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«Quello che mi meraviglia di più di questo viaggio è vedere il gran numero di bambini che sono sopravvissuti. Li vedi sparsi per tutto il campo. Guarda quello laggiù: è talmente piccolo, che il primo soffio del vento d’inverno potrebbe trascinarlo via con sé.»

«È una bambina,» rispose con calma Alde, guardando la bambina che giocava da sola rincorrendo qualcosa sotto i carri.

La madre della piccola la vide e la chiamò accanto al fuoco con uno strillo: la bambina, con la sublime indifferenza di chi ha imparato da poco a camminare, si allontanò da quella zona pericolosa stringendo tra le braccine un grande fascio di paglia.

Rudy si allungò ed accarezzò i capelli vellutati di Tir.

Crescerà così pensò. Costretto a correre nei labirinti oscuri del Torrione di Dare… Imparerà dalle Guardie a maneggiare la spada… Era strano pensare al futuro e vedere Alde e Tir trascorrere i loro anni in quella fortezza che nessuno aveva mai visto… Se ce la faremo a raggiungerla…

Rudy rabbrividì, questa volta però non per il freddo.

«Non è un fatto poi così strano», continuò Alde con la sua voce sottile e timida. «Se hai notato, sono le donne e i bambini quelli che vanno avanti. Se un carro si rompe, l’uomo si siede da una parte e comincia a lamentarsi e a disperarsi. La donna inizierà a spingere… facci caso qualche volta.»

«Si?», rispose Rudy, credendo che la giovane Regina volesse punzecchiarlo.

Lei gli lanciò un’occhiata divertita.

«Sul serio Rudy», disse. «Le donne sono più forti. Devono esserlo, per proteggere i bambini.»

Rudy ricordò la galleria di Karst, e lo svolazzare del vestito bianco di una ragazza che correva nella sala nell’oscurità.

«Humm…», mugugnò sgarbatamente, e lei sorrise.

Altri bambini si raggrupparono intorno al fuoco. Erano gli orfani del campo che seguivano sempre l’esile ragazza che avevano eletto tacitamente loro bambinaia e che portava il più piccolo di loro in braccio. Guardando quel gruppetto, Rudy si ricordò di quando aveva incontrato Alde e Medda quel giorno, sulla terrazza della villa a Karst.

Un nuovo pensiero gli attraversò la mente e si accigliò improvvisamente.

«Alde?»

Lei alzò gli occhi versandosi il latte sulle dita.

«Come fanno i Guerrieri del Buio a sapere chi è Tir?»

Le sopracciglia della donna si aggrottarono mentre cercava una risposta.

«Non lo so», rispose. «Lo sanno?»

«Si. Lo hanno seguito a Karst e prima di allora le cercavano a Gae. C’erano molti bambini nella villa a Karst; per quanto potevano saperne, avrebbe potuto essere uno qualunque di loro. Ma andarono dritti verso la sua stanza.»

Alde scosse la testa confusa, e i capelli le scivolarono sulle spalle.

«Bektis!», gridò, vedendo la figura del Mago di Corte che attraversava il campo.

L’uomo si avvicinò e le rivolse un inchino lezioso.

«La mia Signora comanda?»

Quelle due settimane di marcia dovevano essere state terribili per il Mago: come Alwir, era estremamente legato alla forma ed all’eleganza, ed anche adesso il suo abito grigio non aveva una piega di troppo.

Rudy si intromise.

«Come fanno i Guerrieri del Buio a sapere dove si trova Tir? Non hanno occhi, e non possono certo distinguerlo dagli altri bambini. Perché sanno che seguono lui e non un altro?»

Il Mago esitò. Sembrava stesse dedicando al problema una profonda attenzione, ma Rudy pensò che stesse solamente nascondendo il suo imbarazzo per essere stato messo in difficoltà.

«I Guerrieri del Buio possiedono conoscenze al di là della comprensione umana,» disse infine.

È in difficoltà, pensò Rudy.

«Forse meglio di me avrebbe potuto risponderti il mio Signore Ingold, se non avesse deciso ancora una volta di scomparire. Le origini delle nostre conoscenze del Buio…»

Rudy lo interruppe bruscamente.

