello Stato di New York. Il fatto che molti ci credano non significa che una cosa sia vera.
«Capisco. Dunque, che cosa sono esattamente questi… antichi misteri?»
Langdon sospirò. Quante settimane mi dai per spiegartelo? «In poche parole, si riferiscono a un corpus di informazioni segrete raccolte molto tempo fa. La cosa interessante è che tali informazioni consentirebbero di sviluppare capacità straordinarie che normalmente la mente umana non sa neppure di avere e non è in grado di utilizzare. Gli adepti illuminati in possesso di queste conoscenze fanno voto di tenerle nascoste alle masse in quanto le considerano troppo potenti e pericolose per i profani, i non iniziati.»
«In che senso "pericolose"?»
«È lo stesso motivo per cui si tengono i fiammiferi fuori dalla portata dei bambini. Nelle mani giuste, il fuoco illumina, ma in quelle sbagliate può essere molto distruttivo.»
Sato si tolse gli occhiali e lo guardò. «Mi dica, professore, lei crede che queste "potenti" informazioni esistano veramente?»
Langdon non sapeva cosa rispondere. Gli antichi misteri rappresentavano uno dei più grandi paradossi che aveva incontrato nella sua carriera accademica. Quasi tutte le tradizioni mistiche del mondo ruotano intorno all’idea che esistano conoscenze arcane capaci di conferire all’uomo poteri mistici, quasi divini: i tarocchi e l’I Ching consentono di prevedere il futuro, l’alchimia dona l’immortalità grazie alla leggendaria pietra filosofale, la wicca permette agli iniziati di lanciare incantesimi. L’elenco è infinito.
In quanto studioso, Langdon non poteva negare l’abbondanza di documentazione storica: innumerevoli scritti, oggetti e opere d’arte attestavano che gli antichi possedevano conoscenze formidabili trasmesse esclusivamente attraverso allegorie, miti e simboli per consentire l’accesso solo a chi avesse ricevuto un’opportuna iniziazione. Tuttavia, essendo un realista, non ci credeva.
«Diciamo che sono scettico» rispose al direttore dell’OS. «Non ho mai visto niente nel mondo reale in grado di farmi pensare che gli antichi misteri siano qualcosa di più di una leggenda, di un archetipo mitologico ricorrente. Credo che, se l’uomo fosse davvero in grado di acquisire poteri miracolosi, ne esisterebbero le prove. Invece, finora la storia non ci ha mostrato alcun esempio di individui dotati di poteri sovrumani.»
Inoue Sato inarcò le sopracciglia. «Non è propriamente vero.»
Dopo un attimo di esitazione, Langdon si rese conto che per molti credenti esistevano figure del genere, e Gesù Cristo era una di queste. «So che c’è una moltitudine di persone, anche colte, convinte che esistano conoscenze capaci di dare all’uomo una marcia in più, ma io non ci credo.»
«E Peter Solomon?» gli chiese Sato, lanciando un’occhiata alla mano per terra.
Langdon non riusciva a trovare il coraggio di guardarla. «La passione per il misticismo e l’antichità è molto radicata nella sua famiglia.»
«Mi sta dicendo che Peter Solomon è fra quelli che ci credono, professore?»
«Le assicuro che se anche Peter credesse davvero all’esistenza degli antichi misteri non penserebbe di potervi accedere attraverso un portale arcano nascosto qui a Washington. Ne comprende perfettamente il significato simbolico, metaforico. Al contrario del suo rapitore.»