«Non ho mai avuto una buona memoria,» disse Rudy, quasi vergognandosene.
«Quello che posso dirti è che dovrai imparare a ricordare. Tutto e velocemente. Ma soprattutto bene!»
Gli occhi del Mago erano diventati di nuovo freddi e scostanti e, nel tono deciso ed incisivo della sua voce, Rudy riconobbe le tracce accecanti di quel potere terribile.
«Non sono un insegnante di asilo infantile. Ho il mio lavoro da fare. Se desideri imparare, Rudy, dovrai farlo se, come e quando, deciderò io. È chiaro?»
Per un attimo Rudy si chiese cosa sarebbe successo se avesse esclamato: E se non ci riesco? La risposta sarebbe certamente stata: Allora non ci riuscirai mai! Dipendeva tutto da lui. E, anche se sarebbe rimasto suo amico come sempre, Ingold non sarebbe certamente ritornato sull’argomento.
Rudy vedeva il suo futuro profilarsi dinanzi ai suoi occhi, chiaro e nitido: avrebbe dovuto impegnarsi e sarebbe stato un cambiamento enorme, esclusivo, irrevocabile, e in qualche modo terrificante. Sarebbe cambiato tutto: ciò che era, ed ogni cosa che avrebbe fatto o voluto diventare. La scelta gli era stata proposta senza nessuna possibilità di remissione, ed ora doveva affrontarla sentendosi impreparato ed impaurito. Però era una decisione che non poteva rimandare, dalla quale non poteva tirarsi indietro, e che non gli sarebbe stata offerta una seconda volta.
Perché cose simili succedono sempre a me?
La risposta era:
Perché lo vuoi!
Deglutì, e sentì che la sua gola era riarsa e dolorante per la tensione.
«Va bene», disse debolmente. «Lo farò. Farò del mio meglio, cioè.»
Era calata la notte. Ingold incrociò le braccia: era un’ombra scura avvolta dal mantello, profilata contro le luci del campo. Intorno a loro era comparsa una nebbia leggera e traslucida mentre i rumori e gli odori dell’accampamento diventavano via via più indistinti. Rudy ebbe la netta sensazione di essere isolato in un freddo universo di nulla, quasi fosse stato per ore in ginocchio sull’erba bagnata lottando fino allo stremo contro un Demone od un emissario del Male…
Però aveva vinto. La sua anima era leggera e tranquilla, senza ansie o smanie di trionfi; avrebbe quasi potuto volare via con il vento della sera.
Ingold tornò a sorridere, e di colpo tornò a essere l’uomo di sempre, trasandato, con il consueto abito marrone logoro e macchiato.
«Questo», disse allegramente, «è ciò che mi aspetterò sempre da te. Anche quando sarai nervoso, stanco od affamato; quando avrai paura di fare ciò che ti dirò di fare; quando penserai che sia pericoloso o impossibile, oppure entrambe le cose; quando ti arrabbierai con me per aver curiosato in quella che tu consideri la tua importantissima vita personale. Farai sempre del tuo meglio: soltanto così riuscirai a capire quello che significa. Dio ti aiuti!» Si alzò scuotendo l’erba bagnata e dei piccoli rametti dalla sua tunica grezza. «Ora torniamo al campo», concluse rudemente. «Dovrai fare il tuo turno di guardia.»
Il vento ululava scendendo dalle colline, e piangeva nei canyons che circondavano il campo dei profughi disposto lungo la strada. Piegava perfino le fiamme del falò di Rudy allungandole sul terreno, e penetrava attraverso il mantello, la tunica e la carne, fino a raggiungere le ossa. Iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve, pesante, farinosa.
Alde non era venuta.
Rudy sapeva il perché e ne era preoccupato. Ciò che era successo la notte prima aveva cambiato le cose tra di loro, e le aveva rese tremendamente complicate: se non poteva essere la sua amante, non avrebbe nemmeno potuto essere sua amica. E, da buona figlia della Chiesa qual era, non sarebbe mai diventata la donna di un Mago.
