«È stato ucciso ai margini della Terra della Notte, durante uno scontro. È morto da eroe» rispose in tono secco Nihal.
Ido abbassò il capo sul bicchiere e tacque a lungo. Quando tornò a guardarla, fu per rivolgerle un’altra domanda. «E Sennar?»
«È stato ferito più di un mese fa nella Terra delle Rocce e mi ha costretta a lasciarlo indietro.» Nihal guardò lo gnomo e capì che non c’era bisogno di spiegargli altro, che sapeva quanto dolore le fosse costata quella scelta.
«Mi ha detto che non appena si fosse rimesso mi avrebbe raggiunta qui» proseguì. «Aveva una gamba rotta, credo che gli ci sia voluto un po’ per guarire, però... ho paura che sia successo qualcosa... Non mi ha mandato neppure un messaggio.» Le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento iniziarono a scendere lente sulle sue guance. Quando Nihal alzò lo sguardo, le parve che Ido fosse invecchiato di colpo.
«Sennar è uno dei maghi migliori di questa terra» disse lo gnomo. Le posò una mano sul capo e le accarezzò i capelli. «Non gli sarà successo niente di male. Arriverà presto.»
Nihal si asciugò le guance. «Che cosa hai fatto all’occhio?» chiese.
Ido sorrise. «Uno scambio di cortesie con Deinoforo, il Cavaliere di Drago Nero che ti costrinse a combattere contro il fantasma di Fen. Io gli ho staccato una mano e lui si è preso il mio occhio.»
«Vuoi dire che...» iniziò Nihal.
«Già» rispose Ido con noncuranza «ho un occhio solo.» Le diede un buffetto sulla guancia. «Non starai piangendo per me? Guarda che non è stata una gran perdita, mi resta sempre l’altro. Ci vedo bene come prima.» Sorrise, ma fu un sorriso amaro.
«Com’è successo?»
Ido si appoggiò allo schienale della sedia e bevve un lungo sorso di birra. «È accaduto il giorno che siamo stati sconfitti» iniziò, quindi raccontò a Nihal gli avvenimenti dei mesi che erano seguiti alla sua partenza: il primo duello con Deinoforo, l’addestramento con Parsel, il modo in cui Soana lo aveva aiutato. La mezzelfo ascoltò in silenzio, cercando di mascherare l’emozione. Trasalì soltanto quando Ido le rivelò il segreto nascosto nel passato di Reis.
Quando Ido ebbe terminato la sua storia, prese la pipa da una tasca e l’accese. Dietro i primi sbuffi di fumo, si accorse che Nihal aveva gli occhi lucidi.
«Ora sei agli ordini di Londal, dunque» commentò lei.
Ido scosse la testa. «Non mi importa dare o ricevere ordini. Ciò che conta è poter combattere ancora contro il Tiranno. Londal inoltre è un uomo intelligente e un abile generale; ha capito la situazione e non mi ha mai trattato con meno rispetto di quello che avrebbe riservato a un suo pari.»
Di nuovo calò il silenzio fra loro. Mentre Nihal beveva la sua birra tutta d’un fiato, Ido si concesse qualche istante per guardarla. Era felice di averla finalmente lì di fronte a lui, dopo avere sentito la sua mancanza per mesi; l’affetto che Nihal gli dimostrava era una delle poche cose che riuscivano ancora a farlo sentire orgoglioso e a smuovere sentimenti sopiti da tempo. Lei però non era più la ragazza di un tempo, in viaggio doveva esserle accaduto qualcosa che non gli aveva detto.
Quando aveva saputo della morte di Laio e della scomparsa di Sennar, lo gnomo aveva scoperto che le tante avventure alle sue spalle non erano bastate a temprarlo contro il dolore, ma aveva cercato di dissimulare la propria sofferenza per non gravare ancora di più il fardello di Nihal. Ora però capì che era giunto il momento di parlarne e le chiese di raccontargli come fosse andata.
Apprese così del comportamento eroico del giovane scudiero, della sua morte fra le braccia di Nihal, della fuga durante la quale Sennar era stato ferito, della permanenza nella grotta e del momento in cui si erano dovuti lasciare. Ido notò il rossore sulle guance della mezzelfo a un certo punto del racconto, ma quando scese il silenzio capì che la sua allieva aveva finalmente trovato se stessa.
Nihal gettò il suo pugnale ancora nel fodero sul tavolo. «Quando me ne sono andata, mi ha dato questo. C’è un incantesimo sopra, la sua lama brillerà fino a quando lui sarà vivo, e mi indicherà dove si trova. Sennar mi ha detto che se non l’avessi trovato qui non avrei dovuto cercarlo prima di aver portato a termine la missione.» Ido guardò il pugnale e ne sentì tutto il potere. «Da quando ce l’ho, non ho avuto il coraggio di guardarlo neppure una volta» aggiunse Nihal.
