Era inutile cercare Harry, ma ci provarono. Un po’ di paglia del cappello, un pezzo di scarpa, qualche brandello dell’abito, tuttora senza grinze, poiché era tessuto antipiega, fu quanto trovarono di lui. Seppellirono quei resti insieme a Jack, e piantarono due croci sulla tomba. Brian recitò una appropriata elegia di Thomas Gray. Cal ne avrebbe ricordato per sempre un brano:
Verso metà pomeriggio, servendosi come esca del volano d’oro (il solo oro che loro tre avessero mai visto), riuscirono a procurarsi un passaggio verso est. Era un camion di un emporio d’alimentari.
Capitolo Diciannovesimo
Weltschmerz
«La Natura ha posto l’uomo sotto il governo di due padroni sovrani, dolore e piacere. Ad essi soli spetta indicare ciò che dobbiamo fare.»
«Credo di non aver capito bene,» balbettò Aurora. All’annuncio di Smilax, il trauma l’aveva irrigidita al punto che riusciva appena a parlare.
«Forse intende dire che non mi crede,» disse Smilax, con gentile pedanteria. «E allora venga, glielo mostrerò.» Afferrandole il braccio sopra il gomito, in una stretta dolorosa, guidò Aurora attraverso una specie di studio dentistico, poi per parecchi corridoi, fino a una sala per conferenze. Uno schermo gigantesco che copriva un’intera parete mostrava, a contorni illuminati d’azzurro, una carta geografica dell’America settentrionale.
«Si sieda, prego. Ora, a scanso di equivoci, lei diventerà una mia dipendente. Come lei sa, io sono il capo del Progetto 32.»
«E se io non volessi più lavorare per il Progetto 32?»
«Non ha scelta, come le spiegherò tra poco. In ogni caso, entro breve tempo essere vivi significherà lavorare, in un modo o nell’altro, per il Progetto 32. Entro breve tempo non esisterà nient’altro che il Progetto 32, il Sistema Riproduttivo, nel mio mondo. Mi consenta di mostrarle come stanno le cose.»
Smilax premette un pulsante sul bracciolo d’una sedia e sulla carta geografica apparve un punto giallo. «Quello è il NORAD.» Quando toccò altri comandi, un’area rossa si diffuse da quel punto, come l’infiammazione intorno a un foruncolo. Più di un terzo degli Stati Uniti, vide Aurora, era inondato di rosso. Altri comedoni gialli spuntarono in quel rosseggiare e il dottore li indicò. «Vede? Sono gli altri nostri centri di produzione, per così dire: i nostri nuclei a Millford, Altoona e Las Vegas.»
«Come ha fatto a impadronirsene?»
«Un giovane dipendente del laboratorio di Millford, Calvin Potter, ‘ha spento’ il Sistema dopo una dimostrazione disastrosa. Io ho fatto sapere che il Sistema era assolutamente finito. In realtà, ovviamente, era solo passato alla clandestinità con il mio aiuto… alla clandestinità più completa; e attraverso grotte, caverne e miniere abbandonate è arrivato fino ad Altoona. Partendo da lì, ha occupato il territorio che lei vede.
«Queste sono le mie acquisizioni più recenti,» aggiunse orgoglioso, e accese due punti gialli a Washington, la capitale. «E hanno una storia interessante. Ieri sera, qui c’erano i Capi di Stato Maggiore. Io sono riuscito a infilare nella borsa d’uno di loro una specie di bomba a orologeria vivente. Da allora sono rimasto in continuo contatto con il Pentagono, sulla linea rossa del NORAD, e sono lieto di dire che il gigantesco computer della teoria del gioco, il cervello bellico dei militari che si trova lassù, adesso è mio. Senza sparare un sol colpo, ho ridotto all’impotenza gli Stati Uniti.
«L’altro punto rappresenta il Dipartimento di Stato. Un’altra cellula si è insinuata nell’ufficio postale dell’edificio, e sta spedendo copie di se stessa per mezzo delle valigie diplomatiche a tutte le nostre ambasciate e a tutti i nostri consolati sparsi per il mondo. Credo che tra non molto dovremmo cominciare ad avere notizie dalle diverse capitali.»
