Era vero, tutto quello che la circondava era reale e, se anche non lo fosse stato, era reale la gioia che provava davanti a quelle visioni. Sì, avrebbe accettato, avrebbe infranto quel maledetto talismano, avrebbe dimenticato tutto e sarebbe rimasta lì. Era da folli rifiutare. Allontanò il volto da quello di Fen. Egli le sorrise benevolo e lei ricambiò, in pace con se stessa. Stava per voltarsi verso Thoolan e dirle che avrebbe accettato, quando sentì una voce rimbombarle nella testa.
«Cosa c’è, Nihal?» chiese Fen preoccupato.
«Io...» iniziò lei, ma non sapeva cosa rispondere. La voce continuava a echeggiarle nella testa.
«Resta qui, Nihal, te ne prego, qui con me. Non badare a null’altro che non sia noi» la implorò Fen.
Nihal si volse verso di lui e gli sorrise distratta, ma sentiva un richiamo in quella voce, sempre più distinto. Si sciolse dall’abbraccio.
Qualcuno chiamava il suo nome, in tono allarmato. Individuò la direzione dalla quale proveniva la voce e vi si diresse. Innanzi a lei si stagliò una delle arcate della stanza e oltre l’arcata c’era Sennar, che vagava per il palazzo e la chiamava. Era sua la voce, suo il richiamo.
«Sono qui, Sennar!» urlò Nihal.
Varcò l’arcata e lo raggiunse.
Sennar si voltò di scatto e la guardò stupito. «Da dove arrivi?»
«Ero con la guardiana» rispose Nihal. Mentre lo diceva, si ricordò dell’offerta, di Fen e di tutto il resto. Si voltò e vide che Thoolan era dietro di lei.
«Questa è la tua risposta?» le chiese grave.
Nihal chinò il capo. «Sì.»
Un sorriso di comprensione illuminò il volto di Thoolan. «Ebbene, se questa è la tua scelta...» Si portò la mano alla fronte e prese la pietra. «Eccoti dunque la pietra. Ti ho messa alla prova, Sheireen, ma sappi che davvero desidero per te la gioia, e che se avessi accettato, tutti i miei poteri sarebbero stati al tuo servizio e ti avrei dato ciò che ti avevo promesso.»
Nihal prese la pietra, mentre Sennar la guardava sempre più confuso.
«Perché ti preoccupi per me?» chiese alla vecchia.
«Perché ho amato molto i mezzelfi e volevo proteggerli prendendomi cura di te.» Sospirò. «Del resto, è meglio che tu trovi da sola la tua strada. Ora, però, hai fatto una scelta, hai deciso di prendere la via più ardua. Tieni fede a questa scelta e cerca la felicità. Sarà difficile, perché prima che il tuo viaggio giunga al termine dovrai patire molto, ma io ho fiducia in te. Sii forte. Per quanto mi riguarda, cercherò di proteggerti dai tuoi sogni. In verità non c’è molto che io possa fare, perché Reis ha impresso un sigillo sul suo incantesimo, ma almeno eviterò che ti tormentino giorno e notte. La mia pietra, dall’amuleto, farà il possibile.»
Nihal la guardò con profonda gratitudine. «Grazie» disse commossa.
«Che aspetti, ora?» rispose brusca la vecchia. «Compi il rito.»
Nihal estrasse il talismano, ma si fermò. «Un’ultima cosa, prima di lasciarci. È vero quel che mi hai detto circa i cinquant’anni di pace o era solo un modo per tentarmi?»
«È tutto vero, purtroppo. È bene che tu ci rifletta, se vuoi comprendere a fondo la natura della tua missione.»
Nihal restò per un istante con l’amuleto a mezz’aria.
«Non indugiare più, Nihal, il mondo che hai scelto ti aspetta» la incoraggiò la vecchia.
Nihal prese la pietra e recitò la formula rituale: «Rahhavni sektar aleero».
Sentì il potere fluire nelle sue mani e la pietra si incastrò nel suo alveo. Tutto d’un tratto, un vento improvviso spazzò le sale di quell’enigmatico palazzo e portò via con sé Thoolan e le sue magie.
Quando il vento si fu calmato, Nihal e Sennar si trovarono al centro di una sala disadorna e scura. Niente scale, niente porte, niente stanze. L’incanto che li aveva avvinti per due giorni era svanito.
