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«Non soffrire è essere morto, no? Che altro è la sofferenza se non l’essenza e il sostegno della vita?» Con gli occhi ardenti, si sporse attraverso la tavola e alitò in faccia ad Aurora un odore acido di biscotti per cani. «Sì! La mia verga e il mio bastone li consoleranno, ahahah, ed essi ascolteranno,» Smilax inclinò la testa da una parte, «la voce del loro padrone!»

Dopo un istante di silenzio, si asciugò la saliva dalle labbra e si girò verso la carta geografica. «Per lei, naturalmente, ci sarà la soddisfazione di essere la prima scienziata del comportamento a lavorare su questo progetto,» disse con voce più razionale. «Ci pensi: il mondo intero in una di quelle sue scatole Skinner! Pensi alle possibilità di ricerca quando potrà usare soggetti umani… per qualunque scopo!»

Aurora si accorse che Smilax aspettava una risposta. Evidentemente, non c’era possibilità di rifiutare; poteva essere pericoloso anche mostrarsi tiepida. Ostentando un debole sorriso, mormorò che sarebbe stata felice di incominciare a lavorare.

«Magnifico! Ho già pronto il suo primo compito. Torniamo nella cabina di comando.» La ricondusse nella stanza dalla lunga vetrata gialla, dalla quale lei poté vedere la gabbia di Grawk. «Può fare esperimenti su quel nostro animale in gabbia. Le mostrerò quello che ho ideato, e senza dubbio lei sarà in grado di apportare dei miglioramenti.»

Grawk dormiva, nella gabbia. Dopo aver premuto un pulsante che spinse la macchina a svegliarlo con un pungolo elettrico per il bestiame, Smilax attivò l’intercom e gli chiese come stava.

«Cosa? Uah! Ho fame,» disse Grawk, arretrando davanti al pungolo. «Quand’è che mi fa uscire di qui? E quand’è l’ora del rancio?»

«Ora del rancio?» fece Smilax, pungolandolo ancora. «Non mi pare di conoscere questa espressione.»

«Voglio dire… uah!… quando si mangia?»

Sebbene il pungolo sembrasse causare a Grawk più fastidio che sofferenza, Aurora non sopportava quella scena. Si sentiva contrarre lo stomaco ogni volta che Smilax allungava la mano verso quel pulsante. Il dottore, naturalmente, si divertiva moltissimo.

«Per la verità sono molto stanca,» disse Aurora. «Non potremmo farlo un’altra volta? Ho guidato per tutta la notte.»

«Stanca?» Smilax inarcò un sopracciglio. «Ma il vero scienziato deve essere sempre disposto a stancarsi, per amore della ricerca. Noi vogliamo la verità, non le comodità, dottoressa Candlewood. Come può ideare sistemi immaginosi per far soffrire gli altri, se lei rifiuta qualche lieve disagio? E adesso…»

Smilax premette un altro pulsante e una «giraffa» televisiva partì dalla parete e si protese verso Grawk. Al posto del microfono, reggeva una banana. «Ora di pranzo,» cantilenò il dottore. E a voce più bassa aggiunse: «Una mia piccola invenzione, rozza ma efficace.»

La giraffa si fermò a poca distanza da Grawk. Ogni volta che lui cercava di afferrare la banana, quella gli sfuggiva. «Ehi? Che diavolo…?»

«Mi è stato difficile addestrarla a compiere questa manovra,» spiegò Smilax. «È insito nella natura di una macchina desiderare di completare l’azione incominciata. Le è stato difficile afferrare la gestalt della situazione… Ma dimenticavo, lei adopera altri termini.»

Stancandosi di quello spasso, il chirurgo lasciò che Grawk arraffasse la banana. Ma quando l’ex generale cominciò a sbucciarla, Smilax gridò: «Fermo! È mio dovere avvertirla, Grawk… la banana è avvelenata.»

«Cosa?»

«Morirà tra tormenti orribili se ne mangia un solo boccone.»

Grawk guardò la banana, poi il suo torturatore, poi di nuovo la banana. Poi posò il frutto sul pavimento della gabbia e lo guardò ancora. Poi si sedette e cominciò a piangere.

