Il conte sorrise, poi tornò serio. «Sei sporco e affamato. Dimmi la verità, Sennar, che cosa ti è accaduto? Qual è la tua missione?»
Il mago non seppe che cosa rispondere. Il conte era un uomo degno di fiducia, ma la missione di Sennar era tanto delicata che non poteva rivelarla neppure a lui.
«Non posso dirvelo, mi spiace; il fine di questo viaggio deve restare segreto.»
«Non te lo chiedo per curiosità» spiegò il conte. «Sono preoccupato per te. Vorrei aiutarti, se posso.»
«Sì, forse potete aiutarmi...»
«Dimmi come» lo incalzò Varen.
«Devo recarmi in un luogo lungo la costa. Finora mi sono mosso a piedi, attraverso la Terra dell’Acqua. Una cavalcatura mi sarebbe molto utile.»
Il conte si appoggiò allo schienale della sedia, pensieroso. «Oggi stesso devo incontrarmi con il generale delle truppe della Terra del Mare, Falere. Se verrai con me, gli chiederò se è possibile che un Cavaliere di Drago ti accompagni.»
Sbalordito, Sennar sbatté il bicchiere sul tavolo. «Un Cavaliere di Drago? Ma i Cavalieri sono impegnati nella guerra! Insomma... io volevo soltanto un cavallo... non credo...»
Il conte si sporse verso di lui. «Quant’è importante la tua missione ai fini di questa guerra? Perché riguarda questa guerra, vero?»
«È di vitale importanza» disse Sennar.
Il conte tornò ad accomodarsi sullo schienale. «Allora un Cavaliere che ti scorti è poca cosa» disse. Quindi ingollò l’ultimo sorso di Squalo.
Sennar venne rifocillato e nel pomeriggio andò con il conte a incontrare Falere.
Il generale arrivò su uno splendido drago e, quando il mago vide calare dal cielo quell’animale, trattenne il fiato per la commozione.
Era un Drago Azzurro, e Sennar non ne vedeva dalla sua infanzia. Era più piccolo dei draghi usati di solito dall’Ordine e somigliava a un serpente. Aveva un lungo corpo affusolato, zampe piccole e agili ed enormi ali membranose ripiegate lungo i fianchi. Il corpo era d’un azzurro chiaro lucente, le ali d’un blu cupo. Sennar era cresciuto tra quei draghi, suo padre era scudiero di un Cavaliere di Drago Azzurro, e restò incantato a guardarlo, perso in ricordi lontani.
Falere era un generale piuttosto giovane, un biondino dall’aria anonima e con il volto coperto di efelidi. Una lunga cicatrice gli attraversava la parte sinistra del volto. Fece una riverenza a entrambi, ma guardò Sennar con sospetto.
«Costui è il membro della Terra del Vento nel Consiglio dei Maghi, Sennar» si affrettò a spiegare il conte.
Sennar non fece in tempo a interromperlo. Forse quel generale sapeva già che ora la responsabile della Terra del Vento era Soana. Notò con preoccupazione che Falere aveva assunto un’espressione stupita.
«Ah, siete voi, perdonatemi» rispose invece il generale, poi gli fece una nuova riverenza. Evidentemente, lo conosceva di nome e non aveva saputo le ultime notizie.
Si diressero in una delle caserme di Barahar, una costruzione tozza e squadrata, come tutti gli edifici dell’Ordine dei Cavalieri di Drago. Entrarono in una vasta stanza disadorna, illuminata da una sola finestrella, e discussero di strategie, decisero quanti uomini mandare e dove, e altro ancora. Sennar diede informazioni utili, ma cercò di tenersi sul vago e, non appena la conversazione glielo permise, parlò con chiarezza. «Nella Terra del Vento ora c’è una persona che fa le mie veci. Io sono in viaggio per... per...» Sul più bello, non gli veniva in mente una buona scusa.
«È in missione per conto del Consiglio» intervenne il conte.
«Capisco» si limitò a osservare Falere, poi riprese a discutere di uomini e armamenti.
Ci vollero altre due ore perché il conte trovasse il momento giusto per avanzare la sua richiesta. «Il mio amico consigliere è sprovvisto di una cavalcatura. La questione è della massima urgenza, quindi mi domandavo se fosse possibile chiedere a un Cavaliere di accompagnarlo.»
