No! si disse con violenza Bernard. Meglio trascinare alla rovina i due imperi lanciandoli in una guerra sanguinosa, piuttosto che cedere i nostri diritti ai Norglani!
Faceva già molto caldo quando gli scivoli terrestri raggiunsero il limitare della colonia avversaria.
I «verdi» erano al lavoro senza posa. I Terrestri si avviarono tutti insieme verso il centro della colonia, con Bernard, Laurance e Stone alla testa. I «verdi», ormai, non badavano più a loro. Ma un «azzurro», che Bernard riconobbe come Zagidh si fece incontro agli ospiti.
«Essere tornati» constatò Zagidh, glaciale.
«Sì, vogliamo parlare di nuovo con Skrinri e Vortakel. Avvertiteli che siamo qui.»
Zagidh agitò le snodatissime braccia. «Kharvish essere andati.»
«Andati?»
«Noi-loro detto noi-io loro non parlare più con voi-loro, capito?» disse Zagidh.
Stone si accigliò, tentando di orientarsi nella complessità di pronomi usati dal norglano. «Noi non abbiamo finito di parlare con i kharvish» dichiarò. «Portateli qui, come avete fatto ieri.»
Le braccia di Zagidh continuarono a oscillare. «Non potere. Noi-loro non volere parlare con voi-loro. Più.»
Dal fondo del gruppo venne la voce amara di Dominici. «Ci hanno dato l’ultimatum e adesso se ne sono andati. Noi perdiamo il nostro tempo a discutere con quel muso azzurro. Possibile che vi facciate ancora delle illusioni?»
«Zitto» lo ammonì Bernard. «Non dobbiamo ancora darci per vinti.»
Con pazienza, Stone tentò diversi altri approcci. Ma il risultato era sempre il medesimo. Skrinri e Vortakel se n’erano andati, erano tornati sul pianeta madre, non avevano più niente da dire ai Terrestri. No, Zagidh non li avrebbe richiamati una seconda volta. Perché doveva farlo? Tutto era chiaro, ormai. Skrinri aveva ordinato ai Terrestri di non colonizzare altri mondi. C’era forse bisogno di altre spiegazioni?
«Ma non capite che sarà la guerra tra Terrestri e Norglani?» disse Stone, esasperato. «Molti innocenti moriranno per la vostra cocciutaggine! Dobbiamo assolutamente parlare con i vostri Kharvish!»
Zagidh agitava le braccia sempre più in fretta. Quel gesto doveva essere un sintomo di profonda irritazione. «Avete detto parole loro avere detto a me di dire. Ora devo lavorare. Andate via. I Kharvish non tornano indietro.»
Con un ultimo agitare frenetico delle braccia, Zagidh schizzò via, e immediatamente cominciò a urlare ordini e istruzioni a un gruppo di «verdi» che trascinavano attraverso la radura un ingombrante meccanismo. I Terrestri, ignorati, rimasero in disparte, sotto il sole cocente, mentre la costruzione della colonia procedeva a ritmo febbrile.
«Penso che non ci sia altro da fare» osservò rassegnato Bernard. «Ormai, è fatta. Può darsi che abbiano parlato solo per intimidirci, comunque non hanno intenzione di ritrattare alcunché.»
«Che roba! I principi non possono perdere tempo a discutere con noi!» disse Dominici. «Andate via, Terrestri, ci state seccando! S’è mai sentito… Ma questi la guerra la vogliono davvero!»
«Be’, potrebbe anche essere il loro vero obbiettivo» osservò Stone. «Oppure pensano che noi si sia piccole creature obbedienti, disposte a restare entro limiti che ci hanno assegnato.»
«Tutto questo rappresenta la giusta punizione per il nostro orgoglio» dichiarò Havig. «Per troppo tempo ci siamo creduti soli nell’Universo. L’Uomo, da sempre, tende a confondere la sua piccola potenza con l’immensa onnipotenza di Dio. Le sue illusioni, le sue fantasie diventano arroganza e infine crollano come la Torre di Babele quando scopre di non essere solo nel grande disegno dell’Universo.»
Laurance interloquì in tono pacato:
«Penso, signori, che dovremmo fare rotta per la Terra. Oppure volete tentare di parlare ancora una volta con Zagidh?»
Bernard scosse la testa. «Non sapremmo proprio cos’altro dirgli.»
«Possiamo benissimo andarcene» concluse tristemente Stone. «Ormai, siamo arrivati a un punto morto. Tocca all’Arconato decidere sul da farsi, non a noi.»
Tornarono alle slitte, e lentamente abbandonarono l’accampamento norglano. Voltandosi per guardare, Bernard si accorse che nessuno li seguiva con lo sguardo. Ai Norglani non importava proprio niente di loro.
Gli scivoli procedevano attraverso i pianori ondulati, e lungo il sentiero ormai sgombro che, attraverso i boschi conduceva all’astronave. Bernard aveva la sensazione che il suo cuore fosse di pietra. Rabbrividiva al pensiero di ciò che avrebbero detto al Tecnarca, di lì a un paio di giorni. McKenzie sarebbe andato su tutte le furie. Probabilmente la galassia sarebbe stata sconvolta dalla guerra entro pochissimo tempo: il tempo necessario cioè a produrre in serie un numero sufficiente di astronavi a velocità ultra-luce.
«E così sarà la guerra» disse Stone, riflettendo a voce alta. «E, a pensarci bene, non sappiamo nemmeno contro chi combattiamo.»
«Né loro sanno chi siamo noi» disse Laurance. «Questa sarà una guerra di ciechi che si azzuffano nel buio. Il nostro obiettivo principale sarà quello di trovare Norgla, il loro di scoprire dov’è la Terra.»
«Sempre che dispongano anche loro di navi a velocità ultraluce» disse Bernard. «altrimenti, non saranno mai in grado di colpirci, mentre noi potremo colpire loro.»
«Se così fosse, questo ci concederebbe un indubbio vantaggio iniziale» disse Laurance, «ma ho la sensazione precisa che i Norglani conoscano già la VUL…, o qualcosa di simile, altrimenti, non credo che affronterebbero una guerra così, a cuor leggero.»
Dal sedile anteriore dello scivolo, Clive ridacchiò. «Pensate, avremmo potuto andare avanti per migliaia di anni senza mai imbatterci in questi Norglani della malora. Se non avessimo costruito la VUL-XV, se non ci fossimo imbattuti proprio in un pianeta occupato dai Norglani, se il Tecnarca non avesse deciso di negoziare in vista di un eventuale conflitto…»
«Quanti «se»!» disse Bernard.
«Tutti validi» ribatté Clive. «Se avessimo badato ai fatti nostri e avessimo continuato a espanderci a ritmo normale, niente di tutto questo sarebbe accaduto.»
«Dichiarazioni del genere potrebbero configurare il reato di alto tradimento, tanto più se fatte da un militare in servizio attivo» disse Stone rivolto a Laurance.
«Lasciatelo parlare» replicò il comandante stringendosi nelle spalle. «Finora abbiamo sempre ascoltato gli Arconti, e che risultati abbiamo ottenuto? Siamo di nuovo alle soglie di una guerra: quella stessa guerra che l’Arconato aveva dichiarato di voler abolire, perciò…»
«Laurance!» scattò Bernard, esterrefatto.
Laurance sorrise. «Volete denunciare anche me per alto tradimento? D’accordo, impiccatemi insieme a Clive. Ma questa, per tutti i diavoli, sarà una guerra voluta dal Tecnarca McKenzie. E dovrete combatterla, vi piaccia o no. E non è escluso che sia proprio l’Arconato a rimetterci le penne.»