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Come mai un sistema tanto intelligente ed adattabile, e capace di autodifesa, si era arreso quasi senza combattere?

Capitolo Sesto

Le scatole che divorano Altoona

«Ho insegnato a parlare ai miei ingranaggi Nicky-nicky Poop, tic-toc.»

LOUIS SACCHETTI (attrib.)

«Altoona, Nevada, che sorge presso Parsnip Peak (2.847 m) e non lontano da Railroad Valley, dove non passa nessuna ferrovia, io canto,» scrisse Mary Junes Beele sulla macchina da scrivere L.C. Smith di suo marito. Sotto alla frase, batté una fila di asterischi: tanti fiorellini. La pancia gonfia del suo pollice premette il tasto della spaziatura.

Dalla stanza accanto giungeva lo sferragliare d’una stampatrice a mano. Il direttore Barthemo Beele stava sfornando la seconda edizione dell’Altoona Weekly Truth. La sua mano, pensò Mary, che fa dondolare la culla… Mary maledisse il giornale e maledisse il direttore del giornale, suo marito da una settimana.

I tasti della macchina da scrivere sembravano pastiglie nere per la tosse. Quelle pastiglie nere per la tosse che ad Altoona non si trovavano. Uno dei tasti aveva spezzato un’unghia a Mary. Lei cominciò a rosicchiarla, maledicendo tutto quello che le veniva in mente… maledicendo soprattutto Altoona. Se quel marinaio non l’avesse portata via molto presto, sarebbe morta a stare in quel paesino. Mentre si rosicchiava sprezzante un’altra unghia, Mary maledisse la sua sporca sfortuna.

Anche Altoona aveva una triste storia. Nel 1903, era stata l’unica fornitrice di reuttite dell’intero Emisfero Occidentale. La reuttite era, ovviamente, il metallo con cui si facevano le migliori reticelle per lampade a gas, le più luminose e durature. Non si conoscevano altri possibili usi per la reuttite.

Sulla Park Avenue di Altoona, i magnati di quattro diverse compagnie ferroviarie avevano costruito le loro case accanto a quelle d’una dozzina di proprietari di miniere e di speculatori. Avevano costruito grandi castelli bianchi, sogni gotici tutti cartigli e trafori, con bovindi, bifore e trifore, archi a forma di cuore, torri orgogliose ed edera dappertutto. Il sottosuolo era crivellato dalle gallerie di vecchie miniere, tanto che adesso molte di quelle case pesantissime c’erano sprofondate. Park Avenue era soprattutto una fila di cancellate arrugginite e di terreni invasi dalle erbacce. Di tanto in tanto, tra i grovigli delle altee, si poteva intravvedere una torre, con il cappello conico di sghimbescio.

Soltanto due di quelle stranezze erano ancora salde. Erano entrambe grige, e trascinavano il sudicio merletto dei loro portici; erano aggobbite, panciute, senescenti. Una di esse, dopo che il proprietario, ridotto in rovina, si era buttato sotto uno dei suoi treni, era stata trasformata in magazzino di ferramenta. Adesso conteneva tutte le reticelle di reuttite prodotte tra il 1904 e il 1929… quasi tutta la reuttite esistente. Rappresentava venticinque anni di tentativi di trovare qualche altra utilizzazione che non fosse fabbricare reticelle per lampade a gas.

L’altra casa era ancora, come era sempre stata, casa Smilax. Phineas Smilax, primo ed unico presidente della Gardnerville, Fernley e New York Railway («la linea ferroviaria della reuttite») aveva investito parecchio nel minerale. Aveva sperato che, quando lui e Altoona fossero diventati più ricchi, la linea sarebbe veramente arrivata ad est fino a New York.

Phineas cominciò a costruire la sua ferrovia nel 1885. I lavori procedettero lentamente, in parte a causa di certe stranezze del suo metodo di assunzioni. C’era l’ordine di licenziare chiunque venisse sorpreso a picchiare un cavallo, ad annegare un gattino o a legare un barattolo alla coda di un cane. Inoltre Phineas rifiutava di assumere i coolie, come facevano i suoi concorrenti, e preferiva invece gli studiosi della Bibbia, che a sua richiesta cantavano inni mentre lavoravano. Il suo inno preferito era La ferrovia del cielo. Sebbene pagasse il salario di un dollaro l’ora, per quei tempi principesco, gli studiosi erano così poco adatti a quel lavoro che i progressi si misurarono dapprima in pochi metri al mese, poi in centimetri. Nel 1913, il suo impero si estendeva da Altoona a Warm Springs, novantasette chilometri di panorama coperto di piante d’artemisia selvatica, che Phineas Smilax ispezionava ogni giorno con il suo vagone privato.

