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Ned rise. «Ti accenderò volentieri la torcia.»

«Molto bene!» Il re gli assestò una sonora manata sulla spalla. «Continuo ad accarezzare l’idea di lasciare tutti indietro e andare avanti.»

«Non stento a crederlo.» Un sorriso affiorò sul volto di Ned.

«E fai bene. Allora, Ned, che dici? Tu e io, nessun altro. Due cavalieri erranti sulla strada del Re, la spada al fianco e chissà che cosa davanti a noi… Magari una contadinella, o una baldracca da taverna, per riscaldarci il letto la prossima notte.»

«Vorrei che potessimo farlo.» Ned inspirò a fondo. «Ma abbiamo dei doveri, mio signore… Verso il regno e i nostri figli, io verso la lady mia moglie e tu verso la tua regina. Non siamo più ragazzi.»

«Ned, tu non lo sei mai stato, ragazzo» commentò Robert. «Purtroppo. Eppure mi ricordo di quella tua ragazza… quella popolana. Com’è che si chiamava? Becca? No, quella era una delle mie, che gli dei l’abbiano in gloria, capelli neri e grandi occhi azzurri nei quali potevi perderti. La tua si chiamava… Aleena? No, non Aleena. E sì che me l’avevi detto, il suo nome. Merryl, forse? Lo sai di chi parlo, no? La madre del tuo ragazzino bastardo.»

«Wylla» rispose Ned con glaciale cortesia. «E preferisco non parlare di lei.»

«Wylla, giusto!» Il re fece una smorfia e continuò imperterrito. «Dev’essere stata davvero una monta di quelle rare se perfino l’inflessibile lord Stark dimenticò il suo onore, anche per un’ora soltanto. Non mi hai mai detto che tipo era…»

«Né ho intenzione di farlo ora.» Le labbra di Ned erano contratte in una piega irata. «Lascia perdere, Robert. Fallo in nome dell’affetto che dici di avere per me. Agli occhi degli uomini e degli dei, ho disonorato me stesso e Catelyn.»

«Dei, siate generosi con quest’uomo.» Il re alzò lo sguardo al cielo. «Ma se la conoscevi a stento, Catelyn!»

«L’avevo appena presa in moglie. E portava in grembo il mio primo figlio.»

«Ned, sei troppo severo con te stesso. Lo sei sempre stato. Dannazione, quale donna vorrebbe Baelor il Benedetto nel proprio talamo?» Robert si diede una pacca sul ginocchio. «E va bene, visto che la metti giù così dura, non insisterò. Ma ti giuro, Ned, certe volte sei un bigotto tale che per emblema non dovresti avere il meta-lupo, ma l’istrice.»

Il sole allungò dita di luce tra le nebbie livide dell’alba. C’era un’ampia pianura davanti a loro, la terra nuda e scura, la sua prospettiva interrotta qua e là da tozzi tumuli allungati.

Ned li indicò al suo re: «Le tombe dei Primi Uomini».

Robert corrugò la fronte. «Vuoi dire che abbiamo cavalcato su un cimitero?»

«Il Nord è pieno di tumuli, maestà. Questa è una terra antica.»

«Antica e fredda.» Robert si strinse nella cappa e girò lo sguardo dietro di loro. La scorta li aveva raggiunti, fermandosi ai piedi dell’altura. «In ogni caso» riprese «non ti ho fatto venire fin qui per parlare di tombe o per litigare su tuo figlio bastardo. È arrivata una staffetta a cavallo, questa notte, da parte di lord Varys, giù ad Approdo del Re.» Robert si tolse un messaggio dalla cintura e lo tese a Ned.

Varys l’eunuco, chiamato “il Ragno tessitore”, era il capo delle spie della Fortezza Rossa. Un tempo aveva servito Aerys Targaryen, ora serviva Robert Baratheon. Ned ricordò il doppio fondo della scatola con la lente e il messaggio di Lysa, contenente quella terribile accusa. Nello srotolare la pergamena, si sentì assalire dall’ansia, ma il nuovo messaggio non riguardava lady Arryn.

«Qual è la fonte di questa informazione?» chiese.

«Ricordi ser Jorah Mormont?»

«Vorrei poterlo dimenticare» rispose Ned, asciutto.

