Madge sentiva appena il rombo morente della Harley di Ron, era appena consapevole della propria mano che accarezzava i distintivi sul vassoio di velluto nel cofanetto di Susie. Madge vedeva se stessa, diciotto anni prima, mentre andava al Webster Beach Club insieme al giovane e bell’agente delle assicurazioni.
Da giovane, Suggs somigliava moltissimo a uno degli amici di Susie, Jim Porteus, pensò. Strano che Susie non l’avesse mai notato. Era un ragazzo così simpatico, così serio, con quegli occhiali dalla solenne montatura nera, così energico, così ansioso di mettere a fuoco il mondo. Madge accarezzò il distintivo giallo che aveva regalato a Susie: «NESSUN CEDIMENTO — SCONFIGGIAMO I VIETCONG!»
Jim valeva già parecchio danaro per conto suo, oltre ad essere figlio di un eminente ginecologo, e presidente della sezione californiana dell’Associazione dei Giovani Americani per la Difesa dell’Iniziativa Privata.
Quando Jim era serio, era serio davvero. Madge ricordava tutti i particolari della prima conversazione che aveva avuto con lui:
«Ha intenzione di studiare medicina anche lei, Mr. Porteus?»
«No, no. Mrs. Suggs.» Si era tolto gli occhiali, sbalordendola con i piani aspri della sua faccia. «No, purtroppo la professione medica è lettera morta, di questi tempi. Nonostante tutti i nostri sforzi per impedirlo, sta per imporsi la medicina socializzata… che ridurrà i medici alla fame.
«No, ho tenuto l’orecchio ben teso quando ho scelto un corso di amministrazione aziendale. L’analisi di mercato sembra molto promettente… molto promettente, glielo assicuro. Gli analisti qualificati sono pochi: è un campo poco affollato, dove un giovane energico e attivo può rapidamente farsi largo. Oppure potrei optare per diritto aziendale, soprattutto per proteggere le industrie neonate dalle rapine dell’aquila federale… o per qualche altro campo affine. Immagino che l’ideale sia la via di mezzo. Forse diventerò un modesto dirigente, una rotella sconosciuta ma importante nella macchina direzionale… un lavoro in cui la ricompensa non consiste nel semplice arricchimento, ma nella piena adesione a un uso discrezionale del potere. Io distribuisco lavoro e ricompense, o punizioni, ai miei subordinati, mentre ricevo la mia giusta porzione dai miei superiori: un anello vitale nella Grande Catena di Comando!»
Sotto molti aspetti, rifletté Madge, ripensando a quella conversazione, Jim sembrava più vecchio di suo marito.
Madge guardò l’ora, sconvolta. Per cinque minuti fu in piena attività, fece il bagno, si profumò, si pettinò, si avvolse in un diafano pigiama di un misterioso grigio nebbia, un attimo prima che suonasse il campanello. Si affrettò ad appuntarsi il distintivo giallo e corse ad accogliere Jim.
«Caspita!» disse lui. «Che buio, qui dentro! Gettiamo un po’ di luce sull’argomento.
«Caspita!» ripeté, guardandola in piena luce. «Sei splendida, Madge.» Si tolse il cappello alla tirolese e la baciò.
Mentre si svestiva, con ordine ed efficienza, Jim parlò delle prossime elezioni studentesche, nelle quali la sua Lega degli Studenti Ultraconservatori, da poco fondata, sperava di vincere alcuni seggi.
«Siamo giovani e dinamici, anche se inesperti,» disse, ripiegando meticolosamente le calze e appendendole alla spalliera della sedia. «I più anziani dovranno spostarsi per farci spazio.»
Madge si spostò e gli fece spazio in letto.
La stessa notte, Woody era seduto nell’ufficio dello spedizioniere, e fissava con occhi vitrei il modulo della Denuncia di Smarrimento. Per ore ed ore si era sentito incapace di cominciare quello strano rapporto… sebbene rivedesse chiaramente tutto nei minimi particolari.
Quando aveva fermato il suo trenino, quel pomeriggio, gli altri del personale erano balzati a terra, a correre verso l’ufficio dello spedizioniere, dove c’era sempre la birra. La corsa Altoona-Las Vegas si fermava sempre lì a Double Flats per via della birra, specialmente nelle giornate afose. Ufficialmente, era ovvio, si fermavano per ritirare gli ordini.
«Dov’è la birra?» chiese allegramente Fats, il frenatore.
