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La nostra prima sosta fu a Cofalon, il porto più importante di Salla, dove dovevamo fermarci cinque giorni per vendere e comprare. Mi allarmai, dato che non sapevo che erano state previste delle soste nella mia patria. All’inizio pensai di darmi malato e di nascondermi sottocoperta per tutto il tempo che ci saremmo fermati a Cofalon, ma finii col respingere quest’idea, perché era vile, dicendomi che un uomo deve mettersi spesso alla prova rischiando, se vuole conservare la sua virilità. Così me ne andai spavaldamente a donne e a vino con i miei compagni in città, fidandomi del fatto che il tempo aveva cambiato il mio volto e che nessuno si sarebbe aspettato di trovare il fratello scomparso di Lord Stirron in una rozza uniforme ed in una città come quella. Il gioco funzionò: passai inosservato per cinque interi giorni. Leggevo i giornali e ascoltavo attentamente le chiacchiere della gente per cercar di capire quello che era avvenuto a Salla in quell’anno e mezzo da che ero partito. Stirron, mi parve di capire, era considerato dal popolo un buon governante. Aveva fatto superare al paese quell’inverno di fame acquistando cibo da Manneran a buone condizioni, e da allora le nostre campagne avevano avuto più fortuna. Le; tasse erano state diminuite. La gente era contenta. La moglie di Stirron aveva dato alla luce un figlio, Lord Dariv, che era l’erede della Prima Eptarchia, e aspettava un altro bambino. In quanto a Lord Kinnall, il fratello dell’Eptarca, non si parlava affatto di lui: era dimenticato, come se non fosse mai esistito.

Facemmo ancora delle soste, qua e là per la costa, a Salla Meridionale e nella parte settentrionale di Manneran. Finalmente arrivammo al grande porto dell’angolo Sud-Est del nostro continente, alla sacra città di Manneran, capitale della provincia che porta lo stesso nome. Era a Manneran che la mia vita sarebbe ricominciata.

20

La provincia di Manneran è stata favorita dagli dèi. L’aria è mite e dolce, piena tutto l’anno della fragranza dei fiori. L’inverno non giunge tanto a Sud e i Manneriani, se vogliono vedere la neve, vanno in gita ai picchi Huishtor e guardano a bocca aperta lo strano strato gelato di candore che in altri paesi è comune come l’acqua. Il mare caldo che circonda Manneran a Est ed a Sud dà cibo a sufficienza per metà del continente e a Sud-Ovest c’è il Golfo di Sumar e altra abbondanza. La guerra ha toccato raramente Manneran, protetta com’è da uno scudo di montagne e d’acqua dalle popolazioni delle terre occidentali, e separata a Nord dalla vicina Salla dall’immenso corso del fiume Wayn. Di tanto in tanto abbiamo tentato di invadere Manneran dal mare, ma senza mai avere la certezza di riuscire e senza mai riuscire; quando Salla fa la guerra davvero, il nemico è sempre Glin.

La città di Manneran deve anch’essa aver goduto di una speciale benedizione divina. Sorge nel miglior porto naturale di tutto Velada Borthan, una baia profonda circondata da due opposte lingue di terra che si spingono l’una verso l’altra in modo tale che non c’è bisogno di frangiflutti e le navi possono facilmente ancorarvisi. Questo porto è una potente risorsa della provincia. Costituisce il collegamento principale tra le province orientali e quelle occidentali, dato che il commercio via terra, attraverso il continente, è diminuito a causa delle Terre Basse Bruciate e che il nostro mondo, mancando, almeno per quanto ne sappiamo, di combustibili naturali, non avrà mai un grande traffico aereo. Le navi delle nove province occidentali viaggiano ad Est attraverso lo stretto di Sumar fino al porto di Manneran e le navi di Manneran fanno scalo regolare nella costa occidentale. I Manneriani, dunque, vendono mercanzia occidentale a Salla, Glin e Krell coi loro vascelli e ricavano il normale profitto di questo andare avanti e indietro. Il porto di Manneran è l’unico luogo del nostro mondo dove si mescolano uomini di tutte le tredici province e dove si possono vedere tutte in una volta le tredici bandiere: questo continuo commercio versa un interminabile flusso di ricchezze nelle casseforti dei Manneriani. Per di più, le zone interne sono ricche e fertili, fin sulle falde degli Huishtor, che a quella latitudine non sono gelide se non sulle cime. Le campagne di Manneran hanno due o tre raccolti all’anno, e, attraverso il Passo Stroin, i Manneriani hanno accesso alle Terre Basse Bagnate e alle spezie ed ai frutti strani e pregiati che là si producono. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se tutti quelli che amano i lussi vengono a cercar fortuna a Manneran.

