Ma non era l ’unica stranezza di quell’edifìcio. C’erano per esempio la "vasca da bagno assassina", che aveva causato la morte del vicepresidente Henry Wilson, una macchia di sangue indelebile su una scala, su cui pareva inciampassero molti visitatori, e una nicchia murata in cui alcuni operai, nel 1930, avevano scoperto il cavallo imbalsamato del generale John Alexander Logan.
La leggenda voleva inoltre che vi si aggirassero ben tredici fantasmi. Lo spettro dell’urbanista Pierre L’Enfant era stato visto in diverse occasioni vagare nelle sale reclamando il saldo delle sue parcelle, ormai in ritardo di due secoli, e pareva che il fantasma dell’operaio precipitato dalla cupola in costruzione camminasse per i corridoi con una cassetta degli attrezzi in mano. L’apparizione più famosa, tuttavia, riferita da più voci, era quella di un gatto nero che si diceva gironzolasse nei sotterranei del palazzo.
Langdon scese dalla scala mobile e guardò di nuovo l’ora. Mancano tre minuti alle sette. Percorse a lunghi passi l’ampio corridoio seguendo le indicazioni per la Statuary Hall mentre ripassava a mente le frasi di apertura. L’assistente di Solomon aveva ragione: l’argomento era perfetto per un galà organizzato a Washington da un insigne massone.
Era risaputo che la storia della città di Washington aveva forti ascendenze massoniche. La prima pietra del Campidoglio era stata posata nel corso di un rituale massonico da George Washington in persona. La capitale era stata concepita e progettata da maestri muratori come lo stesso Washington, Benjamin Franklin e Pierre L’Enfant, grandi menti che l’avevano riempita di arte, architettura e simboli massonici.
Com’è naturale, la gente vede in questi simboli i significati più stravaganti.
Molti teorici del complotto sostenevano che i padri fondatori avessero celato importanti segreti per tutta la città e nascosto messaggi simbolici nella topografia delle strade. Langdon non ci aveva mai dato peso: la disinformazione riguardo alla massoneria era talmente diffusa che persino gli istruiti studenti di Harvard avevano un’idea distorta di quella fratellanza.
L’anno precedente, una matricola si era presentata a lezione con le pagine stampate da un sito web. Era una cartina di Washington su cui erano evidenziate alcune strade a formare pentacoli satanici, squadra e compasso e persino la testa di Baphomet, a dimostrazione che i massoni che avevano progettato la capitale degli Stati Uniti facevano parte di qualche oscura e mistica cospirazione.
"Molto divertente" aveva commentato Langdon. "Ma questa mappa non dimostra un bel niente. Se uno traccia abbastanza rette su una cartina, riesce a ricavarne tutte le figure che vuole."
"Ma non può essere una coincidenza" aveva protestato il giovane.
Langdon allora gli aveva spiegato pazientemente che sulla cartina di Detroit si potevano ricavare le medesime figure.
Lo studente era rimasto alquanto deluso.
"Non si scoraggi" gli aveva detto Langdon. "È vero che Washington nasconde segreti incredibili, ma non sulla cartina."
Il ragazzo si era illuminato. "Segreti? E quali?"
"In primavera terrò un corso di simbologia occulta in cui ne parlerò diffusamente. Se vuole, può iscriversi."
"Simbologia occulta!" Il giovane si stava di nuovo entusiasmando. "Dunque a Washington ci sono simboli diabolici!"
Langdon aveva sorriso. "Mi spiace, ma il termine ’occulto’, nonostante faccia subito pensare a culti satanici, significa semplicemente ’nascosto’, ’oscuro’. Nei periodi di oppressione religiosa, tutto ciò che andava contro la dottrina dominante doveva essere ’occultato’ e la Chiesa, poiché si sentiva minacciata, a poco a poco conferì all’aggettivo ’occulto’ un significato negativo, legato al male, al diavolo. E questo pregiudizio è perdurato nei tempi."
"Ah." Il giovane si era nuovamente perso d’animo.