Apparvero altri cinque o sei punti gialli, come per un’insorgenza dell’acne. «Fort Knox, Pittsburgh, Birmingham, e alcuni dei settori industriali di Los Angeles sono nostri,» disse, «anche se non in tutti i casi se ne sono accorti. Le fabbriche completamente automatizzate possono venire conquistate con un minimo di fatica e di perdite, con molta calma. Ah, vorrei avere a che fare soltanto con le macchine perfettibili, anziché con la fragile carne umana! Ma purtroppo, prima o poi, bisogna affrontare,» e Smilax fece una smorfia, «l’elemento umano. Bisogna annunciare al pubblico chi è che comanda, e in questo, dottoressa Candlewood, ho bisogno del suo aiuto.»
«Del mio aiuto? Mi pare che ce la faccia benissimo da solo a conquistare il mondo, dottore,» disse lei, assumendo un tono irritato per nascondere il suo profondo turbamento. «Non capisco in che cosa potrei assisterla.»
«E invece può, e in due modi diversi. Innanzitutto, mi interessa strutturare le relazioni tra il Sistema e la popolazione, in modo che risulti ben chiaro chi è lo schiavo e chi è il padrone, ma soprattutto in modo che gli schiavi si rendano conto che non esistano alternative. Insomma, voglio che lei renda il Sistema Riproduttivo pressoché onnipotente e imperscrutabile… un labirinto, diciamo, dal quale i ratti non possano mai uscire.
«Secondo me, è possibile riuscire in un solo modo. Dobbiamo rendere il Sistema non solo crudele, ma arbitrariamente crudele, senza riguardo per il comportamento dei suoi sudditi. I campi di concentramento nazisti, come forse lei sa, erano un modello di questo tipo di trattamento. I guardiani percuotevano ferocemente e deliberatamente i prigionieri molto spesso… e spesso senza motivo. È così che io voglio che il Sistema Riproduttivo tratti i suoi schiavi, come un bambino tratta i suoi giocattoli: un po’ ci gioca, un po’ li fa a pezzi, a seconda dell’umore.
«Gli effetti psicologici saranno veramente gratificanti. Le capacità di ragionamento degli schiavi si offuscheranno, e il loro pensiero diverrà sempre più tardo. Saranno sempre meno capaci di fronteggiare l’ambiente, e sempre più disposti a sottomettersi. Si creeranno superstizioni nei confronti del Sistema: faranno deboli tentativi di placarlo o di sfuggire alle sue punizioni, ma sempre invano.»
Ancora stordita, Aurora annuì vagamente.
«Non ho tralasciato nulla di quanto sia in mio potere fare, dottoressa Candlewood, per realizzare quest’opera. Ma ho bisogno di uno psicologo del comportamento che abbia la sua levatura, per colmare le lacune. Lei deve addestrare il Sistema.»
«Addestrarlo? Ma a che scopo? La dominazione del mondo è uno scopo fittizio, dottor Smilax, anzi non è neppure un fine. Cosa intende farsene del suo mondo, quando ne sarà il padrone?» Aurora era piuttosto sbalordita della propria audacia, mentre parlava con calma e razionalità della fine del mondo insieme a quel pazzo.
Lui sorrise. «Il mio scopo? Il mio scopo è difficile da realizzare… ma vale qualunque sforzo. È semplicemente questo.» Smilax regolò lo schermo, inquadrando una carta geografica polare dell’emisfero settentrionale, poi si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro.
«Il mio scopo,» annunciò con voce sonante, «è infliggere la maggiore sofferenza possibile al maggior numero possibile di esseri, sempre e dovunque: Weltschmerz!
«Sembra pazzesco, no? Eppure è necessario forse ricordarle che, per molte filosofie, la stessa vita è sofferenza? I più grandi mistici di tutte le religioni del mondo hanno conosciuto la sofferenza… e la sofferenza li ha fatti grandi. Sarebbe noiosissimo elencare tutti gli uomini geniali che hanno sofferto. Tutti i grandi momenti della storia sono stati momenti di intensa sofferenza: la persecuzione dei primi cristiani; la peste nera; la conquista del Messico; l’Inquisizione; il Terrore; le guerre mondiali.