14
Il brindisi del traditore
«Come ti senti?» chiese Sennar a Nihal, non appena ebbero lasciato il santuario e furono di nuovo nel deserto.
Nihal rimase un istante in silenzio. «Bene» rispose alla fine. In effetti, le voci erano diminuite, ora erano solo flebili eco.
Sennar tirò un sospiro di sollievo, poi la sommerse di domande. Chi era quella vecchia? Dov’era stata mentre lui la cercava dappertutto? Quale scelta aveva fatto?
Nihal non sapeva che cosa rispondere, era frastornata. Raccontò che Thoolan era la guardina della pietra della Terra dei Giorni, raccontò delle stanze e di ciò che vi aveva visto, raccontò perfino di Fen, ma non parlò del bacio.
«Perché hai deciso di non restare?» chiese Sennar.
«Non lo so... forse tutto mi sembrava troppo falso» rispose, ma non era sicura di quel che diceva. «Forza, dobbiamo rimetterci in viaggio» aggiunse, per porre fine a quella conversazione.
Thoolan aveva lasciato loro un prezioso regalo: orci colmi d’acqua e un po’ di cibo. Sarebbero riusciti a superare il deserto.
Camminarono per sei giorni in quel paesaggio desolato, mentre il vento spazzava la pianura e alzava turbini di polvere. Nihal fu taciturna per tutto il tragitto.
La sesta sera si fermarono per decidere il percorso da seguire.
«Se proseguiamo dritti per il deserto saremo sicuri di non trovare nessun nemico» disse Sennar.
Tirò fuori la mappa sgualcita che usavano nei loro spostamenti. Era molto vecchia, ma era tutto ciò che Sennar aveva trovato sui territori soggetti al Tiranno. Da cinquant’anni a quella parte non erano più state tracciate nuove carte dei territori occupati. D’altra parte, in cinquant’anni le montagne non scompaiono.
«Se andiamo verso sud finiremo su questi monti, i...» Si sforzò di leggere il nome.
«Rehvni» lo interruppe Nihal. «Vuol dire meridionali.»
Lui la guardò. «Certo. Insomma, con un po’ di sacrifici e razionando i viveri, credo che possiamo farcela.»
Nihal era assente.
«Se mi concedessi un po’ più d’attenzione te ne sarei grato» sbottò Sennar. «Da quando sei uscita da quel maledetto santuario mi guardi appena.»
Nihal si riscosse e lo fissò negli occhi. «Se credi che sia la cosa migliore...»
«Certo che lo è» tagliò corto Sennar, infastidito dal disinteresse della ragazza.
Chiuse la mappa e si rimisero in viaggio.
Più procedevano, meno Sennar era convinto della sua scelta. Non incontravano altro che pianura e sassi, e quel biancheggiare di ossa tra le rocce. Continuarono ad arrancare in silenzio.
«Voglio andare a Seferdi» disse Nihal all’improvviso, una sera.
A Sennar cadde a terra il pezzo di carne secca che stava per addentare. «Cosa?»
Nihal abbassò gli occhi. «Hai capito.»
Erano giorni che non faceva altro che pensarci. Sapeva che era un’idea folle e sciocca, che non doveva essere rimasto molto delle città dei mezzelfi e che sarebbe stata una visita straziante, ma era diventato un bisogno insopprimibile. Ciò che aveva visto da Thoolan e le voci dei fantasmi che l’avevano tormentata con il ricordo dello sterminio dei suoi simili avevano lasciato un segno che non poteva ignorare. A mano a mano che proseguivano nel viaggio e si avvicinava il momento di lasciare la sua Terra, Nihal era sopraffatta dalla nostalgia e dalla necessità di vedere qualcosa che le parlasse del suo popolo.
«No, non ho capito» disse Sennar. «Spero di non aver capito.»
«Lo so che è una follia, ma... ne sento il bisogno.»
«Qualche sera fa ti ho chiesto se andava bene per te tagliare per il deserto e mi hai detto di sì. Nella Terra dell’Acqua sei quasi morta, pur di poter viaggiare in fretta, e adesso vuoi attardarti in un territorio nemico?» La voce del mago era tagliente.