«Se ho ben capito, i Guerrieri inseguono qualsiasi bambino che sia in una culla dorata, o sanno veramente chi è Tir? Se Alde andasse a piedi con il bambino in braccio come qualsiasi altra donna del campo, non sarebbe più al sicuro che dentro il suo ricco carro?»

Bektis guardò stolidamente in avanti quasi stesse rimirandosi il naso. Quello straniero sporco e lacero aveva dato veramente prova di essere un Mago nato o era soltanto un presuntuoso?

«Forse», rispose altezzosamente. «Se al momento fossimo sotto la minaccia diretta del Buio. È stato notato che non si sono più fatti vivi da quando abbiamo raggiunto luoghi più alti…»

«Oh, andiamo! Hai visto benissimo quanto è servito essere in alto a Karst!»

«…e…», il Mago sembrò quasi stridere come un topo, con un tono di voce isterico, «ho visto nel cristallo magico l’unico covo del Buio conosciuto tra queste montagne, e ti assicuro che è chiuso, come è sempre stato per secoli! Naturalmente la mia Signora può fare ciò che vuole ma, per ragioni di conforto e di salute, e in più per questioni di rango e prestigio, dubito che il mio Signore Alwir le permetterà di camminare seguendo il convoglio come una popolana qualsiasi.»

Detto questo, il vecchio girò sui tacchi e si avviò verso il suo carro con il mantello di pelliccia che gli svolazzava dietro le spalle come un nuvolone.

Minalde si sedette in silenzio continuando a cullare il suo bambino sul petto come per proteggerlo da un invisibile pericolo. In lontananza gli giungevano i rumori del campo che si stava preparando ad un’altra giornata di marcia: si udiva il ragliare dei muli, il cigolìo delle armature, e il sibilo dei fuochi che venivano spenti. Più vicino si udirono voci rabbiose: da una parte quella controllata e tagliente come una sferzata di Alwir, dall’altra, il sibilare velenoso e secco del Vescovo Govannin.

Alde sospirò.

«Stanno ancora discutendo.» Baciò la fronte di Tir e poi controllò i suoi pannolini per avvolgerlo in uno strato caldo di coperte. Il mattino minacciava di essere molto freddo. «Dicono che dovremo raggiungere il Torrione stanotte», continuò, sussurrando per evitare che qualcun altro potesse udirla all’infuori dell’uomo in piedi accanto a lei. «Qualche volta ho avuto l’impressione di essere in viaggio da sempre e che non ci fosse un luogo dove giungere… Forse Bektis ha ragione.»

Rudy appoggiò un gomito su un palo.

«Lo pensi veramente?»

Lei non rispose. Più in là si udì uno sferragliare di catene ed il vociare delle Guardie che stavano bardando i buoi.

«Raggiungeremo il Torrione di giorno o dovremo camminare fin dopo il tramonto?»

Rudy guardò distrattamente le nuvole.

«Dopo il tramonto, credo», rispose lentamente.

Ingold si appoggiò esausto ad un macigno con i gomiti contro le ginocchia. La sua voce risuonò stanca e affaticata.

«Ho paura che non ce la faremo questa volta, mia cara.»

Gil nelle ultime ore era stata consapevole della poca importanza che aveva tutto il resto rispetto alla figura magra e scattante che le camminava davanti. Ingold sembrava instancabile, ma adesso anche lui dovette fermarsi. La ragazza annuì, tergendosi il sudore dalla fronte.

La piccola cavità delle rocce dove avevano trovato rifugio non offriva protezione contro il freddo che aumentava, ma almeno offriva un po’ di riparo contro l’imperversare del vento. Avevano lottato contro quell’aria gelida per tutta la giornata ed ora si trovavano lì con i mantelli laceri, e la pelle del volto che bruciava per le sferzate di quel respiro delle montagne che soffiava con la violenza selvaggia di un branco di lupi. Come se non bastasse, Gil poteva sentire l’addensarsi sopra di loro di una tempesta che si avvicinava proveniente dai ghiacciai delle vette più alte. I primi fiocchi di neve farinosa li raggiunsero anche dentro il loro riparo improvvisato.