Più fumoso delle foglie della notte scorsa, pensò. Una piccola macchia luminosa, come quella di una lente d’ingrandimento con il sole… un odore diverso delle foglie…
Il fuoco divampò più velocemente di quanto aveva fatto prima, e ci fu un senso di trionfo misto ad inquietudine nell’occhiata che Rudy rivolse ad Ingold. Il Mago guardò impassibile le fiamme, poi, senza muoversi, le spense. Da una tasca del suo mantello estrasse un mozzicone di candela e lo sollevò a pochi centimetri dagli occhi di Rudy.
«Accendi la candela.»
Rudy lo fece.
Ingold la spense e continuò a fissare il suo compagno in silenzio, mentre dalla candela saliva un filo bianco di fumo. Dalla solita tasca estrasse un cordoncino al quale era legato un pezzetto di piombo simile ai piombi da lenza. Alzò il cordoncino davanti a sé e fermò il peso con l’altra mano.
«Muovilo.»
Era come accendere il fuoco, soltanto un po’ diverso.
«Hmmm…»
Ingold raccolse di nuovo il piccolo pendolo e lo mise via senza parlare.
Vi fu un fremito nell’erba ai loro piedi. Rudy si innervosì, vergognandosi un poco per quella esibizione.
«Cos’è?», chiese. «Voglio dire, come posso farlo?»
Il Mago si tirò giù le maniche.
«Tu lo sai», rispose, «meglio di me.»
Si guardarono fissi negli occhi. Tra i due uomini si stabilì un contatto con la consapevolezza di qualcosa che era noto solo a coloro che sapevano cosa fossero quei poteri. Non c’era alcun bisogno di parlare.
«La domanda, è la risposta Rudy. La domanda è sempre la risposta. Per quanto riguarda il tuo potere, direi che è nato con te, così come avviene per la maggior parte di noi.»
Noi… pensò Rudy. Noi…
Balbettò qualcosa comprendendo che Ingold aveva ragione anche se il suo pensiero si rifiutava di accettare in pieno quella realtà.
«Ma… non ci sono mai riuscito prima…»
«Nel tuo mondo, probabilmente non ci saresti riuscito», rispose Ingold. «O forse si. Hai mai tentato?»
Rudy scosse il capo. Non gli era mai capitato nella sua fanciullezza, ma delle immagini spontanee invasero la sua mente. Erano ricordi di sogni fatti da bambino prima che iniziasse ad andare a scuola. Non era del tutto sicuro di aver fatto quelle cose, o soltanto di aver sognato di farle, ma il ricordo di quel bisogno lo colpì con la stessa forza di una freccia. Era un bisogno più forte e più profondo del suo amore per Alde, un muto desiderio così profondamente radicato in lui da non far sentire la sua presenza. Ma qualcosa gli era stato precluso quando era piccolo, e sentì le lacrime trattenute fin dall’infanzia rigargli il volto.
«Mai?», sussurrò Ingold. I suoi occhi erano simili a quelli di un drago, uno specchio enorme che ingoiava e tratteneva l’anima. Rudy vide in essi il ricordo della scintilla che scaturiva dalle foglie secche e dei profondi occhi blu che lo fissavano terrorizzati. Vide anche le forme confuse dei suoi sogni di bambino, e provò l’identica rabbia che aveva scatenato in lui il sapere che non avrebbe mai potuto raggiungere quella realtà. La voce di Ingold era ammaliante.
«Hai il Potere, un vero talento innato. Ma si tratta di una forza pericolosa… lo capisci?»
Rudy annuì con il fiato mozzo.
«Devo… posso…» Esitò cercando il modo migliore di formulare la domanda. «Il mio Potere aumenterà se imparerò il modo di utilizzarlo meglio?»
Il vecchio fece un leggero segno di assenso. I suoi occhi blu erano freddi e distanti come schegge di ghiaccio.
«Mi insegnerai?»
La sua voce era più dolce ora.
«Perché vuoi imparare, Rudy?»
