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Pronto a scattare al minimo accenno di pericolo, Rudy si inginocchiò accanto al falò toccando la legna. Era morbida e piena di schegge. C’era forse bisogno di qualche genere speciale di legno per accendere un fuoco strofinando insieme due bastoncini? Quella robaccia certamente non sarebbe stata così infiammabile… Esaminò l’elsa della sua spada. Acciaio. Pietra focaia ed acciaio… Valeva la pena tentare di ottenere una scintilla dalla lama, a rischio di rovinarla e di non poterla usare in un successivo combattimento? Le pareti della casupola erano di graticcio ricoperto di argilla, e quindi l’unica soluzione era quella della pietra focaia.

La pioggia aveva ricominciato a picchiare leggera e continua sulla parete frontale. La luna doveva certamente essere stata coperta di nuovo dalle nuvole, considerando che dalla finestrella non si scorgeva più nulla dell’esterno.

Rudy si accorse, agghiacciato, che il vento freddo ora cominciava ad insinuarsi tra le fessure della porta agitando le foglie secche e i ramoscelli con un mormorio sottile e secco; il giovane sentì il respiro che gli si bloccava nella gola, stretta da una morsa soffocante di paura.

È necessaria una pietra focaia, pensò disperatamente. In qualche modo dobbiamo creare una scintilla!

«Hai dei gioielli con te? Qualche pietra dura?»

Alde scosse il capo e i suoi occhi si spalancarono.

Che Diavolo! Probabilmente non saprei cosa farmene della pietra focaia, se quell’essere mi saltasse addosso e mi aggredisse…

«Non fa nulla… ma adesso dovrai farti fare un anello d’oro con incastonata una pietra focaia grande come una noce, e lo porterai sempre con te. Capito?»

«Va bene», sussurrò in risposta Alde.

Di che diavolo sto parlando? Non ci sarà più niente tra poco…

Alde si rannicchiò da una parte tenendosi lontana da lui per non ostacolarlo nell’uso della spada, anche se il terrore la spingeva a cercare conforto tra le braccia del ragazzo.

In piedi accanto alla parte alta della porta, Rudy avvertì un picchiettare leggero, come il suono di un dito che stesse bussando. Poi ci fu un debole graffiare sul pesante vetro della finestra.

Con il cuore che rimbalzava violento contro le costole, Rudy pensò:

Tutto ciò che posso fare è colpire qualsiasi cosa attraversi quella porta. Che cos’è una pietra focaia? Con cosa potrei creare una scintilla? Cristo! Vorrei che Ingold fosse qui con noi: potrebbe accendere un fuoco soltanto fissando la legna… Che meraviglia se sapessi farlo anch’io…

Le parole di Ingold gli risuonarono improvvisamente in mente. Il Mago, nell’oscurità del cancello, fissava la fiamma che cresceva nel palmo della sua mano.

Tu sai cos’è e lo chiami con il suo vero nome…

Rudy fissò intensamente il piccolo mucchio di legna, le foglie secche ed i ramoscelli sparsi. Come avrebbe potuto accenderlo? Il suo vero nome… Forse era necessario conoscere il nome magico del fuoco. Ma, in qualsiasi modo lo avesse chiamato, il fuoco era sempre fuoco. Il suo odore, la sua luminosità, era sempre la stessa…

Pensò a quale genere di odore si sarebbe potuto sviluppare da quei ramoscelli. Forse una sorta di aroma agrodolce… ed avrebbe emesso piccole scintille d’oro luminose e crepitanti, dal suono leggero e scoppiettante… Richiamò alla mente la forma, l’odore, e la luce, sforzando gli occhi ed il pensiero per scorgere fino all’ultimo il minuscolo mucchietto di legna nella grande oscurità.

Lentamente la stanza cominciò a scomparire insieme alla consapevolezza della presenza di Alde accanto a lui, ed alla fredda presenza della morte che li aspettava fuori dalla porta. Ogni cosa sfumò diventando meno importante del fuoco: il fuoco ora era tutto quello che importava, e doveva scaturire per amore della Regina… Ora riusciva a vederlo, a sentirlo, a percepirne l’odore: sapeva come sarebbe esploso da quei ramoscelli!