«Così va meglio,» disse Smilax con un sospiro. «Avevo cominciato a pensare che Grawk non fosse del tutto umano. Bene, lo lascio nelle sue mani, mia cara. Ho affari urgenti da sbrigare e sono sicuro che lei non avrà difficoltà a punirlo adeguatamente, eh eh. A proposito, dovrò avvertirla di non lasciare il NORAD e di non abusare dei computer che si trovano qui, e che fanno parte del Sistema Riproduttivo. Se rivolgerà domande ai calcolatori o darà loro comandi che contrastino con i miei ordini espliciti, verrà messa a morte. Ha capito?»

«Ma come può pretendere che io addestri il Sistema, se non ho la libertà di fargli domande…»

«Ah, mi ha frainteso. Le domande che contraddicono i miei ordini espliciti sono relativamente poche: ‘Come mai il dottor Smilax conserva il controllo di un sistema complesso, intelligente e apparentemente autonomo?’ Oppure: ‘Come posso riuscire a uccidere il Sistema?’ Sono sicuro che lei capisce benissimo a quali domande e a quali comandi alludo. Lo lascio al suo giudizio, ma l’avverto: il Sistema è intelligente. È in grado di batterla a scacchi, o a qualunque gioco che lei può insegnargli, per esempio. Non cerchi di imbrogliare il Sistema.

«Bene, au revoir, mia cara, e non si dimentichi… si dia da fare, si dia da fare.» Ridacchiando, con un sorriso un po’ storto stampato sul viso solitamente serio, Smilax se ne andò. Aurora sedette e si coprì la faccia con le mani.

Non c’erano dubbi sul futuro. Avrebbe dovuto fare proprio quello che lui le aveva ingiunto di non fare, e doveva cercare di cavarsela. E mentre ancora si diceva che tutto ciò non poteva accadere, che doveva trattarsi di un incubo, un’altra parte del suo cervello stava formulando un elenco di domande da rivolgere al computer.

Alzò gli occhi e notò che Grawk stava ancora fissando la banana. «Oh, per amor del cielo, la mangi!» gridò nel microfono. «Non è avvelenata.»

«Non lo è? E lei come lo sa?»

«Perché la mente di Smilax funziona così. Ucciderla non lo divertirebbe la centesima parte di quanto lo diverta farla soffrire. È un sadico della specie più meschina… un burlone all’ennesima potenza.»

«Ehi, mi faccia uscire di qui, per favore,» chiese Grawk, trangugiando la banana.

«Per il momento, mi sento più sicura con lei in gabbia.»

Si avvicinò alla tastiera nell’angolo della sala comando, e batté: «Mi chiamo Aurora Candlewood. Se tu capisci questo messaggio, ti prego di identificarti.»

La macchina rispose subito.

«UFO 0040 0060 000 a 42 GR 44M N 93 GR 40 M 0 ORA IDENTIFICATO COME NC 47946… LA SOMMA DEI CUBI DI TUTTI I NUMERI DA 1 A N PUÒ ESSERE IDENTIFICATA COME IL QUADRATO DELLA SOMMA DEI NUMERI DA 1 A N… LA PERSONA CHE HA BATTUTO MI CHIAMO AURORA CANDLEWOOD PUÒ ORA ESSERE IDENTIFICATA COME AURORA CANDLEWOOD FASCICOLO NUMERO 828286355119-A-C… PER TU INTENDE QUESTA TASTIERA OPPURE L’INTERO COMPLESSO COMPUTER DEL NORAD PUNTO DI DOMANDA… VUOLE NUMERI DELLE PARTI DI QUESTA TASTIERA O DELL’INTERO COMPLESSO COMPUTER DEL NORAD PUNTO DI DOMANDA… SE VUOLE NUMERI PARTI DELL’INTERO COMPLESSO COMPUTER DEL NORAD VUOLE ANCHE NUMERI PARTI DI PEZZI DI RICAMBIO IN MAGAZZINO PUNTO DI DOMANDA…» Si soffermò un momento poi, come per stare sul sicuro, aggiunse: «P-Q4»

«Mi faccia uscire di qui!» urlò Grawk. «Smetta di giocare con quella maledetta tastiera e mi liberi?»

Se il computer del NORAD non aveva un concetto della propria identità, pensò Aurora, questo poteva significare diverse cose: che non era ancora collegato con il Sistema Riproduttivo. Che il Sistema Riproduttivo non si considerava autonomo, bensì schiavo di Smilax. Oppure che il Sistema Riproduttivo si identificava in qualche modo con Smilax. Ma non era prudente continuare l’interrogatorio su quei binari.