I Mormont dell’isola dell’Orso erano un’antica casata, orgogliosa e onorevole, ma le loro terre erano fredde, remote e povere. Ser Jorah aveva tentato di rimpinguare le casse di famiglia vendendo alcuni cacciatori di frodo a un trafficante di schiavi della città libera di Tirosh, ma i Mormont erano anche vassalli degli Stark, e quel crimine aveva arrecato disonore a tutto il Nord. Ned in persona aveva compiuto il lungo viaggio fino all’isola dell’Orso solamente per scoprire che ser Jorah era salito di corsa su una nave ed era andato in esilio, molto lontano dalla portata di Ghiaccio e dalla giustìzia del re. Da allora erano passati cinque anni.

«Ser Jorah in questo momento si trova a Pentos» spiegò Robert. «È ansioso di ottenere il perdono della corona e di tornare dall’esilio. Lord Varys ne fa buon uso.»

«Magnifico! Adesso il mercante di schiavi è diventato una spia.» Ned restituì la lettera, disgustato. «Preferirei che diventasse un cadavere.»

«Secondo Varys, le spie sono molto più utili dei cadaveri. Jorah a parte, cosa pensi di questa notizia?»

«Daenerys Targaryen che sposa un signore dothraki. E allora? Dovremmo mandarle un dono di nozze?»

«Perché no? Un pugnale, per esempio» ribatté Robert. «E un uomo abile nel maneggiarlo.»

Ned evitò di fingersi sorpreso. L’odio di Robert verso i Targaryen rasentava l’ossessione. Non aveva dimenticato le parole rabbiose che si erano scambiati quando Tywin Lannister aveva presentato a Robert i cadaveri della moglie e dei figli di Rhaegar Targaryen come pegno di lealtà al nuovo re. Eddard Stark aveva definito senza giri di parole quel gesto: assassinio. Anche la definizione di Robert Baratheon era stata chiara: guerra. E quando Eddard aveva rilevato che il principe e la principessa Targaryen erano bambini, il suo nuovo re aveva replicato: «Non vedo bambini qui: vedo solo la genia del drago». Neppure Jon Arryn, padre acquisito di entrambi, era stato in grado di placare la tempesta scoppiata tra loro. Eddard Stark, pieno di sordo furore, se n’era andato quello stesso giorno, diretto a sud, a combattere da solo le ultime battaglie della guerra. C’era voluta un’altra morte per riconciliarli: la morte di Lyanna, e il dolore che avevano condiviso per quel lutto.

«Maestà» questa volta Ned era deciso a non perdere il controllo «la giovane Targaryen è poco più di una bambina. E tu non sei Tywin Lannister, che stermina innocenti.»

Anche Rhaenys Targaryen era poco più di una bambina quando l’avevano fatta uscire in lacrime da sotto il letto dove si era nascosta per passarla a fil di spada. E il piccolo era un infante. I soldati di lord Lannister l’avevano strappato al seno della madre per poi fracassargli il cranio contro una parete.

«Per quanto tempo pensi che questa bambina continuerà a rimanere innocente, Stark?» La bocca del re si contrasse. «Quanto tempo pensi che passerà prima che l’innocente apra le gambe e cominci a sputare fuori altra genia di drago per tormentare me?»

«Sia come sia» obiettò Ned «l’assassinio di bambini rimane un atto… innominabile.»

«Innominabile?» si infuriò Robert. «Quello che Aerys il Folle ha fatto a tuo fratello Brandon è stato innominabile! Il modo in cui il lord tuo padre ha incontrato la morte è stato innominabile! E Rhaegar… Quante volte pensi che l’abbia stuprata, tua sorella? Quante centinaia di volte?»

La sua voce si era alzata al punto che il suo cavallo nitrì nervosamente. Il re diede un duro colpo di redini, troncando le proteste dell’animale, e puntò un indice accusatore verso Eddard Stark.

«Li ucciderò, Stark, tutti. Scompariranno dalla faccia della terra come i loro draghi e io piscerò sulle loro tombe.»

Ned sapeva che era inutile controbattere quando l’ira travolgeva Robert. Se gli anni non avevano placato la sua sete di vendetta, non c’erano parole in grado di farlo. «Ma non puoi mettere le mani su questa, vero?» disse perciò con voce pacata.

«Molto difficile… e maledetti siano gli dei!» La bocca del re si contorse ancora di più. «Un qualche viscido trafficante di formaggi puzzolenti di Pentos ha sistemato lei e suo fratello in una specie di villa dalle mura troppo alte, circondati da troppi castrati con il codino unto. E adesso li ha scaricati ai Dothraki. Avrei dovuto farli uccidere anni fa, quando era più facile, ma Jon Arryn è stato contrario quanto te. E stupido io a dargli retta!»