«Alwir si arrabbierebbe se sapesse che sei uscita?», chiese Rudy senza alzare gli occhi. Era un trucco tipico dei soldati che gli aveva suggerito il Falcone di Ghiaccio, quello di non tenere gli occhi fissi sul falò.
«Oh…», la voce di Alde si incrinò per la contrarietà. «Probabilmente. Sai, si preoccupa molto per me…»
«Se fossi mia sorella ti sorveglierei di certo!»
«Non in quel modo, sciocco!», esclamò divertita la Regina. «Si interessa del mio… ‘stato’. E così fa anche Medda.»
Rudy guardò attraverso il fuoco ed incontrò lo sguardo corrucciato della donna grassa. Gli aveva rivolto delle bruttissime occhiate ogni volta che si erano incrociati negli ultimi cinque giorni, e quella notte si rese conto che il silenzio tra le due donne era più che eloquente. Immaginò che la governante dovesse aver detto qualcosa alla giovane Regina circa le responsabilità che aveva e sulla disdicevolezza di quelle uscite notturne per incontrare un uomo che altro non era se non una Guardia e, per giunta, di un altro mondo. Riusciva tranquillamente e vedere come si era svolta quella conversazione: senza dubbio Medda aveva ricordato con toni concitati ad Alde la sua posizione sociale e, forse, era stata richiamata all’ordine.
«Se questo ti crea dei problemi…», cominciò Rudy.
Lei scosse la testa, e la grande massa dei suoi capelli scuri scivolò lenta sul collo di pelliccia del mantello.
«Vorrei soltanto non dover dormire di notte…», mormorò, ed i loro sguardi si incontrarono esprimendo la totale consapevolezza dei loro reciproci sentimenti.
Continuarono a stare in silenzio per un po’, seduti accanto al fuoco non troppo vicini, senza toccarsi, confortati solamente dalla loro presenza.
Rudy fissò l’oscurità oltre il cerchio dei falò ed ascoltò i rumori della notte. Vide in lontananza una figura scura che ritornava al campo lungo la fila di fuochi sparsi tutt’intorno, e riconobbe la sagoma di Ingold che raramente dormiva, dividendosi tra massacranti turni di guardia e lunghe ore di osservazione, gli occhi fissi sul suo cristallo magico nelle ore che precedono l’alba.
Il vento allontanò le nuvole provenienti da occidente che oscuravano la luminosità della luna. Il campo era abbastanza lontano dietro il riparo della collina per dar loro l’illusione di un po’ di intimità che non aveva mai avuto prima, e Rudy ringraziò il bagliore lunare per quel chiarore che dava loro la sicurezza che nulla si potesse insinuare. In quel momento provava più timore per i Razziatori Bianchi ed i lupi che per i Guerrieri del Buio ma, in quel mondo notturno, non c’era nulla che si muovesse né alcun rumore che turbasse la quiete, se non quello del fiume in lontananza.
Così bevvero il vino aromatizzato che Alde aveva portato, e parlarono di tutto e di niente, della loro fanciullezza e della vita passata, scambiandosi i ricordi come una coppia di bambini si scambiano le biglie. Pian piano però, le nuvole si addensarono di nuovo, e si ritrovarono ben presto circondati dall’oscurità, mentre la luce del fuoco riscaldava ed illuminava i loro visi.
La pioggia li colse del tutto di sorpresa. Mano nella mano corsero verso la capanna di Medda, che arrancava dietro di loro raccogliendo le tazze di vino vuote ed un tizzone dal fuoco.
Entrarono sorridendo. Dall’interno si poteva ancora scorgere, anche se a fatica, la figura di Medda, china sulla sua torcia per proteggerla dalla pioggia, che camminava a grandi passi, irritata, tra l’erba alta.
In quel momento quindi erano soli nell’oscurità pervasa dall’odore di terra umida della piccola casa.