Ma quella primavera Langdon lo aveva visto seduto in prima fila, tra i cinquecento studenti che affollavano il Sanders Theatre, lo storico auditorium di Harvard con i banchi di legno scricchiolanti in cui teneva il suo corso.
"Buongiorno a tutti" aveva detto a voce alta dalla pedana. Poi aveva acceso un proiettore per diapositive facendo apparire un’immagine alle proprie spalle. "Quanti di voi riconoscono questo edificio?"
"È il Campidoglio!" avevano risposto decine di voci. "A Washington."
"Esatto. La cupola contiene oltre quattro tonnellate di ferro. Un’impresa senza eguali per la tecnologia di metà Ottocento."
"Mitico!" gridò qualcuno.
Langdon alzò gli occhi al cielo: detestava quell’esclamazione. "Okay. Quanti di voi sono stati a Washington?"
Si erano alzate alcune mani.
"Così pochi?" Langdon si era finto sorpreso. "E quanti di voi sono stati a Roma, Parigi, Madrid o Londra?"
Questa volta quasi tutti avevano alzato la mano.
Come sempre. Uno dei riti di passaggio del giovane studente americano era un’estate con un biglietto Eurail, prima di affrontare le asperità della vita adulta. "Sembra che quelli che hanno visitato l’Europa siano molto più numerosi di quelli che sono stati nella nostra capitale. Per quale motivo, secondo voi?"
"Perché in Europa sono meno rigidi sul consumo di alcolici" aveva risposto qualcuno dalle ultime file.
Langdon aveva sorriso. "Perché, qui non bevete?"
Risata generale.
Era la prima lezione del corso e i ragazzi impiegavano più del solito a sistemarsi nei banchi. A Langdon piaceva quell’aula perché poteva misurare l’attenzione degli studenti semplicemente dalla quantità di cigolii che sentiva.
"Seriamente" aveva ripreso. "A Washington ci sono esempi di arte, architettura e simboli tra i più belli del mondo. Perché andate all’estero prima di visitare la vostra capitale?"
"Perché la roba antica è troppo più bella" aveva risposto qualcuno.
"Suppongo che per ’roba antica’ lei intenda castelli, cripte, templi. Giusto?" aveva domandato Langdon.
Tutti avevano annuito.
"Be’, e se vi dicessi che a Washington ci sono castelli, cripte, templi e persino piramidi?"
I cigolii erano improvvisamente diminuiti.
"Nel resto dell’ora scoprirete che la nostra nazione è ricca di misteri e di storia segreta" aveva detto Langdon abbassando la voce e avvicinandosi ai banchi. "E, proprio come in Europa, i segreti più impenetrabili sono nascosti in bella vista."
Silenzio totale.
Ecco: ho catturato la vostra attenzione.
Langdon aveva abbassato le luci ed era passato alla seconda diapositiva. "Chi sa dirmi che cosa sta facendo George Washington qui?"
Era il famoso dipinto che ritrae Washington con le vesti rituali massoniche davanti a un attrezzo bizzarro, un grande treppiede di legno che sostiene un sistema di funi e pulegge da cui pende un pesante blocco di pietra, in mezzo a personaggi vestiti elegantemente.
"Solleva un blocco di pietra?" aveva azzardato un ragazzo.
Langdon non aveva risposto, sperando che fosse uno studente a correggerlo.
"Veramente" era intervenuto uno "a me pare che Washington quella pietra la stia abbassando. È vestito da massone. Ho visto altre immagini di massoni che posano la prima pietra di una costruzione. È una cerimonia, e usano sempre quel treppiede."
"Esatto" aveva commentato Langdon. "L’affresco ritrae i nostri padri fondatori mentre posano la prima pietra del Campidoglio il 18 settembre 1793, fra le undici e un quarto e le dodici e mezzo." Si era fermato, guardando le facce degli studenti. "Qualcuno sa che cosa significano quell’ora e quella data?"
Silenzio.
" Se vi dicessi che furono scelte da tre famosi massoni, ovvero George Washington, Benjamin Franklin e Pierre L’Enfant, l’urbanista che ha dato la sua impronta alla città di Washington?"