Quel vagone era l’unico lusso che Phineas si concedeva, perché amava la moderazione in tutte le cose. Il superfluo del suo patrimonio veniva sempre distribuito in beneficienza, e in particolare non stringeva mai i cordoni della borsa con la Società Protettrice degli Animali. Tutti conoscevano Phineas come un uomo temperato e buono… con i suoi figli come con gli estranei. Non castigava mai suo figlio e sua figlia se non con uno sguardo di rimprovero, e quello era già più che sufficiente.

Forse l’unica pecca che i vicini gli trovavano consisteva nella scelta dei suoi servitori. Phineas dava lavoro, nella sua grande casa di Altoona, a individui usciti dal Manicomio Criminale del Nevada.

«Criminali, puah!» esclamava. «Sono solo poveri sventurati, che languiscono perché nessuno rivolge loro una parola buona.» Per più di vent’anni non aveva avuto altri servitori, e sarebbe stato impossibile trovare dei dipendenti più premurosi e fidati di loro.

Un giorno, nel 1913, Phines era seduto nella sua carrozza privata, e guardava dal finestrino la distesa di artemisie selvatiche, i fiori che rappresentavano l’emblema dello stato del Nevada. «Oggi mi sento vecchio,» disse al segretario, il quale in seguito affermò che quella era la prima volta che aveva sentito lamentarsi il suo principale. «Sento che mi sto avvicinando alla fine.»

Il segretario gli consegnò un telegramma che gli aveva spedito da Altoona il suo maggiordomo. Phineas Smilax lo lesse e cadde dalla poltrona, morto.

Il telegramma diceva: «SUA FIGLIA INCINTA RIPETO GRAVIDA STOP L’HO PICCHIATA CON FRUSTA DA CAVALLI E CACCIATA DAL PAESE ANCHE SE IO SONO IL PADRE DEL BAMBINO STOP PREGO DARE DISPOSIZIONI PER ELIMINARE SUO VESTIARIO RITRATTO ECCETERA STOP FIRMATO CRAGELL.»

La figlia non fu mai ritrovata. Cragell, dopo aver ammesso di avere violentato Lotte Smilax e di averla terrorizzata per costringerla a tacere, era stato rispedito in manicomio. Phineas jr. si era addossato i debiti paterni e si era fatto una famiglia con una serva scema. Dalla propria figlia ebbe un numero indeterminato di figli, e si impiccò nel 1930, dopo aver venduto quel che ancora restava della ferrovia per pagare i suoi fornitori clandestini di liquori. Nella casa grigia vivevano ancora tre generazioni di Smilax analfabeti, che campavano coltivando l’orto. Nessuno di loro parlava mai della parente reproba, Lotte.

Adesso le rotaie arrugginite si estendevano da Altoona in tre direzioni. Sola la Nevada Southern continuava a far viaggiare un treno alla settimana, tra Altoona e Las Vegas. Mary Junes aveva segnato in rosso sul calendario il giorno in cui quel treno sarebbe partito. Quel giorno era domani.

I Beele erano lì da due settimane, e si erano fatti una certa reputazione. Mary non andava a genio a nessuno. Alle donne non piaceva l’aria con cui guardava gli uomini. Agli uomini non piaceva il modo insolente con cui li respingeva. A nessuno piaceva il modo in cui trattava suo marito.

Barthemo, invece, era corteggiato almeno quanto Mary veniva snobbata. In fin dei conti, era il pettegolo più formidabile che si fosse mai visto in paese, dato che nella sua prima settimana di attività aveva già sbandierato uno scandalo nuovo e ne aveva riesumata una dozzina di vecchi. In seguito all’uscita del primo numero dell’Altoona Truth, due famiglie non si parlavano più, c’era in aria un divorzio e un duello. Lui riferiva tutto, con obiettività scrupolosa e con una deliziosa ricchezza di particolari. La gente diceva che un giorno Beele sarebbe stato capace di descrivere imparzialmente anche il tradimento di sua moglie.