«Non mi sembra che questa specie di guardiano sia molto in sé» commentò Sennar mentre si avvicinava.
«Cosa devo fare?» gli chiese Nihal in un sussurro, ma in tutta risposta ottenne uno sguardo confuso.
«Desideri la pietra?» chiese la voce.
«Sì» rispose Nihal.
«Allora dammi lui, e io te la darò.»
«Lui chi?»
«Il fanciullo» rispose suadente la voce.
Laio lanciò uno sguardo preoccupato verso Nihal e iniziò a indietreggiare.
«Di chi... di chi parli?» balbettò la ragazza.
«Mi hai capita. Il bambino che porti con te, il fanciullo. È così caldo... Il suo tepore già ritempra il mio cuore solitario... Concedimi la sua carne e il suo calore, e la pietra sarà tua.»
Laio si lanciò rapido verso l’uscita, ma il raggio prese le sembianze di una donna, protese un braccio e chiuse l’ingresso. Non ci furono più porte, solo la gelida consistenza delle mura d’oro. Il braccio si allungò poi verso l’altare e prese la pietra.
«Carne in cambio del potere...» disse la voce e dalla luce emerse un volto di donna, un volto bellissimo, ma folle e triste. «Accetti questo scambio? In fondo, cosa ti chiedo? Non vedi il dolore che provo nella mia solitudine?» La voce si era fatta lamentosa. «Tu che puoi, aiutami a fuggire da questo luogo che odio...»
Nihal guardava quel volto terrorizzata e ammaliata, come se fosse avvinta da una magia. Gli occhi le si chiudevano.
«Nihal!» la chiamò Sennar.
Il mago corse verso di lei e la mezzelfo si riscosse. Si allontanò dalla luce e sguainò la spada.
«Forse preferisci concedermi l’uomo? Non è fresco e puro come il fanciullo, ma accetto anche lui...»
«Non dire idiozie! Non ho intenzione di separarmi dai miei amici per nessuna ragione al mondo!» esclamò Nihal.
«Allora dammi il tuo, di corpo» rispose la voce.
«No!» urlò Nihal. «Lasciaci andare e dammi la pietra!»
Il volto divenne iroso, la guardò a lungo, poi d’improvviso la luce tornò a inondare la sala e il raggio scomparve.
Nihal rimase spaesata e anche Sennar si guardò intorno perplesso.
«Dove diamine...?» borbottò il mago. Poi si voltò verso Laio. «Nihal...» mormorò terrorizzato.
Anche lei guardò lo scudiero. Laio lentamente sollevò le palpebre e la paura invase Nihal. Gli occhi del ragazzo erano diventati d’oro, senza iride né pupilla. Uno strano sorriso si disegnò sulle labbra di Laio e quando parlò, la sua voce era quella che avevano sentito risuonare nella sala fino a poco prima.
«Non hai voluto acconsentire? Non hai voluto aiutarmi? Ebbene, non solo ho preso da me quanto desideravo, ma ti punirò per la tua crudeltà.»
Nihal fece qualche passo indietro. «Lascia stare Laio...»
«Ti avevo chiesto solo aiuto, null’altro, e tu me l’hai negato...» disse Laio mentre avanzava verso di lei.
Nihal non riusciva a fare altro che indietreggiare impaurita.
Laio allungò una mano verso la mezzelfo e quando aprì la palma, un raggio di luce accecante la investì e la precipitò nel buio.
Lo scudiero corse verso il fondo della sala e la porta che era scomparsa riapparve, più grande e imponente di prima.
«Che restiate voi qui, nella solitudine e nella disperazione, a soffrire il freddo che ho sofferto io!» urlò dalle labbra di Laio la voce femminile.
Il guardiano era a un passo dalla porta, quando Sennar si piazzò davanti a Laio. Un secondo raggio di luce partì dalla mano dello scudiero, ma si infranse su una barriera circolare argentea evocata dal mago.
«Aspetta un istante, prima di andare» disse Sennar in tono ragionevole. Guardò dietro Laio e vide Nihal ancora a terra. Non poteva andare da lei, o sarebbero rimasti lì dentro in eterno.
«Io ti capisco, sai?» iniziò. «Tutti questi anni in solitudine... non dev’essere stato facile...»
Laio, guardingo, lo scrutò con sospetto.