Le foglie secche si agitarono ancora al vento. Da lontano riusciva a scorgere l’immagine di Alde che stringeva in bocca le nocche sbiancate delle dita senza emettere neanche un grido. Distaccato, scorse in un angolo della sua mente il fuoco, e percepì l’attimo nel quale le fiamme avrebbero cominciato a scoppiettare. Poteva vederlo, ma ancora non riusciva a toccarlo…

Si sentiva a suo agio, rilassato nella mente e nel corpo; seguì la sua mente, e l’intera prospettiva del suo mondo si modificò. Ora il suo orizzonte si era ristretto alle foglie, alle loro forme secche, ai ramoscelli ed alla legna che poteva scorgere chiaramente nella totale oscurità della capanna. Apparvero minuscole scintille dorate simili a polvere di stelle… Senza muoversi, Rudy creò un ponte immaginario tra sé ed il fuoco, e quel gesto fu semplice come quello di cogliere un fiore che cresca dall’altro lato di una staccionata.

Si udì un’improvviso crepitìo e l’aria si riempì di piccole scintille d’oro mischiate al sentore agrodolce delle foglie secche che si incendiavano. Rudy si chinò, ancora estraniato, calmo, chiedendosi se si trattasse di un’allucinazione. Era certo però, nel chiederselo, che non si trattava di uno scherzo dell’immaginazione, e provvide a nutrire con ramoscelli il fuoco, un fuoco vero che un istante prima non esisteva.

La luce si diffuse rapida nella stanza gettando ombre allegre sul suo volto. Un tremolìo danzante di trionfo si diffuse negli occhi di Alde nel momento in cui il giovane cominciò a gettare sul fuoco rami sempre più grossi.

Stava fissando le fiamme quando un pensiero improvviso lo colpì: Ci sono riuscito! Certo, ci sono riuscito! Il calore riscaldò le sue dita tremanti e raggiunse la fredda pelle delle mani e del viso. Il vento che fino a quel momento non aveva cessato di soffiare con intensità malvagia contro la porta, cessò e, di colpo, intorno al loro rifugio si diffuse una calma innaturale interrotta soltanto dalla pioggia che continuava a cadere.

La mente di Rudy si rallegrò per quel trionfo. Sembrava che una parte del suo cervello stesse gridando: L’ho fatto io! L’ho fatto io! Ho chiamato il fuoco, e il fuoco è venuto!, mentre un’altra parte esclamava sorpresa: Non sarei mai stato capace di farlo…

Più realisticamente, nel suo cuore cominciò ad affermarsi la tranquilla consapevolezza, chiara e minuta come quella stessa fiamma, del ricordo del primo istante nel quale il fuoco aveva iniziato a crepitare tra le foglie secche confermandogli la sua capacità di chiamarlo.

Il giovane alzò lo sguardo e incontrò gli occhi spaventati di Alde: erano spalancati per la paura, una paura mista a isteria, sollievo e terrore superstizioso, paura del Buio, del fuoco, di lui. Rudy scorse in quello sguardo il riflesso di quel suo nuovo potere, e capì come gli altri riuscivano a vederlo: alieno, terribile e misterioso. Alde non riuscì ad esprimere a parole ciò che i suoi occhi rivelavano, e Rudy non avrebbe saputo cosa risponderle. Per un momento rimasero a guardarsi alla luce delle fiamme, poi, con un sospiro violento, la ragazza si gettò tra le braccia di Rudy singhiozzando e stringendolo come se fosse l’ultima speranza della sua vita.

Magia, terrore e morte erano scomparsi, e la tensione si ruppe con quello shock fisico. Il giovane abbracciò la Regina con tanta forza da farla gemere, e nascose il volto tra i suoi folti capelli scuri. Alla fine si sedettero ancora ansimanti, e si avvolsero nei loro mantelli mentre il fuoco continuava la sua danza di ombre tra le basse travature del tetto.

Dopo poco Alde si addormentò, mentre Rudy rimase sveglio con la spada a portata di mano, fissando il fuoco e pensando al passato e al futuro, finché la pioggia cessò e giunse l’alba.

«Secondo te è questo il modo di combattere?» La voce di Gnift echeggiò come uno squillo di tromba e con la stessa forza dell’acciaio della sua spada dall’impugnatura consumata. «Colpiscilo! Colpiscilo!»