Fredric Brown
Il topo stellare
Mitkey il Topo, allora non era Mitkey.
Era soltanto un topolino come gli altri, e viveva dietro il parquet e l’intonaco della casa del grande Herr Professor Oberburger, già delle università di Vienna e di Heidelberg, quindi profugo per sottrarsi all’eccessiva ammirazione del più potente tra i suoi compatrioti. L’eccessiva ammirazione non riguardava personalmente Herr Oberburger, bensì un certo gas che rappresentava un sottoprodotto di un fallito combustibile per razzi… e che avrebbe potuto risultare utilissimo per certi altri scopi.
Sempre che, naturalmente, il professore avesse consegnato la formula esatta. E lui… Beh, comunque, il professore era riuscito a scappare e adesso viveva in una casa del Connecticut. E anche Mitkey.
Un topolino grigio e un ometto grigio. Nessuno dei due aveva l’aria eccezionale. In particolare, Mitkey non aveva nulla di eccezionale; aveva famiglia e apprezzava molto il formaggio e, se fosse esistito il Rotary dei topi, lui ne avrebbe fatto parte.
Herr Professor, naturalmente, aveva le sue piccole eccentricità. Era uno scapolo inveterato e non aveva nessuno con cui parlare, eccettuato se stesso; ma si considerava un ottimo conversatore, e dialogava di continuo con se stesso mentre dialogava. Questo fatto, come risultò poi, era importante, perché Mitkey aveva un udito eccellente e sentiva quei soliloqui che duravano tutta la notte. Naturalmente non li capiva. Se ci pensava, si limitava a considerare il professore un supertopo grosso e rumorosissimo che squittiva troppo.
— Und atesso, — diceva fra sé il professore, — fedremo se ghli ughelli sono stati torniti alla perfezione. Tofrebbero kollimare a vun centomillesimo di pollice. Ahhh, è perfekto. Und atesso…
Notte dopo notte, giorno dopo giorno, mese dopo mese. L’ordigno lucente cresceva, e di pari passo cresceva il luccichio negli occhi di Herr Oberburger.
Era lungo poco più di un metro, e aveva ali stranamente sagomate, e posava su una struttura provvisoria, sopra un tavolo al centro della stanza che Herr Professor utilizzava un po’ per tutto. La casa in cui vivevano lui e Mitkey aveva quattro stanze, ma a quanto pareva il professore non se n’era ancora accorto. All’inizio, aveva deciso di usare la stanza più grande come laboratorio, ma poi aveva ritenuto più comodo dormire su una branda in un angolo, quando dormiva, e cucinare quella poca roba che cucinava sullo stesso bruciatore a gas che gli serviva per fondere i granelli dorati di tritolo in una pericolosa brodaglia che salava e pepava con strani ingredienti, ma che non mangiava mai.
— Und atesso lo ferserò nelle profette, e fedrò se vun profetta atiacente a vun’altra fa explotere der seconda profetta kvando…
Quella notte, poco mancò che Mitkey decidesse di traslocare con la famiglia in una dimora più stabile, che non sussultasse e non oscillasse e non cercasse di capovolgersi sulle fondamenta. Ma alla fine Mitkey non traslocò, perché c’erano anche vari vantaggi.
Buchi nuovi dappertutto e — gioia delle gioie! — una grossa crepa nella parte posteriore del frigorifero dove il professore teneva, oltre ad altra roba, anche i viveri.
Naturalmente, le provette erano di dimensioni capillari, altrimenti la casa non sarebbe sicuramente rimasta intorno alla tana. E naturalmente Mitkey non poteva immaginare quel che stava per accadere, e non capiva l’inglese di Herr Professor (e nessun’altra varietà d’inglese, del resto), altrimenti non si sarebbe lasciato indurre in tentazione neppure dalla crepa nel frigorifero.
Quella mattina, il professore era giubilante.
— Der combustibile funziona! Der seconda profetta non è explosa. Und der prima, in sekzioni, kome mi akspettavo! Und è più potente: ci sarà krande spazio per der kompartimento…
Ah, sì, il compartimento. Fu a questo punto che entrò in scena Mitkey, sebbene allora non lo sapesse neppure il professore. Anzi, il professore non sapeva nemmeno che esistesse Mitkey.
