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L’uomo balzò indietro, lasciandola andare. Catelyn aveva la bocca piena del sapore del sangue. Inspirò a fondo e urlò. L’assassino la prese per i capelli e la scaraventò attraverso la stanza. Catelyn inciampò e cadde. Lui le fu nuovamente addosso, respirando forte, tremando, la daga grondante sangue stretta nella destra. In un punto indefinito alle spalle di lui, Catelyn vide un’ombra scivolare attraverso la porta aperta.

«Te non devi essere qua» ripeté l’ometto ottusamente.

Ci fu una specie di basso brontolio, meno di un ruggito, neppure una minaccia: soltanto l’accenno di una minaccia, ma l’ometto la percepì e alzò la testa proprio mentre il lupo fendeva l’aria. Piombarono insieme a terra, addosso a Catelyn. Il lupo azzannò sotto la mascella. L’urlo dell’uomo durò meno di un secondo, poi il meta-lupo diede la strappata verso l’alto, staccandogli metà gola.

Spruzzi di sangue arrivarono fin sul volto di Catelyn, simili a una pioggia calda.

Il lupo la stava osservando, le fauci rosse e gocciolanti, gli occhi che brillavano come diamanti nella stanza immersa nelle tenebre. Catelyn capì che era il meta-lupo di Bran. Non poteva essere che lui.

«Ti ringrazio…» La sua voce era un sussurro appena percettibile. Sollevò verso l’animale una mano tremante e il meta-lupo le si avvicinò, la annusò. Poi la sua lingua umida, ruvida cominciò a leccare il sangue che la copriva. Una volta che lo ebbe leccato tutto, si girò senza fare rumore, saltò sul letto di Bran e si sdraiò accanto a lui.

Catelyn cominciò a ridere istericamente.

Stava ancora ridendo quando la trovarono, quando Robb, maestro Luwin e ser Rodrik fecero irruzione assieme a metà degli armati di Grande Inverno.

E dopo che finalmente la sua risata fu cessata, l’avvolsero in coperte calde e la trasportarono nelle sue camere. La vecchia Nan la spogliò, l’aiutò a entrare in una vasca piena d’acqua calda e ripulì il suo corpo del sangue raggrumato.

Maestro Luwin venne a medicarle le ferite. Quelle alle dita erano profonde, l’avevano scavata fin quasi all’osso. Nei punti in cui l’ometto le aveva strappato i capelli, la cute era scorticata e bruciante. Il maestro l’avvertì che ora sarebbe cominciato il dolore, perciò le diede una bevanda di latte di papavero per aiutarla a dormire.

E finalmente Catelyn chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, le dissero che aveva dormito per quattro giorni. Si limitò ad annuire, restando seduta sul letto. Un incubo. Questa era adesso la sua percezione degli ultimi eventi. Un incubo iniziato con la caduta di Bran, un sogno orribile pieno di sofferenza e di sangue. Ma il dolore alle mani le ricordava che invece era tutto vero. Si sentiva debole, con la testa vuota eppure, al tempo stesso, piena di determinazione, come se un peso enorme le fosse stato tolto dalle spalle.

«Portatemi pane e miele» ordinò ai servi. «E dite a maestro Luwin che è necessario cambiare la medicazione.» Per un momento la guardarono sorpresi, poi obbedirono di corsa.

Nella mente di Catelyn, la memoria di come si era ridotta continuava a essere ben presente, così come la vergogna di essersi ridotta a quel modo. Aveva voltato le spalle a tutti: i figli, il marito, la sua nobile Casa. Non avrebbe permesso che accadesse di nuovo, mai più. Avrebbe mostrato a questa gente del Nord come si comporta una Tully di Delta delle Acque.

Robb arrivò prima del pane e del miele. Assieme a lui c’erano Rodrik Cassel, Theon Greyjoy, il protetto di suo marito, e infine Hallis Mollen, un muscoloso uomo della guardia dalla corta barba castana. «Il nuovo comandante della guardia del castello» lo presentò Robb. Suo figlio vestiva cuoio scuro e cotta di maglia di ferro. E, ancora, portava la spada.

Fu Catelyn a porre la prima, inevitabile domanda: «Chi era?».

«Nessuno conosce il suo nome» le rispose Hallis Mollen. «Non era un uomo di Grande Inverno, mia signora, ma alcuni affermano di averlo visto aggirarsi nel castello in queste ultime settimane.»