Questa volta Falere non rimase impassibile e guardò Varen con un’espressione sconcertata. «Signore, non so come vadano le cose giù da voi, ma qui la guerra sta volgendo al peggio e abbiamo bisogno di tutti gli uomini disponibili.»
«Basterà anche un semplice cavallo» intervenne Sennar, ma il conte lo zittì con un cenno.
«Come vi ho detto, è in missione per il Consiglio. Per questo credevo che la richiesta fosse lecita.»
Sennar iniziava a sentirsi a disagio. Varen, invece, era calmo e con noncuranza infilava una bugia dopo l’altra.
«E perché costui non ha con sé una pergamena o un documento che lo autorizzi?»
«La cosa è stata decisa in fretta» disse il conte.
Sennar desiderò trovarsi altrove. Lo sguardo di Falere si posò scettico su di lui e al mago parve di essere in trappola. Inoltre, l’amuleto doveva avere ricominciato a corrodere le foglie, perché fu assalito da un lieve malore. «In effetti... è stata una decisione improvvisa. Il drago mi sarebbe utile, ma se proprio non è possibile...» disse allora, decidendo di reggere il gioco al conte.
Il volto di Falere si illuminò. «E sia. Ho sentito parlare molto bene di voi. Se non sbaglio, siete l’artefice di questa alleanza.»
«Proprio così» confermò Sennar. Un velo di sudore lo copriva e sentiva il fiato mancargli.
Falere prese una pergamena e iniziò a scriverci sopra. «Il Cavaliere di Drago Aymar sarà a vostra disposizione per tre giorni, di più non posso concedervene. Lo troverete domattina al porto.» Poi gli consegnò la pergamena.
Sennar capì che doveva andare immediatamente a rinnovare l’incantesimo, perché il malessere si faceva sempre più acuto; ora avvertiva un forte senso di oppressione al petto. «Vi ringrazio infinitamente» disse, mentre prendeva la pergamena «ma ora ho una faccenda urgente da sbrigare. Vogliate scusarmi» concluse, e si dileguò in fretta e furia seguito dagli sguardi allibiti del conte e di Falere.
Corse fuori dalla sala e si fermò nell’angolo di un vicolo. Quando tirò fuori l’amuleto nella penombra sentì che le forze lo abbandonavano, mentre un dolore acuto gli attanagliava il petto. Per fortuna aveva con sé altre foglie. Col fiato corto, vergò nuove rune e sigillò il talismano. Non appena anche l’ultimo spiraglio della pietra fu nascosto, Sennar sentì l’aria tornare a gonfiargli i polmoni e riprese fiato.
Quando alzò gli occhi, vide il conte innanzi a lui.
Varen si inginocchiò e lo fissò preoccupato. «Sei pallido come un cencio... Vuoi dirmi che sta accadendo?»
«Nulla» disse Sennar, sforzandosi di sorridere. «Nulla.» Poi si fece serio. «Se davvero mi siete amico, vi prego, non indagate oltre. Dimenticate qualsiasi cosa abbiate visto in questo vicolo e, quando sarò partito, scordatevi di avermi incontrato.»
«Devi...»
«Ve ne prego» insistette Sennar.
«Se è per la buona riuscita della tua impresa...»
«È così» concluse il mago. Appoggiò la testa al muro dietro di lui e guardò il conte con gratitudine.
Per quella notte Sennar dormì in una cabina che Varen gli aveva messo a disposizione sulla sua nave e il giorno seguente partì molto presto. Si congedò in fretta dal conte, senza riuscire a sostenere il suo sguardo preoccupato.
«Abbi cura di te e non rischiare più del dovuto» gli disse Varen.
Sennar si sforzò di sorridere. «Quando questa storia sarà finita, ci ritroveremo e festeggeremo.»
Sulla banchina del porto trovò il Cavaliere ad attenderlo. Aveva un drago piuttosto piccolo, un Drago Azzurro, ed egli stesso pareva giovane e inesperto. Non appena vide arrivare Sennar, fece una confusa riverenza. «Il Cavaliere di Drago Aymar ai vostri ordini» si presentò.
Se Falere gli era sembrato molto giovane, Aymar era proprio un ragazzino. Aveva capelli castani riccioluti che gli cadevano sulle spalle e un corpo da adolescente che dava l’impressione di essere cresciuto troppo in fretta e senza preavviso, tanto da rendere impacciato il suo proprietario. Un bambino nel fisico di un ragazzo. Il mago lo scrutò con sospetto.