Выбрать главу

Stone, nel frattempo, aveva preso la parola. «Non mi sono mai sposato» stava dicendo, «e perciò in un certo senso non ho nessuno sulla Terra. Be’, naturalmente di ragazze ne ho avute anch’io, ma la cosa non è andata mai in porto, e… be’, tanto ormai non ha importanza. Però non voglio finire la mia vita su qualche pianeta sconosciuto, lontano dalla Terra. Morire come un cane, solo, dimenticato…»

«Sarebbe la volontà di Dio, no?» osservò Dominici. «Tutto è volontà di Dio. Tanto vale starsene tranquilli e lasciare che Dio ci cosparga di guai. Noi non possiamo fare altro che scuotere stoicamente le spalle e affidarci alla Sua Volontà. Amen.» La voce di Dominici aveva adesso un tono stridulo, provocatorio. «Dico bene, vero, Havig? Voi siete un esperto di Dio. Come mai non avete ancora cominciato a sputare sentenze per consolarci. Come mai… Havig!»

Bernard si girò di scatto.

Uno spettacolo sconcertante. Seduto in disparte tutto solo, come sempre, nella sua cuccetta in un angolo, senza prendere parte alla conversazione, l’allampanato Neopuritano stava vivendo silenziosamente una specie di attacco isterico.

Perfino la nevrastenia, in lui, era contenuta e repressa, come tutte le altre sue manifestazioni. Il corpo era squassato da profondi singulti, ma Bernard si accorse che Havig riusciva a soffocarli con una intensità di concentrazione quasi demoniaca. Gli occhi erano umidi di pianto, la mascella contratta, le mani stringevano spasmodicamente l’orlo della brandina. I singulti lo scuotevano e lui li ricacciava indietro con aria cupa, senza permettere che un solo gemito gli sfuggisse dalle labbra. Il conflitto tra la disciplina ferrea alla quale era abituato e il collasso nervoso era evidente. E l’effetto era quanto mai penoso.

I tre colleghi per un attimo lo fissarono paralizzati dalla sorpresa. Poi Dominici proruppe subito: «Havig! Havig, cosa vi succede? State male, amico?»

«No… non male» rispose Havig con voce fonda, stranamente atona.

«Ma che avete allora? Possiamo fare qualcosa?»

«Sì… lasciatemi solo» mormorò Havig.

Bernard fissò costernato il Neopuritano. Per la prima volta, «sentì» di essere riuscito a penetrare oltre la maschera di Havig.

«Non capite a che cosa sta pensando?» mormorò sottovoce a Dominici e a Stone. «Sta pensando d’essere stato un brav’uomo tutta la sua vita, d’avere pregato, lavorato, obbedito alle leggi del suo Dio. Ha venerato il Signore come pensava che andasse adorato. E… e poi gli succede questo. Smarrirsi quaggiù, a bilioni e bilioni di chilometri dalla sua casa, dalla sua chiesa, dalla sua famiglia. Moglie, figlioli, tutto sparito… e perché? È questo che l’ha stravolto, che gli fa smarrire la ragione. Non sa spiegarsi il perché.»

Havig si alzò e mosse qualche passo in avanti barcollando, con gli occhi vitrei, le guance chiazzate di rosso.

«Prendetelo!» urlò Dominici terrorizzato. «È fuori di se! Fermatelo!»

Senza esitare un solo istante, gli furono addosso in tre. Bernard e Stone afferrarono Havig per le lunghe braccia smisurate. Dominici, alzandosi praticamente sulla punta dei piedi, riuscì a posargli le mani sulle spalle gracili. Insieme, e usando tutta la loro forza, lo costrinsero a ricadere sulla cuccetta e ve lo tennero ben stretto.

Gli occhi di Havig mandarono lampi di indignazione selvaggia. «Lasciatemi andare! Togliete quelle mani dalla mia persona! Vi proibisco di toccarmi, capito?»

«State giù e calmatevi» ordinò Bernard. «Su, Havig, rilassatevi. Non fate così.»

«Tenetelo d’occhio» disse Dominici.

Ma Havig ormai non faceva più resistenza. Fissava il pavimento e borbottava con voce meditabonda: «Ho commesso qualche grosso peccato, per forza, altrimenti perché mi sarebbe accaduto questo? Perché Lui mi ha abbandonato. Perché ci ha abbandonati tutti?»

