I dispersi che si erano nascosti nei boschi per tutto il giorno ora cominciavano ad affluire nella sala a piccoli gruppi; prima uno o due per volta, poi pian piano più numerosi, insieme a quelli che, separati dalle loro famiglie, si erano rifugiati in altri edifici della città. Seduto nel posto di Gil, accanto all’ingresso, vide entrare nella sala uomini stanchi e laceri, sia vecchi che giovani, e tutti si muovevano lentamente tra i piccoli gruppetti che si erano formati spontaneamente, trascinandosi dietro i loro miseri averi alla ricerca di qualche viso noto.
Furono molte le lacrime: qualche volta, ma raramente, accadeva che qualcuno incontrasse la persona cercata, ed allora vi erano ancora lacrime, domande ansiose, e risposte troppo spesso sconsolanti.
Ancora più spesso chi stava cercando si allontanava frettolosamente. Un uomo robusto, sulla quarantina, coperto dai resti di una veste un tempo sicuramente splendida, cercò affannosamente per tutta la sala per più di due ore, poi cadde a sedere, stremato, su una pila di utensili rotti e di stracci accanto alla porta, e lì rimase a piangere come se il suo cuore si fosse spezzato.
Rudy rimase colpito da quelle scene, e sentì pian piano il suo cuore diventare freddo ma, all’improvviso, dalle ombre della grande scala uscì la Guardia dai capelli grigi, Seya, con il volto tirato e truce.
«Qualcuno di voi sa dove potrebbe essere Ingold?», chiese a mezza bocca. «C’è un uomo malato, ed abbiamo bisogno del suo aiuto.»
«Dovrebbe essere ancora nella posteria», rispose Gil.
«Andrò io a cercarlo», disse Rudy.
Il ragazzo si allontanò attraverso la piazza principale alla luce di una torcia che illuminava a sprazzi le lucide pozzanghere create dalla pioggia. La vecchia fontana faticava a smaltire quell’eccesso d’acqua e già traboccava con un getto scuro da un lato. Il vento freddo sferzò le gambe di Rudy sotto l’orlo del mantello svolazzante ed ormai fradicio.
Neppure i Guerrieri del Buio, pensò, oserebbero uscire con un tempo simile…
Un riflesso dorato lo condusse verso il cancello del posto di guardia. Qualcuno che era riuscito a rifugiarsi nelle vecchie stalle stava suonando uno strumento a corda e cantava:
Era una semplice canzone d’amore, piena di parole di speranza e ricche di un loro particolare calore, ma il tono era gonfio di malinconia e di una rabbia dolorosa. La voce del cantante venne pian piano sommersa dallo scroscio della pioggia…
Rudy entrò nel rugginoso cancello e cercò a tastoni la via che conduceva all’infida scala, guidato soltanto dalla debole luce che proveniva dal basso.
Trovò Ingold seduto da solo nella sua stanza. Una sfera luminosa, dotata di una incandescenza scura e bluastra, gli pendeva sul capo mettendo in risalto gli angoli delle sopracciglia ed il naso, e gli appiattiva gli zigomi aguzzi. Davanti a lui, il cristallo giaceva sul davanzale della finestra, ed i suoi riflessi colorati lo circondavano di un anello fiammeggiante.
Silenzio e pace regnavano nella stanza. Per un attimo Rudy esitò: non voleva disturbare la meditazione di Ingold. Osservando gli occhi del Mago, capì che in quel momento stava guardando nelle profondità del cuore del cristallo, un’immagine che per lui era luminosa e chiara come una fiamma limpida. Il giovane comprese che la sua intrusione avrebbe frantumato il silenzio profondo che rendeva possibile quella concentrazione. Così attese, e quell’assenza di rumore filtrò fino al suo cuore pervadendolo di una pace simile a quella insondabile del sonno.
Dopo un po’, Ingold alzò la testa.
«Volevi me?»