— Und atesso, — stava spiegando al suo ascoltatore prediletto, — si tratta zoltanto di kombinare der tubi del kombustibile in modo khe funzioni a koppie opposte. Und poi…
Fu in quel momento che, per la prima volta, gli occhi di Herr Professor si posarono su Mitkey. O meglio, si posarono su un paio di baffi grigi e su un nasetto nero e lucido che spuntavano da un buco nel parquet.
— Bene! — esclamò. — Khe kosa abbiamo? Mitkey Mouse, Topolino in persona. Mitkey, ti piacerebbe fare un fiaggetto, la settimana proxsima? Fetremo!
E fu così che, la prima volta che il professore ordinò provviste in città, l’ordinazione incluse anche una trappola per topi… non del tipo che uccide, ma del tipo a gabbietta, detto anche — a pasticcino. — E la trappola era stata piazzata, con il relativo formaggio, da non più di dieci minuti, quando l’olfatto finissimo di Mitkey captò l’odore del formaggio, e Mitkey segui il proprio naso, finendo prigioniero.
Tuttavia, la prigionia non fu spiacevole. Mitkey era trattato da ospite d’onore. La gabbia, adesso, era piazzata sul tavolo da lavoro del professore, il quale spingeva tra le sbarre quantità tali di formaggio da causare un’indigestione, e non parlava più con se stesso.
— Fedi, Mitkey, afevo intenzione di khiedere kvalche topolino bianco a der laboratorio di Hartford, ma perkhé tovrei farlo se ci sei tu? Sono sikuro khe tu sei più sano und robusto und kapace di resistere a un lungo fiaggio di kvei topi da laboratorio. No? Ah, stai aghitando i paffi e kvesto sighnifica sì, no? Und essendo abituato a fifere al buio tovresti soffrire di klaustrofobia meno di loro, no?
E Mitkey ingrassava, felice, e dimenticava ogni intenzione di evadere dalla gabbia. Temo che dimenticasse persino la famiglia che aveva abbandonato: ma sapeva — ammesso che sapesse qualcosa — che non aveva nessun motivo di preoccuparsene. Almeno finché il professore non avesse scoperto e tappato la falla nel frigorifero. E decisamente, il professore non pensava al frigo.
— Und kvuindi. Mitkey. metteremo kvesta ala kosì… und serfe zolanto per aiutare in der atterraggio, in vun’atmosfera. Und kveste serfiranno per farti scentere sano und salvo, kosì lentamente khe ghli ammortizzatori in der kompartimento mobile ti evitino di spattere la testa troppo forte, kredo. — Naturalmente, a Mitkey sfuggi quella poco incoraggiante precisazione contenuta nel — kredo, — perché gli sfuggì anche tutto il resto. Come è già stato spiegato, non capiva l’inglese. Allora.
Ma Herr Oberburger gli parlava lo stesso. Gli mostrava i fumetti. — Hai mai fisto der Topolino da kui hai preso der nome, Mitkey? Kome? No? Gvarda. kvesto è der originale Mitkey Mouse, di Valt Dissney. Ma io kredo che tu sei più karino, Mitkey.
Probabilmente, il professore era un po’ matto, a parlare così a un topolino grigio. Anzi, doveva essere matto, per fabbricare un razzo che funzionava. La cosa strana, infatti, era che Herr Professor non era. un vero inventore. Come spiegò scrupolosamente a Mitkey, in quel razzo non c’era assolutamente nulla che fosse nuovo. Herr Professor era un tecnico: era capace di prendere le idee degli altri e di farle funzionare. La sua unica vera invenzione — il combustibile che non era un combustibile era stata passata al governo degli Stati Uniti, e si era accertato che era già nota, ed era stata scartata perché era troppo dispendiosa per uno sfruttamento pratico.
Come Herr Professor spiegava scrupolosamente a Mitkey: — È di sikuro kvestione di assoluta precisazione und di exsattezza matematica. Mitkey. È tutto kvi… noi kon piniamo tutto kvanto… und kosa otteniamo. Mitkey?
— Felocità di fuga. Mitkey! Dà appena exsattamente der felocità di fuga. Forse. Fi sono fattori ankora skonosciuti, Mitkey. in der atmosfera superiore, in der troposfera, der stratosfera. Noi krediamo di konoscere exsattamente kvanta aria c’è per kalkolare der resistenza, ma siamo assolutamente sikuri? No. Mitkey. non lo siamo. Non siamo stati lassù. Und der marghine è kosì stretto khe pasterebbe vuna korrente d’aria per kambiare tutto.