Ingold scrollò le spalle.
«E chi glielo avrebbe impedito? È normale che un Mago badi a se stesso. Ora però l’Arcimago è scomparso, e la città dei Maghi giace avvolta nei suoi incantesimi protettivi.» Scorgendo l’orrore e lo sgomento dipinti sul volto di Rudy, Ingold sorrise e la severità scomparve dai suoi occhi. «Ma io tengo molto a me stesso e, come vedi, in un modo o nell’altro, ne sono uscito con o senza la magia! Sono felice che tu abbia portato Alde e il bambino con te. È stata la cosa migliore che tu potessi fare: qui almeno saranno al sicuro dal Buio.»
Quindi sollevò la sua torcia, e l’esiguo bagliore penetrò appena nella fredda oscurità del corridoio. «Di qua,» decise, indicando la direzione verso la quale si erano diretti poco prima Rudy e Alde.
«Cos’era quella storia con Minalde?», chiese Rudy, non appena si incamminarono nel buio corridoio sferzato dal vento.
«Durante il nostro ultimo incontro, la ragazza minacciò di uccidermi… la ragione non è importante… Ora può pentirsi della forza dei suoi sentimenti o della gaffe compiuta. Se uno sta per…»
Un rumore violento scosse le volte: era un frastuono cupo e profondo simile al rimbombare di un pugno mostruoso, la cui eco si frantumò sulle pareti del corridoio. Ingold si fermò, e i suoi occhi socchiusi sembrarono bruciare per l’intensa concentrazione mentre cercava di ascoltare qualcosa di estremamente lontano. Poi proseguì, e Rudy lo seguì quasi aggrappato alla sua spada sguainata.
Appena girato l’angolo, il giovane vide il Mago fare qualche gesto misterioso intorno alla torcia che teneva in mano. Il legno grezzo sembrò allora allungarsi, trasformandosi in un’asta lunga poco meno di sei piedi; il fuoco che bruciava sulla sua punta si gonfiò divenendo bianco della stessa lucentezza di un diamante o di una fiamma al magnesio, e si diffuse con una vibrazione cristallina in ogni crepa di quelle vecchie pareti incrostate di sporcizia e di polvere.
Sorreggendo l’asta luminosa come fosse un’arma, il vecchio Stregone si mosse, mentre il suo logoro mantello gli svolazzava dietro le spalle come un paio di grandi ali di corvo. Rudy corse verso di lui, mentre l’oscurità si addensava più indietro preparandosi a circondarli.
In qualche luogo, e questa volta sicuramente più vicino, risuonò un secodo colpo che scosse la pietra come l’urto di un pistone in un gigantesco motore.
Ghiacciato e stremato a causa della fame e della fatica, si chiese, in un lampo di curiosa lucidità, se fosse giunta la loro ora. I corridoi convergevano, puntando dritti nell’oscurità, e sembravano quasi indicare il punto verso il quale i due uomini erano diretti.
Rudy si accorse di colpo del sentore di acqua e fango che aleggiava in quel luogo, ma più di tutto riuscì a percepire l’ormai familiare odore acido del Buio. In qualche luogo, i pochi rimasti tra le persone che avevano cercato rifugio nella villa di Alwir — una manciata di Guardie e le truppe scarlatte della Chiesa, l’uomo grasso con il rastrello da giardino e la giovane donna con il suo gruppo di bambini, e tutte le facce che erano fuggite nel vortice luminoso al di sopra delle scale — se ne stavano rintanati nelle ombre scure e ondeggianti delle sale, aspettando con gli occhi gonfi di terrore il momento nel quale la terrificante energia dei Guerrieri del Buio l’avrebbe avuta vinta contro le pesanti porte di ferro, strappandole dai loro cardini.
Rudy si accorse di poter quasi sentire la potenza del Buio: fu come un violento colpo in faccia che lo lasciò intontito, quando la terza esplosione scosse le fondamenta della villa. Riuscì a percepire la contrazione dolorosa dell’aria e l’intelligenza maligna che stava dietro a quella forza ad osservarli mentre avanzavano verso di lei.
Il vento era diventato più forte e soffiava attraverso i corridoi quasi facesse presagire l’arrivo di una burrasca; il mantello di Ingold svolazzava insieme ai suoi lunghi capelli, ma la luce del bastone nella mano del Mago divenne più luminosa quasi fosse quella del sole a mezzogiorno, e rivelò i segreti dell’oscurità.