La luce sopra di lui divenne più intensa, illuminando con un alone argenteo i suoi capelli arruffati e la barba. L’alone quindi si ingrandì fino ad illuminare le forme oscure dei sacchi e dei barilotti, i giunchi, e la segatura che ricopriva il pavimento, raggiungendo la ragnatela di crepe sul soffitto e spegnendo le ombre che sparirono come misteriosi segni magici.
Rudy annuì, rimpiangendo quell’istante di tranquillità.
«C’è un malato giù nella sala», disse a voce bassa. «Credo che sia grave, visto che mi hanno mandato a cercarti.»
Ingold sospirò e si alzò scuotendo il suo mantello.
«Lo temevo», disse.
Prese il cristallo, se lo infilò in tasca, poi si avvolse ben bene nel mantello, si alzò il cappuccio sulla testa, e si avviò verso la porta con la luce che lo seguiva.
«Ingold?»
Il Mago si fermò, alzando le sopracciglia con fare interrogativo.
Rudy esitò, quasi considerasse sciocca la domanda che stava per fare, ma non riuscì a trattenersi.
«Come fai a farlo?», chiese. Indicò l’esile bagliore che circondava la figura del Mago. «Come riesci a creare questa luce?»
Il vecchio alzò la mano con il palmo aperto; lentamente, il bagliore luminoso aumentò.
«Tu sai cos’è, e la fai venire,» rispose con la sua solita voce bassa, chiara e graffiante. Il chiarore nella sua mano si intensificò diventando sempre più forte, fino al punto che Rudy dovette socchiudere gli occhi per continuare ad osservarla.
«Basta che tu ne conosca il vero nome e l’essenza», continuò il Mago. «Chiamarla poi è facile. È come raccogliere un fiore che cresca sull’altro lato di una staccionata.»
Contro l’accecante luminosità bianca si spostava un mare di ombre; Rudy osservò le dita di Ingold stringersi lentamente intorno a quella sorgente invisibile. Per un istante il raggio trapassò le sue falangi, poi si affievolì e scomparve.
Tornò il bagliore diffuso di prima che deviò verso la tromba delle scale precedendoli ad illuminare loro il cammino.
«Non c’è competizione tra voi a Quo?», chiese Rudy, accingendosi a scendere.
«È come hai detto: nessuna competizione!», rispose Ingold sorridendo.
Rudy, osservando il vecchio Mago, ricordò che era stato proprio quell’uomo a spiegargli il complesso ed affascinante meccanismo delle lingue, e lo rivide ancora mentre affrontava il Buio nelle Volte armato soltanto della luminosa fiamma del suo potere.
«Gli altri Maghi sono tutti come te?», chiese ancora.
Ingold sorrise di nuovo, ed il suo volto assomigliò a quello di un bambino cresciuto.
«No, grazie a Dio no. I Maghi appartengono ad una razza del tutto particolare, con determinante caratteristiche individuali. Siamo ottimi bardi e guerrieri, ma difficilmente ci assomigliamo.»
«E Lohiro, com’è?»
Rudy non riusciva ad immaginare l’uomo che Ingold chiamava Capo. Si chiese come mai quel vecchio dissidente e rissoso potesse andare d’accordo con colui che stava al di sopra di tutti gli altri Maghi di quel mondo.
«È una buona domanda», ammise Ingold senza smettere di sorridere per la curiosità fanciullesca di Rudy. «Chiunque lo abbia conosciuto ne ha riportato un’impressione diversa. Qualcuno dice che è come un drago per il suo coraggio, la sua astuzia, la sua audacia, e la sua capacità di valutare gli avvenimenti… e come un drago appare a quelli che incontra, fatto di luce e di fuoco. Spero che un giorno tu possa avere l’opportunità di valutarlo da te.»
I due si fermarono sulla soglia. Alle loro spalle c’era il rifugio delle Guardie seminascosto dalle violente folate di pioggia; davanti a loro, la fossetta di scolo della strada rumoreggiava per la corrente che vi si era formata, simile a quella della gora di un mulino. Il terreno della piazza era diventato una massa ribollente di fanghiglia.
«Ti piace quell’uomo?», chiese Rudy all’improvviso.