E, come se tutta questa buona sorte non bastasse, i Manneriani hanno convinto il mondo che essi vivono nel punto più sacro di Borthan, e moltiplicano i loro introiti mantenendo dei templi che sono come magneti per i pellegrini. Si può pensare che Threish, sulla costa occidentale, dove i nostri antenati fondarono le prime colonie e dove fu formulato il Comandamento avrebbe avuto il primo posto tra i luoghi di pellegrinaggio. In realtà a Threish c’è una specie di santuario e gli occidentali troppo poveri per viaggiare fino a Manneran vanno a visitarlo. Ma Manneran è diventato il luogo sacro per eccellenza. È la più giovane di tutte le nostre province, anche se si esclude il regno ribelle di Krell, ma dimostrando un’intima convinzione e con un’energica propaganda, si è fatta sacra. C’è dell’ironia, in tutto questo, perché i Manneriani si attengono al Comandamento meno severamente degli abitanti di qualunque altra delle nostre tredici province: la vita tropicale li ha rammolliti ed essi si aprono il cuore l’un l’altro in modo tale che a Glin o a Salla verrebbero esiliati come esibizionisti. Ma hanno la Cappella di Pietra, dove si racconta, con basi di fatto, che siano accaduti dei miracoli, dove gli dèi, sembra, sono riapparsi in carne ed ossa soltanto settecento anni fa, e dove tutti sperano che il proprio figlio riceva il nome d’adulto, nel Giorno del Nome. Vengono da tutto il continente per la cerimonia, con grande guadagno degli albergatori di Manneran. A pensarci bene, anch’io ho ricevuto il nome nella Cappella di Pietra.

21

Mentre eravamo a Manneran e gli scaricatori di porto erano all’opera, io riscossi la mia paga e lasciai la nave per andare in città. Ai piedi della banchina, mi fermai per prendere il permesso di libera uscita dagli ufficiali d’immigrazione manneriani. — Quanto resterai in città? — mi chiesero, ed io risposi tranquillamente che mi sarei trattenuto tre giorni, mentre la mia vera intenzione era stabilirmi là per il resto della vita.

Ero già stato a Manneran in due occasioni: una volta, appena uscito dall’infanzia, per essere legato ad Halum, ed una volta per il Giorno del Nome, a sette anni. Della città non ricordavo altro che una fantasmagoria di colori: il rosa pallido e i toni verdi e blu delle costruzioni, le masse verde scuro della pesante vegetazione, il nero interno solenne della Cappella di Pietra. Mentre mi allontanavo dal porto, gli stessi colori tornarono a bombardarmi, mentre immagini ridenti della mia fanciullezza mi scintillavano davanti agli occhi stupefatti. Manneran non è costruita in pietra, come le nostre città del Nord, ma piuttosto di una specie di cemento artificiale che viene dipinto a colori pastello, cosicché ogni parete e ogni facciata canta gioiosamente e sembra una tenda che si agiti al sole. La giornata era splendida ed i raggi del sole rimbalzavano gaiamente, illuminando le strade e costringendomi a difendere gli occhi con la mano. Ero stupito anche dalla complessità delle strade. Gli architetti manneriani fanno grande uso di ornamenti: gli edifici hanno ricchi balconi di ferro, volute eleganti, tetti vistosi, tende-finestre a colori vivaci, cosicché l’occhio della gente del Nord percepisce all’inizio una mostruosa e sorprendente accozzaglia che soltanto gradualmente si risolve in uno spettacolo di grazia, eleganza e proporzione. E dappertutto piante: alberi che fiancheggiano le strade, liane che piovono dalle cassette alle finestre, fiori che sbocciano nei giardini lungo la strada e l’accenno ad una vegetazione lussureggiante nei cortili riparati delle case. L’effetto è raffinato, sofisticato, una mescolanza di ricchezza selvaggia e di disciplinate linee urbane. Manneran è una città straordinaria, sofisticata, sensuale, languida, matura.