La carovana si rimise in marcia e, ben presto, giunse in una grande pianura ondulata attraverso la quale la strada si snodava fiancheggiata da piccole colline grigioverdi. Alla loro destra, le vette distanti delle montagne occidentali facevano trasparire i loro colori, viola, blu e grigio, da dietro un fitto cumulo di nuvole tempestose.
Era una terra di ruscelli coperti dalla brina mattutina che scorrevano verso le terre verdi e lussureggianti dell’Est. A volte i ruscelli erano attraversati da stretti ponti di pietra, ma più spesso la strada portava a bassi guadi che costringevano tutti a bagnarsi.
Rudy, irrigidito e dolorante in ogni giuntura del proprio corpo, seguì il consiglio di Ingold e tagliò un alberello da un boschetto che aveva attraversato, così da ricavarne un bastone. Non era mai stato molto bravo in botanica, ma il Falcone di Ghiaccio gli disse che il bosco era composto per lo più da frassini.
Verso mezzogiorno, si trovarono di fronte ad un ampio valico montano tra due alte colline e da quel punto si aprì dinanzi a loro un vasto panorama che abbracciava tutta la campagna fino al fiume, con l’erba alta che fremeva lievemente alla luce di un pallido sole.
Il cavalleggero cui erano stati affidati i muli del carro di Minalde, si fermò per farli riposare, e Rudy ne approfittò per avvicinarla.
Molte persone erano lì in piedi, ferme anch’esse per riposare nella gola di quel minuscolo passo e per ammirare le campagne che si stendevano sotto di loro.
Alde si girò verso Rudy e gli sorrise.
«Come stai?», chiese piano con un po’ di timidezza nel rivolgerglisi alla luce del giorno.
«Mi fanno male tutte le ossa.» Rudy si appoggiò al bastone non curandosi del fatto che quel gesto lo rendeva simile ad un vecchio. «Come fate a sopportarlo, in nome di Dio? Mi sento come se stessi per morire!»
«Anche gli altri», rispose Alde. «E probabilmente mi sentirei così anch’io se non avessi un carro che mi trasporta. Ma questo è solo perché sono la Regina. Abbiamo incontrato tante donne con bambini grandi come Tir. Li portavano in braccio e li porteranno così fino a Renweth, a meno che non muoiano lungo la strada.»
Avvolse quindi con un gesto amorevole le coperte intorno a Tir che stringeva al suo fianco. Il Principe però emise un piccolo gemito di protesta e fece uno sforzo per sbarazzarsi delle coperte. Rudy immaginò che volesse rotolarsi. Il bambino sarebbe diventato una vera peste quando avrebbe cominciato a camminare.
«Morire?», disse Rudy in tono soffocato. Ricordò di colpo le cose che aveva udito su quelli che si allontanavano dalla carovana.
«Di freddo», aggiunse Alde. «O di fame. Abbiamo abbastanza cibo ora ma, quando ci saremo allontanati dalle fattorie, comincerà a scarseggiare. Non per i bambini, per i vecchi o per chi sta male…»
La giovane Regina tacque di colpo, spaventata. Alzò la testa per fissare le colline e Rudy, seguendo il suo sguardo lungo le curve dolci della terra, scorse in lontananza delle enormi forme marroni avanzare sui lontani pascoli, volteggiando come mostruosi pagliai animati.
«Cosa sono?», mormorò Rudy socchiudendo gli occhi, poi si voltò verso Alde e scorse il suo volto preoccupato. «Sono…»
«Mammut», rispose Alde sempre intenta a fissare quelle forme distanti. «Mammut su questo lato delle montagne…»
«Mammut?»
Lei distolse lo sguardo e prestò attenzione a Rudy, interpretando come spavento il tono incuriosito della sua voce.