Avrebbe sentito la mancanza di Minalde. Il suo corpo ne soffriva e il desiderio era più intenso, quasi un senso di intensa solitudine, un bisogno estremo della sua presenza, del suono della sua voce. Quel pensiero gli faceva ricordare con estremo dolore che lui era uno straniero e che lo sarebbe stato per il resto dei suoi giorni. In questo mondo, così come nel suo, aveva perso ogni possibilità di comunicare. Sarebbe stato peggio al momento di tornare a casa. Ma ormai aveva visto e conosciuto il centro, il fuoco, la chiave della sua vita, e sapeva che per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad inseguirla. Anche quando avrebbe abbandonato il mondo irto di pericoli del Buio e sarebbe tornato nella giungla della California del Sud, anche allora avrebbe avuto la spinta a cercare: allo stesso tempo sapeva che un giorno, continuando, avrebbe certamente trovato il nodo infuocato della sua anima.
Il vento gli tormentava il viso portando con sé il sapore della neve, ormai vicina, e l’eco distante dell’ululato dei lupi. Alle sue spalle il campo era immerso nel sonno; guardando più in là, il suo sguardo si perse lungo il cammino percorso fino a quel momento: la strada verso le colline e le praterie era segnata da una catena ininterrotta di falò.
Gli ritornò in mente la discussione con Ingold e cercò di ricordare la visione riflessa che aveva appena intravisto della sua anima. Il ricordo era vago e gli generò un dolore profondo. Poteva rivederlo, ma in un’immagine nebulosa che gli impediva di ricordare chiaramente cosa fosse stata… gli rimaneva soltanto l’impressione acuta e vivida del dominio e della forza del pensiero di Ingold sul suo, e la certezza chiara, per la prima volta in vita sua, di sapere cosa fosse!
Quello che non poteva sapere era che quella conoscenza gli sarebbe costata Minalde. Così ora non sapeva esattamente quanto avrebbe dovuto pagare per raggiungere il suo scopo… Ma, se la domanda è la risposta, non ha nessuna importanza saperlo o meno… La sua coscienza gli suggeriva di non abbandonare quella nuova strada: sarebbe stato tormentato per sempre dall’idea di aver avuto in pugno la sua vita e di essersela fatta sfuggire dalle dita. Non avrebbe gettato via tutto un’altra volta!
Il fuoco scoppiettò; la legna sospirò appena, e si ruppe cadendo in una pioggia di scintille. Rudy afferrò un grosso ramo e lo depose sul mucchio di braci provocando un’altra cascata di fiammelle che brillò sullo sfondo di un mucchio di neve. Si avvolse ancora più nel suo mantello, poi guardò in direzione del campo. Aldilà della luce del fuoco, riuscì a scorgere una figura scura che si avvicinava, avvolta dalla testa ai piedi in una pelliccia. L’ombra dei suoi capelli si agitò al vento e la luce del fuoco, quando si avvicinò, rifletté le ombre dorate dei suoi profondi occhi viola…
CAPITOLO DODICESIMO
«Stai calmo. Sgombra la tua mente. Non guardare altro che le fiamme.»
La dolcezza ipnotica della voce di Ingold riempì la mente di Rudy mentre fissava le fiamme del falò delle Guardie.
Il giovane cercò di allontanare i pensieri che si accalcavano alla soglia della sua mente, la fatica, il bisogno di dormire, e, non ultimo, il ricordo delle sagome che aveva creduto di scorgere in lontananza, forse Razziatori Bianchi…
Si concentrò, con un grande sforzo di volontà, sul fuoco; tentò di non vedere altro che quel groviglio di ramoscelli nel quale baluginava il rosseggiare della fiamma e da cui proveniva un forte calore.
Afferrò con forza maggiore la matassa della sua mente: più si sforzava di allontanare i pensieri molesti, più questi tornavano ad affollarsi nella sua testa.
«Rilassati», disse Ingold dolcemente. «Non preoccuparti di ciò che avverrà. Fissa il fuoco e respira profondamente.»
Il Mago si girò un attimo per mormorare qualcosa ad una donna di mezza età che era apparsa ai margini dell’accampamento delle Guardie con un bambino malato in braccio.
Rudy intanto cercò di obbedire ciecamente alle ultime istruzioni del suo mentore. La luce fredda e scura del giorno stava di nuovo svanendo dal cielo. Era l’ottavo giorno da quando erano partiti abbandonando Karst.