«Non sono mica il vostro schiavo!» urlò lo spedizioniere, che non parlava mai in altro tono. «Sapete bene dove la tengo. Voialtri non sapete neanche cos’è il lavoro. Voi non sapete quanto siete fortunati, a starvene sempre fuori all’aria pura. Vorrei essere anch’io in servizio di linea, lo giuro!» Sputò in un angoletto buio e sudicio, dove forse c’era una sputacchiera. Woody e gli altri aprirono le lattine di birra e si sistemarono su varie sedie scricchiolanti qua e là nella stanza marrone scuro. Non erano affatto ansiosi di tornare nel caldo e nella polvere del deserto, anche se avevano quella fortuna.
La vita del ferroviere era una novità meravigliosa per Woody, sebbene ostentasse di odiarla come parevano fare tutti gli altri. Stava già apprendendo il gergo ferroviario, e le differenze tra i vari tipi di carri merci, ma aveva ancora parecchio da imparare. Una cosa che non finiva mai di stupirlo era che non aveva bisogno di sterzare per guidare la locomotiva. Sembrava quasi che si guidasse da sola, inspiegabilmente, anche nelle curve più brusche. Le ferrovie, doveva ammetterlo, erano un’invenzione meravigliosa.
La Nevada Southern era l’unica ferrovia in cui erano ancora in servizio le locomotive a vapore. Woody non avrebbe mai voluto guidare un locomotore diesel o elettrico. Lui amava il calore e il sibilo del vapore.
«È giusto,» disse, unendosi alla conversazione. «Bisogna essere matti a mettersi nelle ferrovie.» Gli altri approvarono.
«Io ne vengo fuori presto,» disse Fats. «Ho un fratello che lavora nei mangimi. Andrò con lui. I mangimi, ecco quello che serve per far danaro.»
«Io lodo,» disse solennemente Woody, «il vincolo fratricida.» La birra l’aveva rinfrescato, lo faceva sentire lucido. Prima, ad Altoona, aveva avuto un’allucinazione, senza dubbio a causa del caldo. Era stato un classico sogno gratificante: una donna che aveva conosciuto un tempo, in un altro stato, era salita sul treno ad Altoona, così gli era parso. Lui si era anche sbracciato per salutare l’allucinazione, ma poiché si trattava appunto di un’allucinazione, lei non aveva ricambiato il saluto.
Finì la birra, si rimise i guanti e si avviò verso la porta. E si fermò.
Mac, il fuochista, era fermo sul marciapiedi, completamente stordito. Fats e il conduttore stavano avviandosi a balzi sui binari, verso il treno.
Il treno si stava muovendo. Si muoveva e accelerava, a tutto vapore.
Ma non poteva andare a tutto vapore. A bordo della locomotiva non c’era nessuno, né per dare vapore né per alimentare la caldaia. A tutti i fini pratici, la locomotiva era vuota.
Rombando e sferragliando, scivolando, la locomotiva, il tender del carbone e l’unico vagone passeggeri si allontanavano. La donna dell’allucinazione pareva essere ancora in carrozza.
Fats si fermò sbuffando. Il conduttore cercò di abbrancarsi al respingente di coda del vagone, mancò la presa e cadde. Rotolò via, sano e salvo, sfiorato appena dalle ruote.
Un miraggio? Ipnosi collettiva?
Woody intinse il pennino d’acciaio nell’inchiostro e scarabocchiò sul modulo.
«NOME: Elwood Trivian, Ph. D. TITOLO: Macchinista. OGGETTO SMARRITO: Un treno. DESCRIVERE LE CIRCOSTANZE: Apparentemente il treno è stato rubato da una…» Cancellò «una» e scrisse: «da quella che sembrava una cassetta di latta grigia.»
Capitolo Nono
Coincidenza
«Gli uomini che arrischiano tutto lo fanno nella speranza di un equo guadagno.»
Il giovanotto in fondo al banco del bar non indossava abiti Western. Se non avesse avuto niente addosso, non sarebbe stato altrettanto vistoso, almeno in The El Cantina Bar di Goodtime, Nevada. L’El, come lo chiamavano i clienti abituali, era il ritrovo degli sgargiantissimi ospiti di tre ranch di lusso. C’erano le donne ovoidali e infelici del Merry Widow Rancho (in attesa di divorzio); gli uomini ovoidali e infelici del Triple-Tumplebug Ranch (in attesa di divorzio); e i vecchi queruli e sonnolenti, senza un particolare sesso, del Golden Sunset Retirement Ranch (in attesa di morire). Tra i loro colori orchidea, turchese e rossovioletto, tutte le sfumature di un tramonto dipinto, l’abito grigio e gualcito e il camice biancosporco da laboratorio di Cal spiccavano come gli escrementi di un uccello.