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«E tu da dove diamine esci fuori?» chiese Sennar.

Nihal allentò la presa e si voltò verso il mago. Davanti a lui c’era Laio, pallido e con la casacca sporca di sangue, ma sorridente.

17

Ido in Accademia

Ido provò la sua nuova spada in battaglia e il risultato fu più che soddisfacente. I fantasmi evaporavano sotto i colpi potenti della sua arma e le cose procedevano al meglio. Con un certo rammarico, però, lo gnomo non poté sperimentare l’arte di Soana sul suo bersaglio principale. A lungo infatti non vide traccia del Cavaliere vermiglio.

Ido si sforzava di tenere a mente le parole della maga – "per quanto male possa aver fatto a te o a Nihal, non è che un nemico come tutti gli altri" – ma non gli era facile. Quando scendeva in campo, per prima cosa si guardava intorno alla ricerca di un baluginio rosso, senza mai trovarlo. In breve riprese ad annoiarsi. Le battaglie si susseguivano tutte uguali e la situazione si faceva di giorno in giorno più deprimente.

Una primavera tardiva aveva iniziato a intiepidire le giornate, quando fu ordinata un’assemblea del Consiglio, nella Terra del Sole, a cui furono invitati anche i generali.

C’erano davvero tutti, una moltitudine di persone: i regnanti delle tre Terre libere, i generali più importanti e i maghi del Consiglio. I membri dell’assemblea erano quasi un centinaio, ma la riunione si svolse con ordine e rigore. Un’aria di morte e desolazione aleggiava sul consesso e rendeva gli animi più calmi del solito.

A quattro mesi dalla comparsa dei fantasmi sui campi di battaglia, le cose non andavano affatto bene. Più di metà della Terra dell’Acqua era in mano al Tiranno e l’altra metà era seriamente minacciata. Gran parte delle truppe disponibili era ammassata lungo quel labile confine, ma il numero dei soldati non era comunque sufficiente ad arrestare l’avanzata nemica. Distaccare altre truppe era impossibile, perché anche la Terra del Sole era in pericolo e doveva essere protetta.

«Non possiamo andare avanti a lungo in questo modo. Finiremo con l’indebolirci lungo entrambi i confini, con il rischio che il Tiranno invada la nostra Terra» disse Sulana, la regina della Terra del Sole.

Il consesso tacque. I rapporti fatti dai generali non lasciavano prevedere nulla di buono e ormai un’unica idea circolava per l’assemblea: ben presto la Terra dell’Acqua avrebbe capitolato.

«Io non permetterò che il mio regno sia sconfitto.»

Le parole di Galla, regnante della Terra dell’Acqua, calarono improvvise sul consesso.

«Mia moglie è morta per questo regno, migliaia di ninfe hanno dato la vita per salvarlo, è in loro onore che devo continuare a combattere e a proteggerlo.»

«Vostra maestà, stiamo combattendo, ma le nostre forze non bastano, come abbiamo avuto modo di spiegare...» protestò Mavern.

«Occorre attaccare una volta per tutte» disse Galla, senza lasciare che il generale terminasse di parlare. «Organizzeremo una grande offensiva, che ci permetta di riprendere fiato per qualche tempo.»

Ido scosse la testa. Capiva quell’uomo, ma la sua era un’idea folle. Galla del resto non era un soldato, bensì il re di una Terra pacifica.

«Non servirà a nulla. Siamo allo stremo, sarebbe il canto del cigno» obiettò Soana.

«Preferite lasciare che la Terra dell’Acqua venga sacrificata? Preferite perderla del tutto? Gli uomini di questo regno combattono al vostro fianco, sebbene non siano mai stati uomini d’armi. Se la Terra dell’Acqua cadrà in mano al nemico, non potrete più contare sul nostro appoggio, e solo gli dèi sanno quanto bisogno abbiamo di uomini, proprio ora che il Tiranno ha trovato il modo per avere di continuo nuovi guerrieri.»

«Io credo che Sua Maestà abbia ragione» intervenne Theris, la ninfa che rappresentava la Terra dell’Acqua. «Nelle condizioni in cui ci troviamo, la perdita di un’altra Terra sarebbe rovinosa. Dobbiamo rischiare e tentare, almeno per avere il tempo di organizzare le difese.»