Entrambi si resero conto nello stesso momento, che questo era il primo istante che li vedeva lontani dallo sguardo di tutti gli altri e, d’improvviso, smisero di ridere. Rudy, in quella fitta penombra, sentì il respiro di Alde, ed intuì che la ragazza aveva paura di qualcosa che non aveva mai conosciuto prima, qualcosa alla quale non era ancora pronta a concedersi…
La giovane non si mosse quando Rudy allungò la mano per allontanare i suoi lunghi capelli sciolti. La sua guancia era fredda al tatto, e Rudy la sentì tremare e respirare affannosamente ed irregolarmente contro il suo viso. Alde appoggiò le mani sul petto del ragazzo resistendo appena quando lui l’attirò a se. Il mantello le scivolò dalle spalle e cadde ai suoi piedi con un sordo fruscio. Rudy le prese il viso e la baciò a lungo, con forza, e Alde, anche se cercò debolmente di svincolarsi, non si allontanò da lui.
La donna si mosse lentamente sentendo le mani di Rudy che scivolavano sul suo corpo sotto il soffice tessuto della veste; le braccia di Alde strinsero le spalle di Rudy, dapprima incerte, poi con maggior impeto, quasi non volessero lasciarlo mai più.
Rudy riuscì a malapena a conservare il proprio autocontrollo: l’urgenza accecante del suo desiderio non riuscì a sopraffare il pensiero del ritorno di Medda — sarebbe certamente stata lì entro poco tempo — e la vecchia nutrice li avrebbe potuti facilmente cogliere sul fatto urlando a tutto il campo la sua scandalizzata disapprovazione.
Si allontanò dalla bocca di Alde ed alzò il capo guardando fuori: la pioggia stava diminuendo, ed un pezzetto di luna cominciò a fare capolino attraverso un buco tra le nuvole.
A meno di quattro passi da loro c’era Medda.
Non li stava guardando, anche se i suoi occhi erano spalancati e fissi. Non stava guardando nulla: la tazza del vino le ciondolava dalla mano inerte finché cadde al suolo; la torcia si era già spenta in una profonda pozzanghera:
Rudy la scorse in una frazione di secondo al di sopra della spalla di Alde e, nello stesso istante, un vento freddo e tagliente cominciò a soffiare dal nulla sferzando il suo viso.
Con un gesto violento, dettato solamente da un puro riflesso, spinse indietro la Regina e chiuse la porta provocando un rumore simile a quello di uno sparo.
La giovane finì contro il muro e vi si aggrappò per non perdere l’equilibrio: i suoi occhi si dilatarono per il terrore, e Rudy si accorse che la ragazza aveva frainteso il suo gesto.
«Dammi uno di quei bastoni!», le ordinò con durezza.
Lei capì subito che il tono della voce di Rudy non ammetteva repliche e che qualche pericolo incombeva su loro due. Ubbidì immediatamente.
Il ragazzo afferrò il pesante pezzo di legno e lo usò per sbarrare la porta. Poi ne trovò un altro e lo utilizzò come chiavistello con le mani che gli tremavano per lo spavento.
«C’è un Guerriero del Buio là fuori», disse a voce bassissima.
Alde non rispose nulla, ma nella fioca luce della luna che penetrava nella capanna i suoi occhi apparivano spalancati per la paura.
«Ha preso Medda!», continuò Rudy.
«Oh…», sussurrò Alde.
«Hai qualcosa con cui accendere un fuoco?»
La giovane Regina scosse la testa. Un piccolo gesto, poi immediatamente si girò guardando l’interno scuro della stanza.
«C’è della legna qui nel retro…», disse anche lei a voce bassa e tesa. «Forse il tuo falò…»
«Quel fuoco è troppo lontano,» replicò Rudy, «e probabilmente la pioggia l’ha spento. Comunque non ti lascerei qui da sola!»
Il soffitto della casupola era talmente basso che si stava in piedi a fatica. Rudy rimase fermo, in attesa con la spada sguainata davanti alla porta, cercando disperatamente di pensare con lucidità a cosa fare.
Alle sue spalle Alde stava radunando e sistemando nel modo migliore pezzi di legno e ramoscelli, tenendoli pronti per poterli accendere rapidamente. Lavorava velocemente, senza alcuna manifestazione di paura, anche se era in preda al terrore più profondo.