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— …duecentotrenta metri — annunciò la guida, e tutti, intorno a me, si sporsero dalla ringhiera e guardarono in su, attraverso il corridoio di plastica, verso gli strapiombi di metano ghiacciato sotto il freddo sguardo verde di Nettuno.

— Pochi metri più avanti, signore e signori, potete incominciare a vedere il Pozzo di Questo Mondo dove, oltre un milione di anni or sono, una forza misteriosa che la scienza ancora non sa spiegare fece diventare liquide venticinque miglia quadrate di metano ghiacciato, per non più di alcune ore, durante le quali un gorgo profondo il doppio del Grand Canyon terrestre restò solidificato per i secoli futuri, quando la temperatura ridiscese a…

I turisti stavano avanzando lungo il corridoio quando la vidi sorridere. Quel giorno avevo i capelli neri e la carnagione color castagna.

Mi sentivo troppo sicuro, credo, perciò continuai a restarle nei pressi. Pensai addirittura di abbordarla. Poi lei risolse tutto voltandosi improvvisamente verso di me e dicendo, assolutamente impassibile: — Oh, ecco qua Hamlet Caliban Enobarbus!

Un antico riflesso regolò i miei lineamenti, abbinando il cipiglio confuso a un sorriso indulgente. Mi scusi, ma credo che lei mi abbia scambiato per… No, non lo dissi. — Maud — dissi — sei venuta qui per annunciarmi che è venuto il mio momento?

Lei indossava un abito di molte sfumature d’azzurro, con una grande spilla azzurra sulla spalla, ovviamente di vetro. Eppure, notai mentre guardavo gli altri turisti, in mezzo a loro era anche meno vistosa di me. — No — disse lei. — Sono in vacanza. Proprio come te.

— Non scherzi? — Ci eravamo attardati, e la folla ci aveva lasciato indietro. — Stai scherzando.

— Il Servizio Speciale della Terra, sebbene collabori con i Servizi Speciali di altri mondi, non ha giurisdizione ufficiale su Tritone. E poiché tu sei venuto qui con parecchio danaro, e gran parte dell’aumento del tuo reddito è derivata da The Glacier, anche se il Servizio Regolare di Tritone potrebbe essere felice di pescarti, il Servizio Speciale non ti sta ancora dietro. — Sorrise. — Non sono stata al Glacier. Sarebbe simpatico poter dire che ci sono andata in compagnia di uno dei proprietari. Potremmo andare a bere una soda, cosa ne dici?

Il gorgo turbinante del Pozzo di Questo Mondo scendeva in una opalescente maestà. I turisti guardavano e la guida snocciolava indici di rifrazione e angoli d’inclinazione.

— Credo che non ti fidi di me — disse Maud.

Il mio sguardo le confermò che aveva ragione.

— Hai mai avuto a che fare con gli stupefacenti? — mi chiese all’improvviso.

Aggrottai la fronte.

— No. Parlo sul serio. Voglio cercare di spiegarti qualcosa… Un’informazione che potrebbe rendere la vita più facile a tutti e due.

— Marginalmente — dissi io. — Sono sicuro che hai già tutte le informazioni nel tuo archivio.

— Io ci ho avuto a che fare assai più che marginalmente, e per parecchi anni — disse Maud. — Prima di entrare nel Servizio Speciale, ero nella Divisione Stupefacenti del Servizio Regolare. E quelli con cui avevamo a che fare per ventiquattro ore al giorno erano drogati, spacciatori di droga. Per prendere i grossi dovevamo fare amicizia con i piccoli. Per prendere quelli più grossi ancora, dovevamo fare amicizia con quelli grossi. Dovevamo seguire gli stessi orari, parlare lo stesso linguaggio, vivere per mesi nelle stesse strade, nello stesso caseggiato. — Si scostò dalla ringhiera per lasciar passare un giovane. — Per due volte, mentre ero nella squadra stupefacenti, dovetti andare a farmi disintossicare: ero diventata morphadinomane. E io me la cavavo meglio di tanti altri.

— Cosa vorresti dire?

