«Io dico che si sono nascosti sotto la neve.» Robert si puntellò con una mano contro le pietre della parete curva. «Sotto la neve, Ned! Ti rendi conto?»
«Nevicate di fine estate non sono nulla d’insolito. Spero che non ti abbiano creato problemi. Dovrebbero essere comunque state lievi.»
«Che se le portino gli Estranei alla dannazione, le tue nevicate lievi!» imprecò Robert. «Mi viene freddo solo a pensare che cosa dev’essere questo posto durante l’inverno.»
«L’inverno è duro» ammise Ned. «Ma gli Stark lo affronteranno. Come io affrontiamo da sempre.»
«Ned, devi venire al Sud. Devi goderti un’ultima boccata d’estate prima che se ne vada. Ad Alto Giardino ci sono campi di rose in fiore che si stendono fino all’orizzonte e oltre. La frutta è talmente matura che ti si scioglie in bocca: meloni, pesche, prugne… Non esiste roba più dolce. Sentirai, te ne ho portate un po’. Perfino a Capo Tempesta, con quel vento che soffia dalla baia, fa talmente caldo da riuscire a muoversi a stento. E dovresti vedere le città! Fiori da tutte le parti, mercati stracolmi di cibo, i vini dell’estate così a buon prezzo e così buoni che ti sbronzi solamente a respirarli. Tutti quanti sono grassi, ubriachi e ricchi.» Robert rise e si diede una sonora pacca sulla pancia. «Per non parlare delle ragazze, Ned!» Ci fu un lampo negli occhi del re. «Quando fa caldo, le donne perdono tutto il loro pudore, te lo dico io! Si mettono a nuotare nude nel fiume, perfino sotto le mura della Fortezza Rossa. In strada fa troppo caldo per mettersi lana o pellicce, così se ne vanno in giro con certe gonne corte, di seta se hanno soldi, di cotone se non ne hanno. Ma non fa nessuna differenza quando sudano e la stoffa gli si appiccica alla pelle: è come se addosso non portassero niente.»
Robert Baratheon rise di nuovo. Era sempre stato un uomo di colossali appetiti, pronto a immergersi nei piaceri della vita. Una cosa che nessuno avrebbe mai potuto dire di Eddard Stark. Al tempo stesso, per quegli appetiti, per quei piaceri, il re stava pagando un duro prezzo: aveva il fiato grosso quando arrivarono alla base della scala e alla luce della lanterna il suo volto era congestionato.
«Maestà» disse Ned rispettosamente. Con un ampio movimento circolare, proiettò la luce della lanterna nell’oscurità che invadeva il sepolcro. Ombre si spostarono e si riaddensarono, luci purpuree scivolarono sulle pietre del pavimento definendo una lunga, doppia teoria di pilastri di granito che veniva progressivamente inghiottita dalle tenebre. I morti erano immobili sui troni di pietra addossati alle pareti fra i pilastri, la schiena appoggiata alla tomba che conteneva i loro resti. «Lei è verso il fondo» riprese Eddard. «Vicino al lord mio padre e a Brandon.»
Avanzò per primo tra i pilastri. Robert lo seguì in silenzio, rabbrividendo nel gelo del sottosuolo. Il gelo dominava, là sotto. I loro passi risuonavano contro le pietre del pavimento, rimbalzavano sulla volta del sepolcro che ospitava i defunti della Casa Stark. Ai piedi dei signori di Grande Inverno stavano accucciati grossi meta-lupi; i volti scolpiti nelle pietre che sigillavano le tombe li osservarono passare con occhi privi di luce che scrutavano in eterne tenebre. Nell’alone luminoso in movimento, quelle figure di granito parevano agitarsi sui loro scranni, protendersi verso i vivi.
Secondo l’antica tradizione, una spada lunga di ferro era posata di traverso sulle ginocchia di ognuno di essi, per consentire loro di tenere gli spiriti della vendetta imprigionati nelle cripte. La ruggine aveva divorato la lama più antica, lasciando solamente poche tracce rossastre là dove il metallo era rimasto in appoggio sulla pietra. Ned si chiese se questo poteva significare che ora gli spettri erano liberi di vagare nel castello, ma non volle crederci. I primi lord di Grande Inverno erano stati uomini duri e aspri come la terra sulla quale avevano dominato. Nei secoli che avevano preceduto l’arrivo dei Signori dei draghi dall’altra parte dell’oceano, quei lord avevano respinto qualsiasi alleanza. Erano stati i re del Nord.