«Conosco la solitudine e il freddo... sì, ti capisco.» Sennar vide Nihal muovere una mano.
«Chi sei? Un mago?» chiese Laio.
«Non c’è bisogno di prendere questo giovane» continuò Sennar. «Del resto, non sei stata messa qui per la pietra?»
Laio continuò a fissarlo, interdetto.
«È sempre stato il tuo compito vegliare sulla pietra, o sbaglio? È per questo che sei stata creata...»
«Tu hai ragione, ma io sono sola...» Un’ombra di tristezza passò negli occhi d’oro di Laio, mentre lentamente Nihal si rialzava e tornava in sé.
«Stai facendo del male a un innocente. Io non credo che ti sia permessa una cosa del genere.»
«No, ma ho freddo, tanto freddo...»
«Tu devi solo stabilire chi sia degno di possedere la pietra, null’altro, o sbaglio? Il ragazzo che vuoi per te non ha nessuna colpa. Non puoi prenderlo, è grave quello che stai facendo, e lo sai.»
Laio abbandonò le mani lungo il corpo e guardò a terra sconsolato. Nihal sguainò la spada, ma Sennar le fece un cenno perché capisse che non era il momento di agire.
«Conosci Ael?» chiese Sennar.
Laio alzò la testa. «La Somma Signora delle Acque, custode della pietra nella Terra dell’Acqua... Certo che la conosco.»
Sennar si volse verso Nihal. «Sheireen, mostrale dov’è ora Ael» disse, ma Nihal lo guardò senza capire.
«Il talismano» spiegò Sennar.
Nihal frugò sotto il mantello e lo trovò. Con calma e circospezione si avvicinò a Laio, che la fulminò con uno sguardo gelido. Quando la mezzelfo mostrò il talismano, gli occhi del ragazzo si rabbuiarono.
«Conosci questo amuleto?» chiese Sennar.
Laio fece cenno di sì con la testa.
«Allora saprai anche cosa sono le pietre. Quella è Ael, la sua essenza è racchiusa lì dentro.»
Laio guardò, interessato.
«Ael non è più sola, ha lasciato il suo santuario e ora fa la guardia alla pietra che possediamo. È questa l’unica possibilità che hai di lasciare il santuario, se tanto lo odi: vieni con noi. Non sarai più sola, viaggerai di Terra in Terra alla ricerca della pace, vedrai mille meraviglie. Solo così potrai andartene da qui.»
«No, non voglio! La carne di questo fanciullo è così calda...» protestò Laio.
«Lascialo» ordinò Sennar. «Egli non ti appartiene, non è tua la sua vita. Quella che stai commettendo è una grave colpa.» Prese il talismano dalle mani di Nihal e lo sollevò davanti al volto di Laio. «È qui la soluzione, è questo il tuo posto, e vi troverai altrettanto calore. Tu non vuoi fare altro male a questo ragazzo dal cuore puro, vero?»
Nihal, nel frattempo, si era spostata dietro la schiena di Laio e attendeva, la spada in pugno.
«Lascialo» insistette Sennar. «Liberalo e fa’ il tuo dovere.»
Il talismano oscillò davanti allo sguardo di Laio, che lo seguiva come ipnotizzato. Destra, sinistra, destra, sinistra... Infine lo scudiero chiuse gli occhi e d’improvviso calò il buio. Poi una luce accecante ruppe l’oscurità e si gettò a capofitto nella pietra, che ora giaceva a terra. A quel punto si sentì il rumore di un corpo che cadeva al suolo.
«Laio!» urlò Nihal. Cercò a tentoni sul pavimento e alla fine lo trovò. «Stai bene?» chiese, mentre gli teneva il capo fra le mani.
«Andiamo via al più presto, forza» intervenne Sennar.
Al buio, Nihal cercò la pietra, poi si caricò Laio sulle spalle e corsero verso la porta, che pareva lontanissima. Infine uscirono nella luce del pianoro.
Nihal depose a terra Laio e iniziò a chiamarlo. Dopo qualche istante, lo scudiero aprì gli occhi e si portò una mano al petto.
«È... è tutto a posto?» chiese il ragazzo con una voce strana.
Nihal tirò un sospiro di sollievo. «Sì, è tutto a posto» rispose con un sorriso. Quindi recitò la formula rituale e collocò la pietra nel suo alveo.