— Solo questo. Adesso tu e io ci muoviamo negli stessi ambienti se non altro per le nòstre rispettive professioni. Resteresti sorpreso, se sapessi quante conoscenze abbiamo già in comune. Non restarci male, quando c’incontreremo in Sovereign Plaza a Bellona, un giorno o l’altro, e poi, due settimane dopo, ci troveremo a pranzo nello stesso ristorante a Lux, su Giapeto. Sebbene gli ambienti in cui ci muoviamo si estendano sui vari mondi, sono gli stessi, e non sono molto grandi.

— Andiamo. — Non credo che la mia voce avesse un tono di letizia. — Permettimi di offrirti il gelato. — Tornammo indietro lungo la passerella.

— Sai — disse Maud — se resti fuori dalle grinfie dei Servizi Speciali qui e sulla Terra per un tempo sufficiente, finirai per ritrovarti con un grosso reddito in continuo aumento. Magari ci vorrà qualche anno, ma è possibile. Non abbiamo motivo d’essere nemici personali. Può darsi che un giorno tu raggiunga il punto in cui i Servizi Speciali non ti giudicheranno più una preda interessante. Oh, continueremo a vederci, a incontrarci per caso. Noi riceviamo una quantità d’informazioni. E siamo anche in grado di aiutarti, capisci.

— Hai consultato di nuovo gli ologrammi.

Maud scrollò le spalle. Il suo volto era decisamente spettrale, sotto la luce pallida del pianeta. Quando raggiungemmo le luci artificiali della città disse: — Recentemente ho incontrato due amici tuoi, Lewis e Ann.

— I Cantori?

Lei annuì.

— Oh, in verità non li conosco molto bene.

— Sembra che loro conoscano bene te. Forse tramite l’altro Cantore, Hawk.

— Oh — feci di nuovo io. — Ti hanno detto come sta?

— Ho letto che stava guarendo, circa due mesi fa. Ma da allora non ho saputo più niente.

— Anch’io non ne so di più — dissi.

— L’unica volta che l’ho visto — disse Maud — è stato dopo che l’ho tirato fuori.

Arty e io eravamo usciti dall’atrio prima che Hawk avesse finito. Il giorno dopo, dai newstape, avevo appreso che, quando il suo Canto era finito, si era tolto il giubbotto, si era sfilato i calzoni, ed era rientrato nella vasca.

I vigili del fuoco si erano risvegliati di colpo; la gente aveva cominciato a correre e a urlare; lui era stato ripescato, con il corpo ricoperto al settanta per cento di ustioni di secondo e terzo grado. Io avevo sempre cercato di non pensarci.

— Lo hai tirato fuori tu?

— Sì. Ero a bordo dell’elicottero atterrato sul tetto — disse Maud. — Pensavo che saresti rimasto molto colpito nel vedermi.

— Oh — dissi. — E come l’hai tirato fuori?

— Dopo che ve ne siete andati, il Servizio di Sicurezza di Arty è riuscito a bloccare gli ascensori al di sopra del settantunesimo piano, perciò siamo arrivati nell’atrio quando voi eravate già fuori. È stato allora che Hawk ha tentato di…

— Ma sei stata proprio tu a salvarlo?

— I vigili del fuoco della zona non avevano più visto un incendio da dodici anni! Non credo che sapessero neppure usare l’attrezzatura. Ho dato ordine ai miei ragazzi di buttare gli schiumogeni nella vasca, poi mi sono tuffata e l’ho trascinato fuori…

— Oh — dissi ancora. Ce l’avevo messa tutta, in quegli undici mesi, e c’ero quasi riuscito. Non ero stato presente, quando era accaduto. Non era affar mio. Maud stava dicendo: — Credevamo che lui potesse darci qualche indicazione su di te. Ma quando l’ho tirato fuori, era completamente andato, una massa di piaghe aperte…

— Avrei dovuto saperlo che anche il Servizio Speciale si serve dei Cantori — dissi. — Lo fanno tutti. Oggi la Parola cambia, no? Lewis e Ann non ti hanno detto qual è la nuova?

— Li ho visti ieri, e la Parola cambierà solo fra otto ore. E poi, a me non l’avrebbero detta comunque. — Mi diede un’occhiata e si rannuvolò. — Davvero.

— Prendiamo qualcosa — dissi. — Parleremo del più e del meno, e ci ascolteremo attentamente l’un l’altro, ostentando un’aria di noncuranza: tu cercherai di captare qualcosa che ti renda più facile pescarmi, io cercherò di scoprire se ti lasci sfuggire qualcosa che mi renda più facile sfuggirti.