In quel momento il ragazzo avvertì l’estensione terrificante dei poteri del suo vecchio compagno. Lo sguardo azzurro colpì il suo cervello con la forza di una lancia, spalancando completamente la porta della sua mente. Vide i propri pensieri diventare visibili davanti a quella forza, e non riuscì a nascondere il groviglio di emozioni, di desideri formati a metà e, soprattutto, l’indulgenza egoistica e stupida delle sue emozioni passeggere, della meschinità, dell’indolenza, della sensualità. Vide tutti gli errori compiuti nel passato e nel presente, ombre scure alle quali non aveva dato importanza, viste com’erano attraverso i blocchi della sua coscienza.
«Non lo so…», sussurrò.
«Non è una risposta.»
Rudy cercò disperatamente di pensare con ordine, di’ esprimere con le parole più acconce quel desiderio impellente che lo stava travolgendo e bruciava al centro dei suoi pensieri più segreti. Capì improvvisamente cosa fosse quello che Gnift faceva per infondere coraggio e spirito di corpo nelle Guardie. Allo stesso modo capì il perché della dedizione di Gil all’addestramento, e comprese il profondo legame che esisteva tra Ingold ed il loro Comandante. Seppe quindi che doveva rispondere bene a quella domanda, altrimenti Ingold non avrebbe mai acconsentito a fargli da insegnante.
Ma non c’è una risposta giusta!, gridò l’altra parte della sua mente. Devo soltanto trovare un po’ di calma e convincermi che è giusto e che devo farlo… Non devo più sorprendermi se riesco a chiamare il fuoco… È una cosa diversa, diversa per ciascun essere vivente…
In quell’istante Rudy sentì di essersi avvicinato al centro della sua stessa anima, alla sua verità.
Dì la verità, disse a se stesso. Anche se ti sembra stupida. Dì la verità. Se non ci riuscirai, niente avrà più importanza. Se non imparerò, non avrò alcun centro, e il Potere è il centro di tutto… Solo che io non lo conosco ancora…
Quelle parole fecero effetto, e Rudy si sentì rinfrancato anche se non aveva ancora parlato con Ingold. Si sentiva come se qualcun altro stesse parlando in sua vece, quasi avesse la mente ipnotizzata da quello sguardo gelido e lontano.
«Cos’è il Centro?», lo spinse a rispondere Ingold con la sua voce calma e riflessiva.
«Sapere… cioè non sapere una cosa qualsiasi, ma conoscerla nella sua interezza… Conoscere il Centro è il Centro; avere una chiave per comprendere il senso delle cose è il senso. Ogni cosa ha una sua chiave, e conoscerla è la mia chiave.»
Rudy uscì lentamente dallo stato di rilassamento interiore nel quale era piombato per esercitare i suoi poteri, e si ritrovò sudato e stanco come dopo aver sostenuto un estenuante esercizio fisico, o come se avesse subito uno shock. Si chiese come avesse fatto a considerare Ingold un inoffensivo vecchietto quando, pur conoscendolo e stimandolo, avrebbe dovuto aver paura o almeno un reverenziale timore di lui.
Un’espressione tenera e dolce illuminò i lineamenti del Mago, e Rudy comprese infine la grandezza della Magia di Ingold vedendola riflessa, almeno in potenza, nella propria, ancora immatura.
«Adesso capisci quello che ho sempre cercato di dirti», disse il Mago. «Capisci cosa significa avere il Potere?»
Rudy scosse la testa.
«So soltanto che farò ciò che devo fare. Assolutamente!»
Ingold sorrise, quasi stesse ricordando le parole di un altro Mago, più giovane e zelante.
«Questo vuol dire che dovrai ubbidirmi ciecamente,» replicò. «Senza fare domande, né discutere, e al meglio delle tue capacità. E saprai soltanto quello che è opportuno sapere. Dovrai memorizzare migliaia di cose che al momento ti sembreranno senza senso: cose stupide, nomi, indovinelli, poesie.»