Alla fine si decise per l’attacco. Ido non vi riponeva molte speranze. La Terra dell’Acqua era ridotta a meno della metà e nel regno albergavano miseria e disperazione. Nonostante le parole di Galla, le truppe che quella Terra riusciva a fornire erano in realtà ben poca cosa, e per di più composte quasi esclusivamente da uomini che mai avevano calcato il campo di battaglia. Salvarla dal Tiranno sarebbe servito solo a innalzare il morale dei soldati. Lo gnomo però non manifestò le sue perplessità al consesso. Sarebbe stato crudele infierire su chi cercava disperatamente un briciolo di speranza, e un miglio guadagnato al nemico era pur sempre meglio di niente.

L’offensiva venne pianificata per il mese seguente.

Un giorno, un messo giunse all’accampamento e chiese di Ido. «Il Supremo Generale Raven vi convoca all’Accademia» disse, non appena lo ebbero condotto nella tenda dello gnomo.

Ido dapprima rimase perplesso, poi si spazientì. Se Raven lo chiamava, era di certo per qualche motivo antipatico. Non correva buon sangue fra i due. Raven non era mai riuscito a fidarsi di Ido e lo gnomo lo detestava perché non aveva fatto altro che mettergli i bastoni fra le ruote, fin da quando era entrato nell’esercito delle Terre libere.

In ogni caso, se il Supremo Generale ordinava, non si poteva fare altro che obbedire. Così Ido montò su Vesa e andò ancora una volta a Makrat, nell’odiata Accademia.

Dovette fare la solita trafila perché Raven si degnasse finalmente di parlargli e solo dopo un’ora di inutile e irritante attesa fu ammesso nella sala delle udienze.

Come al solito, Ido si limitò a una rapida riverenza. Non si era mai inginocchiato davanti a quel pallone gonfiato e non aveva certo intenzione di iniziare adesso.

«Non credi che potresti smetterla con questi gesti infantili?» disse Raven seccato.

Con lui, stranamente, non c’era il suo amato cagnolino e anche l’armatura che indossava era insolitamente sobria, almeno per i suoi standard.

«Dovresti esserci abituato, ormai» rispose Ido.

«I gradi sono pur sempre gradi.»

Ido sbuffò. «È una conversazione sgradevole per entrambi, vediamo di concluderla al più presto.»

«La situazione militare non è rosea, lo sai meglio di me. Gli uomini scarseggiano, soprattutto in confronto al numero spropositato di guerrieri di cui dispone il Tiranno. La situazione è critica e richiede misure drastiche.»

«La cosa non mi è nuova, se non erro ne abbiamo già discusso al Consiglio.»

Era evidente che Raven tratteneva a stento l’ira e Ido quasi si pentì di averlo stuzzicato fino a quel punto.

«Perfetto, visto che vuoi che arriviamo rapidamente al sodo... Ho discusso con i maestri dell’Accademia e abbiamo preso una decisione. Faremo combattere anche gli allievi che hanno raggiunto un addestramento avanzato.»

Ido non poté fare a meno di strabuzzare gli occhi. «Stai parlando dei ragazzi che ancora non hanno iniziato l’addestramento privato con un Cavaliere?»

«Esattamente.»

«Ma si tratta di bambini che non hanno mai messo piede sul campo di battaglia, non vedo che utilità...»

«Saranno debitamente addestrati e mi sembra di averti già detto che la situazione è drammatica. Ci servono uomini, quanti più possiamo trovarne. Un soldato con un addestramento parziale è meglio di contadini e pastori che prendono in mano la spada per la prima volta, a cui tra l’altro abbiamo già fatto ricorso in altre battaglie. Comunque, saranno impegnati anche i giovani che si stanno addestrando con i Cavalieri.»

«D’accordo, ma tutto questo cosa c’entra con me?» chiese Ido spazientito. Già mentre formulava la domanda, un dubbio andò profilandosi nella sua mente.

Non sarà mica che...

«Sei stato scelto per la selezione e l’addestramento dei ragazzi» gli comunicò Raven.

Ido restò imbambolato al suo posto.

«Ovviamente, avrai anche il compito di guidarli in battaglia. Saranno le tue truppe personali, un manipolo di un centinaio di ragazzi, ai quali avrò cura di aggiungere trecento soldati di una certa esperienza.»