«Quel che dici non ha senso» rispose Nihal. «Se l’odio ti angoscia tanto, perché lo alimenti? Perché hai gettato nella barbarie questo mondo per quarant’anni?»
«Perché questa sarà l’ultima strage» disse Aster, e i suoi occhi verdi si illuminarono di una luce nuova. «Basta col sangue, con le vendette che si protraggono per anni e per secoli, avvelenando generazione dopo generazione. La pace non potrà mai esserci, perché le creature di questo mondo non sono fatte per averla. Siamo esseri malvagi, siamo un cancro della terra. L’unica cosa ragionevole da fare è annullarci e dare al Mondo Emerso una nuova possibilità.» Aster tacque per qualche istante e in quel silenzio Nihal iniziò a tremare.
«Quando avrò unificato tutte le Terre sotto il mio dominio, evocherò un incantesimo sul quale lavoro da quando fui scacciato dal Consiglio. Esso mi permetterà di distruggere tutte le creature che popolano questo mondo, nessuna esclusa. In questo incantesimo consumerò il mio spirito, che scomparirà per sempre dalla faccia della terra senza lasciare traccia di sé, così tutti i conti saranno pareggiati.»
Il terrore che aveva posseduto Nihal non appena era entrata nella sala la agguantò di nuovo con le sue mani gelide. «Non può esistere nessuno che voglia una cosa del genere... neppure tu....» disse con un filo di voce.
«Se ci pensassi bene, se ci riflettessi come ho fatto io, capiresti che la mia non è follia, è un atto di pietà. La mia è una ribellione contro gli dèi e contro il cielo. Per questo tu sei stata mandata qui, perché gli dèi non tollerano che un essere misero come me si rivolti. Eppure io lo faccio in nome della giustizia. Perché continuare a vivere, quando generazione dopo generazione i bambini vengono massacrati e le donne come mia madre passate a fil di spada? Perché sopravvivere e continuare la strage che ebbe inizio con la nostra creazione? Ebbene, che tutto il sangue venga infine versato e che impregni la terra. Forse da esso nascerà una nuova generazione che saprà reggere giustamente questo mondo.»
Nihal guardò Aster con terrore e capì che era dominato da una disperazione senza scampo.
«Sheireen, tu che conosci tanto bene gli abissi dell’odio, sai dirmi una sola ragione per cui questo mondo dovrebbe salvarsi?» chiese Aster serio.
Nihal non trovava le parole per rispondere. Tremava, e non solo perché aveva paura di ciò che il Tiranno voleva fare, ma perché comprendeva le sue ragioni, perché forse, in qualche modo, poteva essere nel giusto. Aster guardò fuori dalla finestra e al di là delle sue spalle di bambino Nihal vide che il sole calava sempre più rapido verso la linea dell’orizzonte. Non mancava più di mezz’ora al tramonto.
«I giusti esistono, loro devono essere salvati» disse infine lei. «Io non posso permettere che tu uccida i giusti che abitano questo mondo, ci sono persone che devono sopravvivere, persone che lottano per la pace.» Sentiva di essere prossima alla meta. Il discorso di Aster si sorreggeva soltanto sulla logica, ma Nihal sapeva che spesso il cuore vince sulla ragione e in lei c’era ancora speranza, c’era la convinzione che la salvezza fosse possibile.
Fu allora che il Tiranno le rivolse un sorriso ambiguo che la raggelò. «Eppure tu sai bene che l’odio è più forte dell’amore» disse.
«Questo non è vero» esclamò Nihal.
«Allora perché lasciasti Sennar ferito in territorio nemico?»
«Tu come fai a saperlo?» chiese lei con voce tremante.
«Quando lo abbandonasti potevi scegliere. Potevi vivere una vita d’amore con lui, in quella grotta, lontano da tutti, oppure venire fin sotto il mio trono e compiere la tua vendetta.»
«Dov’è Sennar?» chiese Nihal angosciata.
«E tu scegliesti. L’odio era più forte.»
«Dov’è Sennar?» ripeté urlando.
«Eppure lui ti amava, ti aveva sempre amata. Anni trascorsi al tuo fianco come amico, senza poterti sfiorare. E tu che cosa facevi? Ti perdevi in mille battaglie, presa dalla smania del sangue, ansiosa di infliggere altre morti.»
«Ti prego, portami da lui...»
«Infine ti sei concessa a lui e gli hai regalato la gioia più grande della sua vita, credimi. Lo so, perché l’ho visto nel suo cuore.»