«Uno degli uomini del re, quindi» concluse Catelyn. «O dei Lannister. Qualcuno che è rimasto indietro, quando gli altri se ne sono andati.»

«Può darsi» disse Hallis. «Con tutti i forestieri che sono passati per il castello, è arduo dire al soldo di chi fosse.»

«Si è nascosto nelle stalle» affermò Greyjoy. «Ne aveva ancora addosso il puzzo.»

«Com’è possibile che nessuno si sia accorto di lui?» esclamò Catelyn in tono secco.

«Lord Stark ha preso con sé molti cavalli, e altri ne abbiamo inviati a nord con i Guardiani della notte» spiegò Hallis Mollen con un’espressione desolata. «Le stalle sono rimaste mezze vuote. Non dev’essere stato difficile per lui tenersi lontano dagli stallieri. Hodor forse l’ha visto. Dicono che quel ragazzo si è comportato in modo diverso dal solito, ma via di testa com’è…» Mollen scosse il capo.

«Abbiamo scoperto dove dormiva» aggiunse Robb. «In una borsa di cuoio nascosta sotto la paglia, c’erano novanta corone d’argento.»

«Sono lieta di constatare che la vita di mio figlio è venduta a caro prezzo» commentò amaramente Catelyn.

Mollen la guardò con espressione confusa. «Mia signora, stai forse dicendo che quell’uomo voleva uccidere il tuo bambino?»

Anche Greyjoy aveva i suoi dubbi. «È pura follia.»

«È venuto per Bran» affermò con decisione Catelyn. «Ha continuato a borbottare qualcosa sul fatto che nessuno avrebbe dovuto trovarsi nella stanza. Ha appiccato il fuoco alla biblioteca pensando che io sarei accorsa portando con me tutte le guardie. E se non fossi stata come impazzita dal dolore, il tranello avrebbe funzionato.»

«Madre, perché qualcuno vorrebbe uccidere Bran?» chiese Robb. «Per gli dei, uccidere un bambino inerme, che giace tra la vita e la morte…»

Catelyn lanciò al primogenito un’occhiata quasi di sfida. «Se sei destinato a regnare sul Nord, è bene che tu pensi con lucidità, Robb. Rispondi tu stesso a questa tua domanda: chi ha interesse a uccidere un bambino che giace tra la vita e la morte?»

Prima che Robb potesse rispondere, i servi tornarono con un piatto di cibo, molto più di quanto lei avesse chiesto: pane appena sfornato, burro, miele, marmellata di mirtilli, pancetta affumicata, un uovo bollito, formaggio, tè alla menta. E assieme a tutto questo, giunse anche maestro Luwin.

Catelyn guardò il cibo. Tutt’a un tratto non aveva più fame. «Come sta mio figlio, maestro?»

Luwin abbassò gli occhi e disse sottovoce: «Nessun cambiamento, mia signora».

Era la risposta che Catelyn si aspettava, nulla di più, nulla di meno. Sentiva il dolore pulsare nelle sue mani, come se la lama stesse continuando a scavare in profondità nella sua carne. Liquidò i servi e spostò nuovamente lo sguardo su Robb. «Hai trovato la risposta?»

«Qualcuno teme che Bran possa svegliarsi» rispose lui. «Teme quello che potrebbe dire o fare. Teme qualcosa che lui sa.»

«Molto bene, figlio.» Catelyn era orgogliosa di lui. «Bran dev’essere protetto.» Si girò verso il nuovo comandante delle guardie. «Come c’è stato un assassino, potrebbero essercene altri.»

«Quante guardie vuoi, mia signora?» chiese Mollen.

«Fino a quando lord Eddard resterà lontano, è mio figlio Robb il signore di Grande Inverno» gli rispose.

«Metti un uomo nella stanza di mio fratello, Hallis, giorno e notte.» Robb parve aumentare di statura. «Un altro fuori della porta e due in fondo alle scale. Nessuno vedrà Bran senza il permesso mio o della lady mia madre.»

«Sarà fatto, mio signore.»

«Che sia fatto subito» puntualizzò Catelyn.

«E il suo lupo rimarrà nella stanza con lui» aggiunse Robb.

«Sì» concordò Catelyn. E ripeté con forza: «Sì».

Hallis Mollen s’inchinò e uscì.

Ser Rodrik attese che se ne fosse andato prima di intervenire: «Lady Stark, hai osservato in qualche modo la daga usata dall’assassino?».