«Sono sicuro che sta bene» disse Ido, benché si rendesse conto che quelle parole erano una menzogna inutile.
«Deve stare bene» replicò Nihal con una veemenza che lo sorprese. Poi la mezzelfo abbassò lo sguardo. «Io lo amo» mormorò guardando il bicchiere.
Ido aspirò nervosamente dalla pipa e fu attraversato da una rapida successione di sentimenti: prima una sorta di indignazione, poi una gelosia paterna, infine una gran tenerezza. In fondo, Sennar era l’unico che potesse farla felice.
«L’ho sempre saputo, dalla prima volta che l’ho visto arrivare trafelato alla base» commentò alla fine lo gnomo.
«A me invece ci è voluto tanto per capirlo, ma ora è l’unica certezza che ho» disse Nihal. «Ho cercato a lungo e dappertutto un motivo per vivere e ce l’avevo al mio fianco» continuò. «Ora è per lui che lotto, è per lui che batterò il Tiranno. Non mi interessa più la vendetta, tutto quello che voglio è un mondo in pace, dove poter vivere con Sennar. Mi rendo conto che rispetto agli ideali che muovono te e molti altri in questo esercito il mio è uno scopo piccolo ed egoistico, ma...»
«L’amore non è né piccolo né egoistico» la interruppe Ido. «Qualsiasi cosa ci spinga a vivere, per il solo fatto che ci dà uno scopo, non può essere insignificante.»
«Ho capito di non poter salvare il mondo intero, ma una vita sono in grado di salvarla. È per questo che non posso guardare il pugnale.»
«Non smettere mai di sperare» disse lo gnomo. «Quanto tutto questo sarà finito, voglio vederti assieme a Sennar, per tutta la vita.»
Nihal sorrise e lo abbracciò.
Subito dopo fu la volta di Oarf. Nihal si fiondò da lui e appena lo vide sano e salvo, forte come quando l’aveva lasciato, sentì di non poter trattenere le lacrime dalla gioia. Lo abbracciò a lungo, commossa, e le sembrò che perfino i severi occhi del drago fossero umidi.
Il giorno seguente salì sulla sua groppa dopo tanto tempo. Volò a lungo, si gettò nelle acrobazie più spericolate e fu felice di scoprire che, nonostante i mesi di assenza, lei e il suo drago si intendevano ancora alla perfezione.
«Tra noi due c’è un legame indissolubile. D’ora in poi non ti abbandonerò mai più, tutto quel che mi accadrà sarà insieme a te. Se dovrò fallire in questa battaglia, cadrò con te, ma se vincerò, sarà sulla tua groppa» disse a Oarf quando furono a terra.
Il drago alzò fiero la testa.
I giorni successivi furono dedicati ai preparativi della battaglia, mentre l’inverno investiva il paesaggio con i suoi rigori.
Tutti sapevano che il loro destino e quello della loro Terra si sarebbero giocati a breve e infine sarebbe stato chiaro se per il Mondo Emerso e per quello Sommerso c’era ancora speranza.
Nihal rivide Soana tre giorni dopo il suo arrivo. La maga si trovava presso il Consiglio, a deliberare circa la disposizione delle truppe lungo il fronte occidentale. Non appena aveva ricevuto il messaggio di Nihal, aveva avvisato Nelgar e aveva iniziato i preparativi per rientrare alla base.
Quando Nihal la vide, le sembrò che per Soana fosse passato più di un anno. La sua altera bellezza era intatta e lei era ancora nobile e maestosa come un tempo, il suo viso però era solcato da molte rughe e il colorito era pallido, come se sul suo volto fosse impresso il segno di nuovi dolori, grandi fatiche e schiaccianti responsabilità. Portava la stessa lunga tunica nera che indossava quando era tornata dal suo viaggio alla ricerca di Reis. Appena vide Nihal la abbracciò con trasporto.
Parlarono a lungo. Soana raccontò della sconfitta subita nella Terra dell’Acqua e di tutte le volte che lei stessa era scesa in campo per usare la magia contro il nemico; accennò rapidamente alla ferita e alla convalescenza di Ido, ma Nihal capì dal mutare della luce nei suoi occhi che la maga doveva avere sofferto per lo gnomo più di quanto desse a vedere. Nihal le raccontò del suo viaggio e dei santuari, e di come avesse perso i suoi compagni.