Guidati da quel bagliore accecante, girarono un angolo e si immisero su uno dei corridoi principali al termine del quale si potevano scorgere, attraverso le ombre pesanti che impregnavano l’aria come folti veli di nebbia, le grandi porte che segnavano l’uscita da quel labirinto.
Anche se Rudy non riusciva a cogliere una singola forma, poteva però avvertire un senso di malevolenza che percorreva l’atmosfera di quel luogo sinistro, e quella presenza sembrava attraversare l’aria col battito di migliaia di ah. Il loro potere pareva estendersi dappertutto, impregnando anche le mura del corridoio; al di là di esso, appena visibile nel coagulo d’oscurità che ostruiva il passaggio, si poteva scorgere l’ampia linea della luce delle torce che filtrava attraverso i battenti chiusi. Oltre quell’ultima barriera però, non si udiva alcun rumore, quasi che quelli che erano riusciti a raggiungere quell’ultimo riparo, osservassero il loro destino avanzare nel più completo silenzio.
Rudy si accorse che qualcosa stava cambiando: fu come un’esplosione sorda di energia, e l’improvviso tuono di quella deflagrazione gli colpì le orecchie, mentre sotto i suoi occhi le porte si deformavano e crollavano, frantumandosi in un uragano di aguzze schegge di legno.
Comparve qualche volto indistinto oltre le porte ormai ridotte a semplici macerie, e il riverbero della torcia proiettò sulle pareti delle esili sagome che divennero improvvisamente reali nell’Oscurità!
Fu in quella assenza di luce che si lanciò Ingold senza un attimo di esitazione: la luce gelida del suo bastone lo circondava come fosse accompagnato dal cuore stesso di una stella. Rudy non poté fare altro che seguirlo aggrappandosi a quella luce. Per un istante che gli parve eterno, sembrò quasi che la cortina di Buio si richiudesse su di loro coprendo e spegnendo quella luce bruciante.
Forse era colpa della stanchezza, oppure qualche effetto secondario della magia del Buio, ma Rudy non riuscì mai a spiegarsi cosa accadde: non aveva certo chiuso gli occhi e nemmeno aveva spostato lo sguardo ma, per un istante, l’oscurità si era effettivamente riversata su loro due. Il momento successivo però non rimaneva altro che la luce che circondava la sagoma forte e decisa di Ingold che avanzava rigido in quel corridoio vuoto.
Attraverso le porte sconquassate, quella luminosità si rifletté sui volti cerei e terrorizzati, fu spezzata da occhi spalancati, e colpì selvaggiamente l’acciaio delle armi strette spasmodicamente nelle mani dei pochi guerrieri che si erano frapposti tra l’ultimo baluardo e la folla disperata dei rifugiati che erano sopravvissuti.
Poi la luce pian piano si estinse; divenne, da bagliore accecante che era, una macchia gialla, e poi tornò ad essere una semplice fiamma di torcia.
Rudy sapeva che il Buio era fuggito. Era soltanto una sensazione, niente più di una impressione, che lo lasciò sconvolto e incerto. Ma non c’era più nessuno nelle sale, così come nessuno si aggirava più per le stanze superiori della villa.
Ingold ed il giovane attraversarono le porte, ed i loro passi produssero un’eco profonda nelle cavità ormai libere del corridoio: Rudy poté sentirsi finalmente sicuro che nessuna creatura si annidasse in quegli angoli scuri.
Se il Buio fosse fuggito perché sazio della carneficina o per opera del Mago, non avrebbe saputo dirlo. In un certo senso non aveva alcuna importanza; ciò che importava era che loro erano vivi, ed anche il resto dei profughi… Erano sopravvissuti alla notte.
La stanchezza lo assalì con dita di metallo e, per un secondo, le gambe non riuscirono più a reggerlo, quasi che tutta la forza fosse svanita improvvisamente dal suo corpo.
Inciampò e si appoggiò al muro per trovare un appoggio. Ingold invece salì sulla soglia spezzata dove tre figure si erano allontanate dalla fila di Guardie ed ora si mostravano, incorniciate dai rottami di legno e ferro. Sotto il sudiciume e le incrostazioni della battaglia, Rudy riconobbe Alwir, il Vescovo Govannin e Janus.