Ned si fermò, sollevando la lanterna. Più oltre, la grande cripta continuava a sprofondare nelle viscere della terra, perdendosi nelle tenebre. C’erano altre tombe in quelle tenebre, vuote e aperte, nere crisalidi di pietra in attesa di ricevere i morti a venire. In attesa di lui, Eddard Stark, e dei suoi figli. Un’altra cosa cui Ned non volle pensare.
«È qui che lei riposa» disse.
Silenziosamente, Robert annuì, s’inginocchiò, chinò il capo.
C’erano tre tombe, una accanto all’altra. Lord Rickard Stark, padre di Ned, aveva un volto allungato, austero. Lo scultore l’aveva conosciuto bene. Sedeva con quieta dignità, le dita di pietra strette attorno all’impugnatura della spada. Nella sua esistenza, però, tutte le spade l’avevano tradito. Nei due sepolcri più piccoli ai lati giacevano i suoi due figli.
Brandon era morto a vent’anni, strangolato per ordine di Aerys Targaryen, il re Folle, appena pochi giorni prima delle nozze con Catelyn Tully di Delta delle Acque. Suo padre era stato costretto a veder morire il vero erede degli Stark, il primogenito, l’uomo nato per regnare.
Lyanna aveva solamente sedici anni, una donna-bambina di prodigiosa bellezza. Eddard l’aveva amata con tutta la sua anima. Robert l’aveva amata al di là dello spirito: era stata la sua promessa sposa.
Re Robert esitò, sempre genuflesso. «Era più bella, molto più bella di così.» Il suo sguardo rimase sui lineamenti di pietra di Lyanna, come se in qualche modo potesse farla tornare in vita. Alla fine si alzò, in un movimento reso goffo dal troppo peso. «Maledizione, Ned, dovevi proprio metterla in un posto come questo?» La memoria del dolore passato rendeva aspra la sua voce. «Meritava di meglio di questo pozzo buio…»
«Era una Stark di Grande Inverno. È qui che deve riposare» rispose Ned con semplicità.
«Dovrebbe essere sulla cima di una collina, sotto un albero di frutta, con sopra il sole e le nubi. Dovrebbe poter sentire la carezza della pioggia.»
«Ero con lei, quando se n’è andata» gli ricordò Ned. «Voleva tornare a casa, per riposare accanto a Brandon e a nostro padre.» A volte, nella notte, poteva ancora udirla. «Prometti» lo aveva implorato, mentre giaceva in quella stanza satura dell’odore delle rose e del sangue. «Devi promettermelo, Ned!» La febbre le aveva portato via le forze, la sua voce era stata poco più di un sussurro ma, quando lui le aveva dato la sua parola, la paura era svanita dagli occhi di sua sorella. Ned ricordava solo poche altre cose: il modo in cui gli aveva sorriso per l’ultima volta, le dita di lei che abbandonavano le sue lasciando cadere petali disseccati, anneriti. Il resto era una penombra indefinita. L’avevano trovato più tardi, paralizzato dalla sofferenza, mentre ancora stringeva il corpo di lei tra le braccia. Howland Reed, il piccolo uomo delle terre lacustri, li aveva sciolti dall’abbraccio. Ned non aveva alcun ricordo di questo. «Le porterò dei fiori» credeva di aver detto a Reed. «Lo farò ogni volta che potrò. Lyanna… amava i fiori.»
La mano di re Robert sfiorò il volto di pietra, le sue dita ne percorsero i lineamenti con dolcezza, come se fossero stati quelli di una donna in vita. «Ho giurato di uccidere Rhaegar per quello che le ha fatto.»
«L’hai ucciso» gli ricordò Ned.
«Soltanto una volta.» Robert era ancora pieno di veleno. Si erano affrontati al guado del Tridente mentre la battaglia infuriava tutt’attorno. Da un lato Robert Baratheon, mazza da combattimento ed elmo dalle grandi corna di cervo. Dall’altro Rhaegar Targaryen, il principe dall’armatura nera. Sulla placca pettorale c’era il drago a tre teste, emblema della sua Casa, disseminato di rubini che ai raggi del sole scintillavano come faville di fuoco. Le acque del Tridente scorrevano rosse di sangue attorno agli zoccoli dei loro destrieri mentre i due cavalieri andavano all’attacco, giravano uno attorno all’altro, si scontravano con furia cieca. Era stata la mazza ferrata di Robert a dare il colpo conclusivo, sfondando il drago di rubini e il torace sotto di esso. Quando Eddard era arrivato sulla scena del duello, il cadavere di Rhaegar giaceva nella corrente e soldati dei due eserciti frugavano nell’acqua alla ricerca dei rubini divelti dalla sua armatura.