«Sono degli elefanti pelosi…», spiegò Alde. «Finora sono stati comuni nelle pianure del Nord, ma da centinaia di anni non si facevano vedere nelle valli del fiume. E mai così lontani a Sud. Devono essere scesi dai passi delle montagne spinti da qualche pericolo…»
I mammut non furono però i soli a scendere da quei passi. Quella notte, non appena lui e Alde si sedettero a parlare accanto al fuoco — sempre alla presenza distaccata di Medda — Rudy pensò di aver sentito un lontano scalpitìo di zoccoli. Era un suono strano perché, nel convoglio, i cavalli non erano molti, e prestò quindi maggiore attenzione a quel suono attutito dalla lontananza. Dopo un po’, il vento portò con sé banchi leggeri di nebbia ed un suono che a Rudy ricordò il latrato dei lupi, anche se con qualche differenza.
Il mattino seguente uscì con Ingold e con un piccolo drappello di Guardie, tante quante era possibile distaccarne, per cercare l’origine di quel suono.
Lo scoprirono molto prima che il sole diradasse la spessa cortina di nebbia del fiume. I resti bruciacchiati di una fattoria si profilarono nel velo opalino della nebbia, circondati dalle forme spettrali dei corvi e di altri uccelli di rapina oltre che dall’odore di carne bruciata.
Poco più in là trovarono uno dei componenti della famiglia del contadino ma, all’inizio, Rudy non riuscì a capire che si trattava di un essere umano. Quando lo capì, provò un improvviso empito di nausea che quasi lo fece svenire. Accanto a lui, che stava piegato in due sul cavallo con il guanto che gli copriva la bocca, sentì i passi di Janus che avanzava tra l’erba alta, ed il tintinnio leggero ed incessante delle briglie dei cavalli che si agitavano spaventati.
Sentì Janus dire:
«Non è stato il Buio?»
«No!», rispose Ingold.
Dietro di loro una Guardia azzardò:
«Doic? Forse sono diventati feroci o, peggio ancora, sono impazziti?»
Ingold si chinò e raccolse da terra una striscia di pelle ornata di frammenti di vetro colorato dalla quale pendeva una lunga piuma la cui punta era stata intinta nel sangue.
«No!», ripeté con la stessa voce calma che contrastava stranamente con l’orrore che era possibile scorgere sul prato. «Temo piuttosto che si tratti dei Razziatori Bianchi.»
«Su questo lato delle montagne?», chiese nervosamente Janus, guardandosi intorno con circospezione.
Ingold annuì, e gli porse la striscia di pelle la cui piuma sfiorò il polso del Comandante macchiandogli l’avambraccio di sangue.
«È la gente delle Colline di Lava…» Janus riconobbe subito l’oggetto ed indicò agli altri il triste spettacolo dei resti umani sparsi davanti a loro sull’erba. «È un sacrificio, un rito propiziatorio, un’offerta a qualcosa che essi temono.»
«Il Buio?», chiese qualcuno.
«Senza dubbio!», rispose Ingold, e guardò gli alberi bruciati intorno a lui ed i resti della casa distrutta intorno ai quali si andava radunando un folto gruppo di cornacchie. «Senza dubbio! Ma se il Buio fosse la loro paura principale, perché hanno attraversato le montagne? Il pericolo è certamente maggiore nelle Valli del Fiume.»
«Forse non lo sapevano…»
«Forse.» Il tono del Mago era però dubbioso, e lui continuava a muoversi sull’erba calpestata scrutando il biancore lattiginoso che ricopriva quella campagna trasformandola in un ambiente spettrale colmo di nebbia. Alzò il capo quasi stesse fiutando il vento alla ricerca dell’odore di un pericolo incombente. «In ogni caso, ci hanno messo in una brutta situazione: gli zoccoli dei loro cavalli sono ferrati, il che significa che sono a corto di cavalcature e rubano quelle che riescono a trovare nelle fattorie della valle. Suppongo che siano troppo pochi per difendere le loro mandrie da quel branco di lupi… si riverseranno sul convoglio. Al più presto!»