Una voce giunse alle spalle di Gil.
«Diavolo. Allora è vivo!», esclamò Rudy.
Gil si girò e lo vide appoggiato contro lo stipite della porta. I suoi capelli lunghi erano legati dietro la nuca, e questo, insieme al suo profilo affilato, rese la sua sagoma simile a quella di un falco nella luce soffusa.
È cambiato, pensò, dalla notte in cui ha chiamato per la prima volta il fuoco… È diventato più maturo. Anche se non è molto diverso da com’era prima…
«Sono preoccupata per lui, Rudy.»
«È forte», disse il ragazzo anche se il suo tono era dubbioso. «Starà bene e, forse, vivrà più di me e di te…»
Poi tacque, anche perché sapeva che non era questo ciò che Gil voleva dire.
«Cosa succederà se l’uccidono?», chiese la giovane a voce bassa. «Che ne sarà di noi allora?»
Non avevano più pensato ad una simile eventualità da quella notte a Karst, quando Ingold era scomparso, imprigionato per ordine del Consiglio.
«Cristo! Non lo so…», sussurrò Rudy.
«È proprio questo che mi preoccupa!», continuò Gil infilando le mani, graffiate e con le unghie spezzate, nel cuoio morbido del suo cinturone. «Questo è ciò che mi ha preoccupato per tutta la durata del viaggio. Forse non riusciremo mai più a tornare…»
La domanda è la risposta, pensò Rudy. La domanda è sempre la risposta…
«Non c’è ritorno da nessuna delle cose che facciamo» disse. «Neppure da ciò che siamo. Cambiamo, nel bene o nel male. E, se resteremo bloccati qui, ci resteremo. Sarebbe tanto terribile? In questo mondo ho trovato il mio Potere, Gil. Quello che ho sempre cercato. E una ragazza unica… E tu…»
«Una casa», disse Gil quasi senza rendersene conto, «quello che ho sempre cercato.»
Inaspettatamente, la ragazza scoppiò a ridere. Non una risata nervosa od isterica, quanto piuttosto una risatina divertita, sincera. Rudy non ricordava di averla mai vista sorridere così. I suoi occhi si addolcirono in un blu chiaro che cancellò il consueto grigio fumo, ed anche i suoi lineamenti si distesero.
«Al mio relatore sarebbe piaciuta da morire», esclamò Gil. «Che tesi di Filosofia! ‘Gli effetti delle incursioni subterrene in una cultura preindustriale’…»
«Non sto scherzando», ripeté Rudy, meravigliato dall’improvviso cambiamento della sua compagna.
«Neppure io», replicò lei. E rise ancora.
«E allora dimmi la verità!», disse Rudy scuotendo la testa davanti a quella nuova Gil. «Andresti via da tutto questo? Se tu dovessi scegliere tra il nostro mondo e ciò che hai adesso, qui: se non fosse mai successo nulla, torneresti indietro?»
Gil lo guardò riflettendo. Poi girò gli occhi verso il focolare dove Ingold con la sua voce acuta e calda stava incantando i suoi ascoltatori, verso il fuoco riflesso sui volti arrossati delle Guardie, ripensando all’oscurità, all’imponenza del Torrione, alla notte trascorsa tra quelle mura, ed alla pianura spazzata dal vento che li aspettava fuori.
«No», disse infine. «Penso di essere pazza a dirlo, ma no, non tornerei!»
«Signora», sorrise Rudy, sfiorando lo stemma delle Guardie che lei portava dietro le spalle. «Se tu non fossi pazza, non lo indosseresti.»
Gil lo fissò, squadrandolo dall’alto in basso.
«Sai: nonostante tu sia un giovinastro, hai della classe!»
«E tu, per essere uno spettro», rispose solennemente il giovane, «sei molto perspicace ad accorgertene!»
I due si presero sottobraccio ed andarono a raggiungere Ingold accanto al fuoco.