Nihal lo guardava con gli occhi sbarrati.
«Ma l’hai fatto perché ti sentivi sola, perché avevi bisogno di appoggio e sapevi che lui poteva dartelo. Questo non è amore, Sheireen. Tu ti sei servita di lui.»
«Dimmi che sta bene...»
«Ti ha difeso fino all’ultimo. È stato torturato a lungo, ma non ha parlato. Ha urlato, certo, ma non ha detto niente su di te.»
Le lacrime iniziarono a scendere lungo le gote di Nihal.
«Infine sono dovuto intervenire io. Sono andato da lui e ho iniziato a scavare nella sua mente. Non volevo fargli del male, lo ammiravo. Per tanti aspetti era simile a me, anche lui amava una donna che non gli dava nulla. Ha resistito incredibilmente a lungo alla mia mente. Ma alla fine ho vinto, ho abbattuto le sue difese e ho violato la sua anima. Ho fatto mio ogni suo sentimento, ho vagliato il suo cuore e l’ho sezionato. È stato così che ho saputo di te e della tua missione.»
Nihal piangeva, per quanto odiasse mostrarsi debole davanti a quel mostro. «Dimmi che sta bene...»
«Ho avuto pietà di lui. Era destinato a soffrire come me, a smarrire ogni certezza, a perdere te e i suoi sogni. Io ho patito molto, Sheireen, non auguro a nessun altro la mia stessa sofferenza. È stato solo per pietà che l’ho ucciso.»
Nihal cadde in ginocchio e per la prima volta in vita sua la spada le scivolò di mano innanzi a un nemico.
Aster sorrise trionfante e avanzò verso di lei. Il sole calava rapidamente sulla pianura. «Anche la tua ultima speranza è morta, Nihal. Tu non hai più uno scopo. Ti restano due scelte: unirti a me e aiutarmi a portare a termine il mio compito, o perire subito. Per quelli come te e me non esiste pace in terra, solo la quiete della morte.»
I raggi del sole erano ora rossi. Il tramonto era iniziato e Aster aveva vinto.
Avrebbe portato a termine il suo piano, avrebbe sterminato le razze che popolavano quel mondo e infine sarebbe sprofondato nel non essere.
Nihal era a terra, incapace di muoversi, la spada poco distante dalle sue dita.
Aster la raggiunse e fece per chinarsi su di lei, ma si piegò in due, il volto contratto in una smorfia di dolore.
«Forse hai ragione, ora solo la morte può darmi pace. Ma almeno tu mi precederai nella tomba» disse Nihal fra i denti.
Aveva preso in mano la spada con la forza della disperazione e aveva trafitto il suo eterno nemico al ventre. Vide gli occhi del bambino ingigantirsi nel dolore e la sua bocca aprirsi muta. In fondo a quello sguardo, però, trovò la gioia. Tutto quello che Aster in fondo aveva sempre voluto era la morte.
Nihal estrasse la spada e il Tiranno si accasciò al suolo. In un attimo il corpo di bambino riacquistò i suoi anni e diventò quello di un vecchio. Poi, anche quell’immagine svanì e Aster si dissolse in polvere.
La vendetta era compiuta. Nihal aveva atteso quel momento per tanto tempo, lo aveva immaginato fin nei minimi particolari e aveva creduto che la gioia sarebbe stata infinita, traboccante. Ora, invece, scopriva che il suo sapore era amaro.
Aveva ucciso Aster, ma non aveva cambiato il passato. I morti giacevano sotto terra e con loro anche Sennar. Tutto ciò che Nihal aveva fatto era stato per lui o grazie a lui; ora la sua battaglia aveva perso significato e la sua stessa vita assumeva contorni sfocati.
Sola nella sala, mentre le mura attorno a lei iniziavano a tremare e a sbriciolarsi, Nihal non riusciva neppure a immaginare Sennar morto, steso a terra, in una delle celle fredde e scure che sprofondavano nelle viscere del palazzo. La morte e Sennar erano due concetti impossibili da conciliare, così come la vita e Sennar erano due pensieri impossibili da scindere. Che cosa avrebbe fatto, ora?
Nihal rimase ferma dov’era, non le importava se la Rocca crollava, non desiderava altro che restare lì, a terra, per sempre. In una cosa Aster aveva avuto ragione, per lei non c’era pace, né riscatto. Le dispiaceva per Ido, per Soana, per coloro che le avevano voluto bene, ma non trovava più il coraggio di vivere, se mai ne aveva avuto.