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«I supporti delle componenti meccaniche ed elettroniche, come a esempio i circuiti integrati, vengono costruiti su ordine dell’unità di controllo QUIDNAC. Tutti i cuscinetti a sfere e le altre parti che ammettono una certa tolleranza vengono fabbricati per sinterizzazione; i meccanismi più fini vengono lavorati con gli acidi.

«Sono utilizzabili tutte le fonti di energia, se possono venire modificate per adattarsi alla cellula, o se la cellula può modificare adeguatamente se stessa. Avevamo previsto, per esempio, che le cellule sarebbero state in grado di appiccicarsi alle locomotive e di trarre l’energia da queste, e mi risulta che la previsione era esatta.

«Passiamo ora al ‘tuorlo’ del nostro ‘uovo’,» disse Smilax con un altro asciutto sorriso professorale, e indicò il centro del diagramma disegnato con il gesso. «Questa è l’unità di controllo QUIDNAC, in tre sezioni: 1) la sezione DNA; 2) la sezione amplificazione e interpretazione; 3) il collegamento di controllo.

«La sezione DNA è un mezzo complesso e compatto per immagazzinare e recuperare informazioni. Vi sono immagazzinati circa 1010 o dieci miliardi di messaggi, molti dei quali composti di sole tre unità, mentre alcuni sono anche di un milione di unità. I quattordici messaggi più semplici corrispondono alle regole della logica, al calcolo aritmetico, o alla meccanica del trattamento degli altri dati.» E Smilax scrisse:

Messaggio Significato Simbolo convenzionale
AAA «Ooppure…» V
CCC «Se… allora…»
GGG «… e…» .
TTT «… è equivalente a…» III
GAGGAG «zero» 0
GCGGCG «positivo» +
GTGGTG «negativo»
TGTTGT «… è identico a…» =
AGAAGA «Registrare…» (Ricordare)
ATAATA «Cancellare…» (Dimenticare)
CGCCGC «Duplicare…» (Ripetere; Copiare)
CTCCTC «Trasferire…» (Dirmi)

«Questi messaggi sono impressi in codice in una doppia elica di DNA. Vengono attivati soltanto dall’input appropriato. In un certo senso, il QUIDNAC è completamente programmato, poiché è vero che ogni output di messaggi, o risposta, è impresso in codice nella molecola di DNA. Ma le diverse serie, le diverse combinazioni di reazioni non sono prevedibili, se non altro a causa della loro estrema varietà.» Di nuovo il sorriso, di nuovo nessuna reazione da parte degli ascoltatori. «Il numero totale delle possibili combinazioni dei messaggi è uguale alla somma dei quadrati di tutti i numeri da 1 a 1010.

«Tutti i dati dell’input, o stimoli, vengono registrati automaticamente, e comparati agli stimoli precedenti. Se corrispondono, verranno trattati come nei successi del passato; se non corrispondono, vengono escogitate varie analogie in base alle esperienze pregresse. Se non vi sono analogie che paiono avere una relazione sia pur minima al nuovo stimolo, vengono scelte e provate reazioni randomizzate. In pratica, il QUIDNAC apprende, e via via che apprende altera la struttura della molecola di DNA. In generale, le alterazioni consistono nello spezzare la molecola e nel ricostruirla secondo nuovi schemi, un po’ come nelle frasi anagrammate.»

A questo punto scrisse: «DINA MOLLITIS-VERDE».

E sotto: «IL MOL DNA SI DIVERTE».

«Vedete, un mol è un peso, un grammo molecolare, ossia il peso molecolare di una sostanza espresso in grammi. Il peso molecolare nel nostra DNA è all’incirca 287 x 1016, quindi il divertimento sta nel fatto che un mol peserebbe circa tre trilioni di tonnellate.»

Smilax rise cordialmente del sottile scherzo del DNA. Le tre facce davanti a lui, però, rimasero cristallizzate come mascheroni che esprimevano rispettivamente gaiezza, disperazione e indecisione. Il dottor Smilax si schiarì la gola e si accinse a continuare.

«Trilioni britannici o trilioni americani?» chiese l’ausiliaria che fungeva da segretaria. «Tonnellate corte da 907,18 chilogrammi, o tonnellate lunghe da 1016?»

«Me ne occuperò più tardi, se lei prende un appunto.» Un muscolo cominciò a prudere nel cuoio capelluto del dottore. «Ordunque:

«Il secondo stadio dell’unità di controllo QUIDNAC consiste in un sistema di circuiti integrati che traducono e amplificano l’output della sezione DNA. La terza sezione consiste di effettivi meccanismi di controllo, interruttori, relais, e così via, che azionano vari ‘arti’, ‘organi’ e funzioni della cellula. Vengono usati circuiti sintonizzati, in modo che un segnale piuttosto complesso può venire inviato come un ‘clang’ di eccitazione, dal quale ogni cellula ricevente seleziona il proprio segnale. Il nostro sistema nervoso funziona più o meno in base allo stesso principio.»

«Quello che noi vorremmo sapere, dottore,» disse il comandante dell’esercito, lanciando occhiate nervose alle due estremità del tavolo, «e credo di poter parlare anche a nome dei miei colleghi qui presenti… quello che noi vorremmo sapere è com’è il computer QUIDNAC, e come possiamo spegnerlo?»

«L’intera unità di controllo è molto simile a una radio a transistor,» spiegò il dottore. «L’intera massa del suo collegamento di controllo, voglio dire. La sezione amplificatrice è grande più o meno come un orologio per signora. Lo schedario-memoria DNA, naturalmente, è invisibile. Ma si può vedere il suo involucro… ha più o meno la forma e le dimensioni di un puntino tracciato a matita.»

«L’Aeronautica degli Stati Uniti non avrà molte difficoltà a massacrare un po’ di puntini,» disse Ickers, raggiante.

«Be’…» cominciò Smilax, poi sospirò.

L’ammiraglio lanciò uno sbuffo addolorato, che in lui equivaleva a una risata. «Credo che siamo spacciati,» disse. «Ho sempre saputo che la razza umana era destinata a venire annientata da qualcosa di simile a un branco di puntini. È logico.»

«Forse siamo spacciati,» fece accattivante il generale Meany, «e forse abbiamo ancora una possibilità. Credo che sia troppo presto per dirlo. Mi riservo di giudicare quando avremo sentito l’opinione del nostro esperto qui presente.»

«Vorrebbe farmi credere,» chiese Ickers, «che in pochi giorni quei microbi invisibili hanno ammucchiato abbastanza rottami da coprire ventimila miglia quadrate? E che noi non possiamo fermarli?»

«Temo che sia esatto,» disse Smilax, «anche se un po’ pessimistico. Hanno lavorato sottoterra per oltre due settimane, preparandosi alla conquista. Inoltre, hanno soltanto recintato l’area, non l’hanno ricoperta, e credo che si tratti solo di 17.213 miglia quadrate. È evidente che fino ad ora non siete riusciti a fermarli,» aggiunse, abbassando gli occhi. «È per questo che mi avete mandato a chiamare. Io prevedo un unico modo per fermare il Sistema Riproduttivo… anche se probabilmente vi ripugnerà.»

«Lo sapevo che non eravamo spacciati!» strillò il comandante dell’Aeronautica, prorompendo in una risata d’esultanza. «Qual è la sua idea, dottore?»