«Non siete il primo a farvi questa domanda» disse Dominici. «Consolatevi, siete in buona compagnia.»

Quell’osservazione blasfema in un momento simile irritò Bernard per ragioni che lui stesso non riusciva a spiegarsi. «Tacete, idiota» disse fra i denti. «Volete farlo impazzire del tutto? Andate a prendermi un sedativo, invece.»

«Devo averlo offeso in qualche modo senza saperlo» continuò Havig. «Ed Egli mi ha tolto la Sua luce. Mio Dio, perché ci hai abbandonati?»

Bernard avvertì un’onda di pietà e di compassione così intense da rimanerne quasi sbalordito. Quell’uomo, un tempo, lui l’aveva disprezzato giudicandolo un fanatico del misticismo, l’aveva attaccato a mezzo della stampa usando termini che adesso riconosceva come meschini e poco leali, e adesso gli ispirava tanta pietà, e proprio perché lo scudo della fede che l’aveva protetto stava per infrangersi.

Chinandosi su Havig, disse bruscamente: «Avete torto, Havig. Non siete stato abbandonato. Questa è una prova, una prova per la vostra fede. Dio vi manda delle tribolazioni, ma dovete ricordarvi di Giobbe. Havig, ricordate: Giobbe non perse mai la sua fede.»

Gli occhi di Havig s’illuminarono, un lieve sorriso si fece strada attraverso tanta disperazione. «Sì, forse… Una prova per la mia fede, e anche per la vostra. Come Giobbe, sì. Ma come possiamo superarla? Smarriti qua fuori… Forse Dio ha distolto il Suo sguardo da noi, forse…» Havig tacque, e le lacrime presero a rotolargli lungo le guance scarne.

Havig guardava Bernard con aria implorante, mentre tutta la sua forza di volontà lo abbandonava.

Allungando la mano dietro di sé, Bernard prese abilmente la siringa-spray dalle mani di Dominici e l’applicò con destrezza contro una vena del sottile braccio di Havig.

Poi premette il pulsante, iniettando istantaneamente il fluido. Havig mormorò qualche parola incomprensibile e rabbrividì, gli occhi gli si appannarono. Qualche istante, e i suoi nervi si rilassarono: finalmente il Neopuritano scivolò nel sonno.

Bernard si sollevò, asciugandosi la fronte madida di sudore. «Poveri noi! Non m’aspettavo proprio una cosa del genere.»

«Pazzo. Completamente pazzo» dichiarò Stone. «Come è possibile che una persona dal sistema nervoso così instabile venga mandata in una missione come questa?»

Bernard scosse la testa. «Havig non ha i nervi instabili, nonostante la scena di poco fa.»

«E allora, come la spiegate?»

«È perfettamente comprensibile, direi. Havig ha costruito tutta la sua vita attorno a convinzioni ben radicate. Lui le ha vissute le sue convinzioni, non si è limitato a predicarle. Chiamatelo fanatico, se volete, certo io di epiteti gliene ho affibbiati anche troppi. Bene, adesso, improvvisamente, tutto viene messo in discussione. Per una volta, Havig non è riuscito ad attribuire la sua avventura alla volontà di Dio, e quindi a sopportarla stoicamente. È rimasto a corto di spiegazioni. E questo l’ha sconvolto.»

«Starà bene quando si sveglierà?» chiese Dominici. «Oppure tornerà nello stato di adesso?»

«Secondo me, starà benissimo. Lo spero, almeno. Gli ho iniettato una dose abbastanza forte da tenerlo quieto per ore. Probabilmente, quando l’effetto della droga passerà lui avrà superato la crisi.»

«Se gli piglia un’altra crisi isterica» disse Stone «dovremo imbavagliarlo. Oppure tenerlo sempre sotto droga, per il bene suo e nostro.»

«Sono certo che riacquisterà il suo equilibrio» disse Bernard. «È troppo solido, di fondo, per mettersi a dare i numeri.»

«Mi pare di ricordare che proprio voi l’avevate definito un mattoide» disse Dominici. «Non starete dando i numeri anche voi, per caso?»